Le Langhe hanno accolto la cessione della famiglia Vietti all’imprenditore americano Kyle Krause (leggi qui) con sorpresa e forse anche con un pizzico di invidia.
Come racconta, con un sorriso, Luciano Bertello, studioso e grande conoscitore di questi territori ed ex presidente dell’enoteca del Roeso. “Si tratta del primo caso di acquisto di stranieri sulle Langhe – spiega Bertello – Credo che sia un fatto inevitabile e, forse, è avvenuto anche con un poco di ritardo rispetto a quello che mi ero immaginato”.
Già, perché acquistare nelle Langhe non è facile come potrebbe sembrare. In primo luogo perché i vigneti per il Barolo sono pochi: circa duemila ettari. E poi perché, storicamente, da queste parti, i movimenti di terra non sono sempre stati facili, per varie dinamiche, come spiega lo stesso Bertello: “Dagli individualismi alle invidie tra vignaioli stessi – racconta Bertello – al fatto che a qualcuno si può vendere, ad altri no, cascasse il mondo. Invece chi arriva da fuori non conosce queste dinamiche, fa l’offerta, parla direttamente con il proprietario e, se c’è l’accordo, magari chiude l’affare”. Il prestigio del Barolo nel mondo ormai è cosa nota, anche per la sua esclusività, visti i duemila ettari coltivati “un granellino di sabbia nel mondo”, lo definisce Bertello e le 13 milioni di bottiglie prodotte. “Il riconoscimento Unesco del giugno 2014 ha aumentato la popolarità di queste zone – spiega Bertello – ma posso assicurarvi che l’interesse di persone straniere, cinesi e russi in testa, su questi territori aleggiava già da tempo. C’era il rischio di una speculazione. Ma Krause lo conosco personalmente e so per certo che, dietro l’imprenditore, c’è un uomo che ha vera passione per il vino e la terra. Quindi di certo ci saranno gli interessi commerciali, ma anche e soprattutto il rispetto e la valorizzazione di questi territori”.
(Luciano Bertello)
Ora cosa succederà? Molti seguiranno l’esempio di Vietti, oppure sarà un caso isolato? “Difficile dirlo – spiega Bertello – Può darsi che gli stessi Vietti investano altrove, oppure che arrivino altri compratori. La cosa fondamentale è che ci sia sempre il rispetto per il territorio e non venga mai snaturata la cultura del Barolo”. Insomma, per Bertello niente “supermarket Langhe”: “Qui ci sono molte aziende strutturate che hanno costruito e investito, che hanno figli giovani che possono dunque garantire un futuro all’azienda stessa – spiega Bertello – sono persone molto consapevoli e forti anche dal punto di vista economico. Ci sono antichi vigneti, per fare un esempio penso a Cannubi oppure a Vigna Rionda che non hanno prezzo. Puoi presentarti da loro solo con un assegno in bianco”. Ma qual è il prezzo giusto per un ettaro di vigneto a Nebbiolo per produrre Barolo? “Con un milioncino acquisti un ettaro di media qualità. Di Vietti leggo cifre elevatissime; sono favole, ipotesi, suggestioni, la verità non la conosce nessuno, Solo loro. Ma fa parte del gioco e fa bene anche al territorio e al Barolo stesso”.
G.V.