di Giorgio Vaiana
Vent’anni di presìdi, “vent’anni in nome della biodiversità”, aggiungono da Slow Food.
Già, perché sabato 17 ottobre alle ore 11, presso la Nuvola Lavazza a Torino, si festeggerà lo storico traguardo ottenuto da Slow Food per tutelare i prodotti a rischio estinzione. E oggi, a distanza di 20 anni, i numeri sono impressionanti: nel mondo ci sono 592 presìdi in 70 paesi diversi. In Italia sono 324. Ne parliamo con Francesco Sottile, docente dell’università di Palermo e componente del comitato esecutivo di Slow Food Italia e che sarà uno dei protagonisti della grande festa (organizzata in presenza, ma nel pieno rispetto delle normative anti-Covid-19) per celebrare questo straordinario traguardo. “Fu una grande intuizione in primis di Piero Sardo e Serena Milano a dare il via ai presìdi – racconta Sottile – che si rendono conto di dover fare qualcosa per salvare la biodiversità a rischio di estinzione”. Ma non vuole essere il solito progetto di tutela del biotipo: “Si voleva creare qualcosa di dinamico – dice Sottile – ma soprattutto garantito dagli stessi produttori, visto che loro sono i custodi della biodiversità. In questa catena, importantissimo il ruolo dei consumatori, che diventano una sorta di parner per sostenere questa impresa”.
Oggi è stato anche stabilito quale fu il primo presìdio in assoluto: si tratta del cappone di Morozzo: “Ci fu una sorta di diatriba tra vari prodotti – dice Sottile – All’inizio i presìdi nascevano di continuo. Ma poi si arrivò ad una conclusione”. La grande festa dei 20 anni dei presìdi era stata immaginata in maniera diversa. Poi tutti sappiamo quel che è successo e da Slow Food un doveroso passo indietro. Ma è stata organizzata “presìdi aperti”, in collaborazione con le condotte e le comunità italiane, una sorta di giornata in cui i produttori aprono al pubblico le loro aziende, raccontano il prodotto, si raccontano e permettono di trascorrere una giornata all’aria aperta per conoscere questi straordinari tesori di biodiversità. Sottile, poi aggiunge: “Aprire un presìdio è una notizia bella per certi versi, ma anche brutta – dice il docente – perché significa che stiamo “mettendo dentro” un altro pezzo di biodiversità a richio estinzione. E quindi spero che a un certo punto non verranno più fatti presìdi. Anche se in realtà non è così. Ci sono produzioni sotto una fortissima pressione, a livello globale e che rischiano di sparire per sempre. Non solo in Africa. Io ho avuto la fortuna di fare presìdi anche in Africa e in Asia”. I presìdi, però, hanno permesso di puntare i fari non solo su quel prodotto a rischio estinzione, ma anche su quei produttori e quel territorio che era spesso sconosciuto ai più: “Spesso si pensa che il progetto dei presìdi è nato per mettere al centro il prodotto – dice Sottile – In realtà non è così. Il progetto è nato per mettere al cento il produttore. Perché senza di lui non potrebbe esistere un presìdio. Poi attraverso il prodotto e il produttori, ci ritroviamo a parlare di biodiversità, ma anche di paesaggio, dissesto idrogeologico, conservazione del suolo, fertilità del suolo, conservazione delle risorse naturali, di acqua. Il presìdio non è “prodotto-centrico”, ma apre come un ventaglio la visione di Slow Food sul tema della sostenibilità”.
Nel corso della festa del 17 ottobre sarà presentato il nuovo logo di Slow Food: “Ce ne sarà uno e uno solo – dice Sottile – Sarà la chiocciola, l’unico marchio di riconoscimento della fondazione. Ogni settore, poi, avrà la specifica scritta sotto il logo”. Un presìdio, quando viene creato, rimane per sempre: “La sospensione di alcuni presìdi è quasi naturale e normale – dice Sottile – A volte ci sono delle cose da limare e definire meglio. La cancellazione è ben diversa cosa. Fino ad oggi non abbiamo mai cancellato un presìdio, anche se le cose sono andate benissimo e quindi abbiamo salvato la biodiversità. Ma per noi il presìdio deve rimanere sempre attivo, perché necessita sempre di monitoraggio costante”. E poi ci sono le storie bell da raccontare: “Quelle di moltissimi miei studenti – dice Sottile – che hanno lasciato le aree rurali per venire a studiare in città per poi tornare per mettere a frutto i loro studi con la volontà di far crescere i loro territori”.
Come detto, il 17 ottobre il convegno per celebrare questo traguardo. Previsti gli interventi di Serena Milano, segretaria generale della Fondazione Slow Food per la Biodiversità Onlus; Francesco Sottile; Lucia e Nicola Ceccarelli, Presidio Slow Food del vino santo affumicato dell’Alta Valle Tevere (Perugia, Umbria); Lorenzo Agatiello, Presidio Slow Food del cardo gobbo di Nizza Monferrato (Asti, Piemonte); Manuel Gambon, Presidio Slow Food della pitina (Pordenone, Friuli Venezia Giulia);
Piero Sardo, presidente della Fondazione Slow Food per la Biodiversità Onlus. Modera: Carla Coccolo, responsabile eventi Slow Food.