(Aurelio Angelini, della Fondazione Patrimonio Unesco – Foto di Vincenzo Ganci)
Un rimbalzo di notizie aveva fatto scatenare il panico tra gli addetti ai lavori.
“I siti Unesco della Sicilia saranno cancellati perché non rispettano alcuni parametri”. Questo in sintesi quello che si rincorreva tra i giornali più o meno specializzati. Aurelio Angelini, direttore in Sicilia per la Fondazione Patrimonio Unesco, però, smorza immediatamente i toni. “Calmi tutti – dice -, vero è che sono state riscontrate delle criticità ai sei siti Unesco della Sicilia, ma da qua a dire che saranno eliminati dalla Lista del Patrimonio Unesco ce ne passa. Così come è complicato entrare, è altrettanto difficile che l’Unesco elimini determinati patrimoni dalla sua lista”.
Insomma Angelini non liquida il problema, ma lo “abbassa di livello” portandolo ad una dimensione meno preoccupante. In Italia ci sono 50 siti Unesco. Lo Stato al mondo che ne ha più di tutto. Sei (presto saranno 7 con l’Itinerario Arabo-Normanno di Palermo, Monreale e Cefalù, ndr) è la regione che può vantare il più alto numero di siti iscritti nella lista Unesco. Si tratta di due siti naturalistici (l’Etna e le Isole Eolie) e 4 siti culturali (il Barocco della Val di Noto, Siracusa con Ortigia e Pantalica, la Valle dei Templi e la Villa Romana del Casale).
Il problema è la mancanza di un ente gestore che si occupi della conservazione, tutela, valorizzazione e monitoraggio dei siti Unesco. “Un problema che è comune a tutti i siti Unesco italiani e non solo a quelli della Sicilia – dice Angelini -. Ma è un problema che si può risolvere in tempi relativamente rapidi”.
Per tre siti siciliani, infatti, (Valle dei Templi, Etna e Villa Romana), esistono già degli enti che si occupano della gestione. “In questo caso è sufficiente integrare il protocollo d’intesa per fare in modo che avvengano anche gli altri aspetti richiesti dall’Unesco”.
Gli altri tre siti siciliani, coì come quelli italiani, necessitano di un protocollo d’intesa che metta d’accordo tutti e crei un ente gestore. La difficoltà è mettere insieme Regione, Province, Comuni e tutti gli altri “attori” che ricadono all’interno del sito Unesco. “Ma bisogna avere un’idea ben precisa in testa – dice Angelini -: i sindaci non potranno mai avere ruolo di capofila nei siti Unesco che dipenderanno sempre dalla Regione”.
Angelini poi prosegue: “Per l’Itinerario Arabo-Normanno abbiamo già formato l’ente gestore e questo perché il nuovo protocollo Unesco lo richiedeva come condizione fondamentale per fare la richiesta. Mentre prima non era così. Ora però, quello che sarà il settimo sito Unesco siciliano diventerà un modello da seguire per tutti. Contiamo, entro la fine del 2015 di mettere a regime tutti i siti Unesco italiani”.
Chiusura sugli aspetti economici del riconoscimento: “L’iscrizione nella lista permette di avere un’immagine di grande prestigio internazionale, una platea di visitatori ed investitori a livello mondiale – conclude Angelini -. Tutto dipende da come noi, custodi di questo bene, riusciamo a far sì che i territori diventino attrattivi, ma in ogni caso la reputo una grande opportunità per tutto il territorio. Le Langhe, ad esempio, hanno saputo cavalcare l’onda del successo ed i vini prodotti lì, adesso, hanno un prestigio mondiale importantissimo”.
Giorgio Vaiana