(Francesco Liantonio)
di Giorgio Vaiana
E' soddisfatto Francesco Liantonio del 2019 di Valoritalia. “Direi particolarmente”, precisa il presidente.
Il 2019 è stato un anno importante per la società italiana di certificazione. Infatti ha festeggiato i primi dieci anni di vita inanellando record dopo record. “E' stato un anno di lanci, di verifiche, di impegni – dice Liantonio – Ma tutto questo mi porta a dire con un pizzico di orgoglio e grande senso di responsabilità, che Valoritalia oggi ha assunto il ruolo di leader nel mondo delle certificazioni regolamentate in Italia, un punto di riferimento non solo in Italia, ma anche all'estero, sia per il confronto con le istituzioni, sia per il ruolo di collettore fra le aziende e le istituzioni stesse”. Valoritalia certifica 221 denominazioni, per oltre 1,6 miliardi di bottiglie che valgono, al prezzo di partenza in cantina, oltre 7 miliardi di euro, 5 mila tipologie di vino diverse analizzate, oltre un miliardo i contrassegni distribuiti, 13 mila verifiche in campo, 48 mila verifiche organolettiche su campioni, 221 dipendenti, 1.200 collaboratori esterni, 2.800 commissioni di degustazioni, 100 mila anagrafiche: questi i numeri impressionanti di Valoritalia. “Siamo partiti in pochi e oggi, in soli dieci anni, siamo diventati punto di riferimento. E' stato probabilmente l'approccio a far capire al produttore che Valoritalia può essere un valore aggiunto al proprio prodotto, non solo una voce di costo e di rotture burocratiche. Noi abbiamo sempre pensato alla tutela del Made in Italy e non solo al business. I controlli non devono essere un peso, un costo, un onere per le aziende e per l'imprenditore, ma un valore aggiunto, perché offre al consumatore un prodotto tracciato dalla vigna e fino alla bottiglia. E nessuno in Europa ha questo sistema così importante di controlli”. E Valoritalia adesso è diventata un'eccellenza anche in campo internazionale: “Facciamo scuola in Europa, soprattutto con questa tracciabilità perfetta del prodotto – spiega Liantonio – e siamo diventati riferimento per tantissimi paesi. E la cosa ci inorgoglisce. Laddove si rispettano le regole, si crea quel meccanismo virtuoso, importante e serio a tutela di un mercato sereno, tranquillo e fatto di concorrenza leale”. Per Liantonio le operazioni dei Nas che ogni tanto salgono agli onori delle cronache, “sono solo il frutto di truffatori che niente hanno a che vedere con il mondo del vino italiano. Dispiace che ancora ci siano dei casi simili, ma il vino italiano, ambasciatore dell'agrolimentare italiano nel mondo, è un prodotto ormai di una filiera controllata, tracciata e sicura”.
Liantonio, poi racconta il mondo del vino italiano con gli occhi del produttore: “Sono davvero contento e soddisfatto di tutto il movimento dei produttori del Meridione – dice – Finalmente tutti si stanno muovendo insieme, facendo squadra, massa critica, penso alla Sicilia e alla Puglia, due regioni importanti che stanno consolidando un percorso che pian piano sta portando alla vera eccellenza. Io sono fiducioso in gererale per il vino italiano. Guardo i numeri che fa il Veneto che traina in generale l'Italia, l'Emilia Romagna con decisioni importanti su alcuni disciplinari, la Toscana e i suoi prodotti riconosciuti nel mondo. Insomma c'è un bel fermento e credo che questo fermento nel mondo del vino faccia bene poi anche a tutto il sistema del'agroalimentare italiano. E poi, da sempre, il mondo del vino è stato innovatore su molti temi economici che ci appartengono”. Il 2020 di Valoritalia sarà nel segno della continuità, certo, ma, specifica Liantonio, “oltre a continuare un percorso serio e professionale, cercheremo di esportare la nostra esperienza anche all'estero, magari facendo i controlli e le certificazioni di alcune denominazioni europee. Vogliamo iniziare un percorso di internazionalizzazione”. Poi l'obiettivo è quello di sistemare l'immenso archivio di Valoritalia che contiene oltre 5 mila referenze: “Stiamo sistemando e consolidando il nostro sistema informatico – dice Liantonio – che vuole essere uno strumento per gli addetti ai lavori, ma anche una biblioteca del vino italiano per tutti gli appassionati del mondo”. Infine una battuta sulla sentenza del Tar sulla questione Grillo e Nero d'Avola della Doc Sicilia>: “Abbiamo sposato con FederDoc la volontà di affiancare il consorzio della Doc Sicilia> in questa battaglia legale in aiuto della denominazione siciliana che rischia di diventare un caso nazionalòe. Ritengo che la Doc Sicilia stia portando avanti un percorso virtuoso che va tutelato. Ma sono anche d'accordo con Riccardo Ricci Curbastro> che forse è venuto il momento di fare maggiore massa critica, aggregare zone, sotto le denominazioni più importanti per far crescere i nostri numeri. Ne beneficerebbero tutti, soprattutto quella politica del marketing di promozione che le piccole denominazioni non riescono ad avere”.