Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
L'intervista

Tutto sulla Guida agli Oli del Gambero Rosso. Toscana e Puglia superstar. E c’è tanto altro

21 Aprile 2021

Nei prossimi giorni sarà pubblicata l’undicesima edizione della Guida del Gambero Rosso, Oli d’Italia. Il vice curatore Indra Galbo: “Boom di adesioni. Un’ottima annata per il centro Italia. Puglia e Toscana ancora al top”. E sullo scenario attuale: “Abbiamo la fortuna di poter consumare il miglior olio mai prodotto nella storia dell’umanità”. Ecco anche i premi

di Christian Guzzardi

Torna anche quest’anno “Oli d’Italia”, la guida del Gambero Rosso che da undici anni racconta e promuove le eccellenze nazionali del settore olivicolo. Un punto di riferimento per i consumatori e gli appassionati di extravergine e un eccellente strumento per le aziende e per gli addetti ai lavori. Una pubblicazione, mai come quest’anno, ampia e variegata che include 543 aziende recensite e 978 etichette valutate; un mosaico di informazioni, curato da Stefano Polacchi, che fotografa lo scenario dell’olio extravergine d’oliva nel nostro paese. Di “Oli d’Italia 2021” abbiamo parlato con il suo vice curatore Indra Galbo che, in attesa della pubblicazione prevista per le prossime settimane, in questa intervista ha raccontato alcune curiosità sulla guida e ha risposto alle nostre domande sull’annata appena trascorsa e su quelle che verranno.

Che anno è stato questo per “Oli d’Italia”?
“Un anno faticoso, ma molto interessante. Abbiamo registrato il maggior numero di adesioni da quando la guida esiste, con tantissime aziende che non avevano mai partecipato prima. Oltre cinquecento realtà recensite, circa mille etichette presenti in guida e quasi duemila oli assaggiati. È stata una bella annata soprattutto per il centro Italia: le degustazioni più emozionanti sono arrivate dalla Toscana, dall’Umbria e dal Lazio, in modo particolare dalla zona della Tuscia. E poi abbiamo assistito a un grande recupero del Veneto e di tutta la zona del Garda, penalizzata lo scorso anno da condizioni climatiche avverse. Per non parlare delle grandi conferme di Puglia e Campania. Una grande annata dal punto di vista qualitativo”.

Quali sono le principali novità della guida 2021?
“Si tratta dell’edizione con il maggior numero di “tre foglie”.Tutte le regioni, ad eccezione della Valle d’Aosta, sono rappresentate; a farla da padrone però sono ancora Toscana e Puglia. Essendo venute meno le fiere e i concorsi, le aziende hanno trovato in Oli d’Italia lo strumento ideale per raggiungere sia i consumatori sia i buyer. Ciò si deve al fatto che la guida oggi è molto più snella. Molte informazioni sono state organizzate, schematizzate e tradotte in inglese”.

Grandi prestazioni del centro Italia, il recupero del nord e le conferme provenienti dal sud. Ma c’è stata una regione, o una zona, che vi ha sorpresi?
“Fortunatamente no. Dico fortunatamento perchè da qualche anno il livello qualitativo è talmente cresciuto che è difficile assistere a delle sorprese. È cambiato il modo di lavorare dei produttori che oggi si muovono con grandissima attenzione. Grazie alle guide e alle fiere, si è instaurato un confronto continuo che ha fatto crescere il livello qualitativo delle produzioni. Oggi l’olio buono si può fare ovunque. Tutto dipende dal mondo in cui viene realizzato”.

Anche le realtà più piccole stanno quindi compiendo il passo decisivo verso la professionalizzazione?
“L’Italia, a differenza di altri paesi, soffre ancora di un approccio hobbistico. E poi c’è il grande tema della quantità delle produzioni, basta pensare che la grandezza media di un’azienda italiana si aggira intorno ai tre ettari contro gli otto di una spagnola. In confronto, però, abbiamo molti più frantoi. Circa seimila in ottomila comuni italiani. Ciò che si può fare per completare il processo di professionalizzazione è puntare sulla qualità: valorizzare le produzioni di prestigio e le denominazioni varietali, puntare sulla sostenibilità e investire sul turismo legato all’olio”.

In questa prospettiva, la riorganizzazione degli uliveti può essere un tema da tenere in considerazione?
“Se per riorganizzazione si intende un implemento della produzione olivicola attraverso il super intensivo, allora dico assolutamente no. Questo comporterebbe un consumo del suolo e delle risorse idriche che non è sostenibile e che porterebbe alla produzione di un olio di qualità nettamente inferiore. Ciò che si può fare è, invece, organizzare al meglio gli impianti, piantare nuovi alberi laddove serve o recuperare gli oliveti abbandonati. Riorganizzare gli oliveti significa soprattutto questo. Tutto deve essere fatto in funzione di una coltura opportuna capace di valorizzare il territorio e non di devastarlo”.

Dal punto di vista dei consumi, e dei consumatori, cosa si può fare invece per crescere?
“È importante che i consumatori inizino ad avere consapevolezza soprattutto del prezzo. Questo è e deve essere il primo elemento di allarme per chi acquista. Non è pensabile che un olio extravergine d’oliva costi solo 4 euro al litro. Si tratta di prodotti di bassissima qualità che mortificano il lavoro di chi l’olio lo produce e lo produce bene. Per fortuna questo concetto sta cominciando a passare, ma la strada da compiere è ancora lunga. Servirebbe una campagna di comunicazione importante da parte delle istituzioni”.

In un periodo così particolare come quello che stiamo vivendo, il tema della salute può essere centrale nella comunicazione?
“Non credo ci sia un tema più rilevante di un altro. Certamente l’aspetto salutistico è importante, ma dipende molto da come e da dove lo si utilizza. È un tema ideale, per esempio, per i paesi asiatici, ovvero per tutte quelle realtà in cui l’aspetto edonistico del cibo va di pari passo con quello legato alla salute. In Italia, invece, conta fino a un certo punto: è più rilevante la componente del gusto e del mangiar bene, l’aspetto godereccio nel senso più nobile del termine. In ogni paese l’olio va spiegato in base alla cultura di appartenenza”.

A proposito di gusto e comunicazione, che ruolo possono avere i ristoratori in questo scenario?
“Credo molto nella funzione del ristoratore. Usare i ristoranti come primo veicolo per la divulgazione della cultura dell’olio è certamente una buona idea. Ci sono esempi positivi in tal senso, penso per esempio alla Costiera Amalfitana, la zona più ricca al mondo di ristoranti stellati e forchettati. Qui un lavoro di questo genere lo si fa da un decennio. Bisogna continuare ad educare cuochi e gli chef del futuro, fare in modo che conoscano quello che è, a tutti gli effetti, il grasso più utilizzato al mondo. Un prodotto nutraceutico e dell’alto potenziale aromatico, un prodotto che ha tutte le carte in regola per essere abbinato ai piatti”.

Quanto influisce oggi il pericolo xylella nell’industria dell’olio extravergine d’oliva ?
“Purtroppo nei primi anni in cui il problema è emerso non è stata fatta la ricerca che doveva essere fatta. Oggi paghiamo il prezzo di questa mancanza. Inevitabilmente una parte del paesaggio del Salento cambierà e starà alla sensibilità di ogni produttore decidere che tipologia di scelte compiere: se investire nella sperimentazione, nelle cure, oppure reimpiantare. Di certo i produttori sono stati messi a dura prova. Oggi sembra che le varietà Leccino e FS17, la cosiddetta Favolosa, siano tolleranti alla xylella. Al momento si stanno comportando come tali. Ma è pur vero che la xylella ha un periodo di incubazione di 5 anni e quindi è presto per capire davvero come stanno le cose”.

Da undici anni è tra i curatori della guida Oli d’Italia. Qual è il suo olio del cuore, quello a cui è più affezionato?
“Dipende sempre dal piatto che ho davanti. Scelgo sul momento. Nel mondo dell’olio i ricordi, i sentimentalismi, sono una cosa pericolosissima. Abbiamo la fortuna di poter consumare e comprare il miglior olio mai prodotto nella storia dell’umanità. Quindi mai rimpiangere il passato, ma vivere nel presente con un occhio sempre rivolto al futuro”.

Premi Speciali – Guida Oli d’Italia 2021

Miglior Fruttato Leggero

  • Nettaribleo Dop Monti Iblei, Monocultivar Tonda Iblea Bio, di Agrestis (Pietro Nicotra). Buccheri (SR)
  • Miciu 1906 di Antonio Fazari-Olearia San Giorgio. San Giorgio Morgeto (RC)

Miglior New Entry

  • Dop Garda Orientale di Egle Capilupi – Agricola Armani. Dolcè (VR)
  • Igp Toscano Colline di Firenze, Monocultivar Frantoio Bio, di Renata Conti – La Gramigna. Pontassieve (FI)

Premio Olio&Vino

  • Primo Raccolto Bio di Salvatore Ferragamo – Il Borro. Loro Ciuffenna (AR)
  • Dop Terre di Siena, Monocultivar Frantoio Bio, di Pasquale Forte-Podere. Forte Castiglione d’Orcia (SI)

Miglior Fruttato Intenso

  • Coppadoro, Monocultivar Coratina, di Giuseppe Ciccolella-Ciccolella. Molfetta (BA)

Olio e Turismo

  • Claudio Tipa, ColleMassari. Cinigiano (GR)
  • Carlo Gherardi , Palazzo di Varignana. Castel San Pietro Terme (BO)

Miglior Frantoio

  • Nicola Fazzi, Colli Etruschi. Blera (VT)
  • Furio Battelini, Frantoio di Riva. Riva del Garda (TN)

Miglior Olio Bio

  • Tenuta Arcamone, Dop Terra di Bari, Monocultivar Coratina Bio, di Francesco De Carlo – De Carlo.Bitritto (BA)

Miglior Monocultivar

  • Olivastra di Pietro Intini – Olio Intini. Alberobello (BA)
  • Ravece di Antonio Tranfaglia-Oleificio Fam. Venticano (AV)

Miglior Fruttato Medio

  • Dop Umbria Colli Martani di Graziano Decimi-Decimi. Bettona (PG)
  • Riflessi, Monocultivar Maurino di Paolo Di Gaetano – Fonte di Foiano. Castagneto Carducci (LI)

Miglior Olio Igp

  • Purosangue Igp Toscano di Balbino Terenzi – Terenzi. Scansano (GR)
  • Igp Toscano Colline di Firenze Bio di Lapo Gondi-Fattoria di Volmiano. Calenzano (FI)

Miglior Rapporto Qualità / Prezzo

  • Olio Extravergine di Oliva Bio di Virginia Marsan – San Bartolomeo. Viterbo
  • Olio Flaminio Fruttato di Irene Guidobaldi – Trevi Il Frantoio. Trevi (PG)

Azienda dell’anno

  • Savino Muraglia-Frantoio Muraglia. Andria (BT)
  • Giorgio Gonnelli-Frantoio di Santa Tea Gonnelli 1585. Reggello (FI)

Migliore Dop

  • Dop Valli Trapanesi di Antonella Titone – Titone, Trapani
  • L’Olinto Dop Chianti Classico, Monocultivar Frantoio Bio, di Giacomo Grassi-Podere Grassi. Greve in Chianti (FI)

Miglior Blend

  • Opus d Massimo Mosconi-Emozioneolio. Serrungarina (PU)
  • Electum di Giovanni Sputore-La Selvotta. Vasto (CH)

Miglior Biologico

  • Monocultivar Moraiolo Bio di Daniele Corrotti-Sagona Loro. Ciuffenna (AR)

Miglior Olivicoltore

  • Tommaso Masciantonio Trappeto di Caprafico.Casoli (CH)

Miglior Fruttato Intenso

  • Monocultivar San Felice di Claudia Pompilj-Oro di Giano – Agricadd. Giano dell’Umbria (PG)