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L'intervista

Cantine Settesoli, domenica 2.000 soci alle urne. Bursi: pronto a fare ancora il presidente

18 Dicembre 2020

Il numero uno dell’azienda fa il bilancio del suo primo mandato: “Nonostante l’anno orribile abbiamo garantito la stessa remunerazione ai viticoltori. Fatturato Mandrarossa giù ma la Gdo ci ha aiutato. E il brand avrà una cantina tutta sua che sarà inaugurata a breve. E ora migliorare le rese…”.

Giuseppe Bursi ci riprova e chiederà di essere riconfermato presidente della Settesoli. Remunerazione dei viticoltori in linea con gli altri anni nonostante l’annus horribilis, la nuova cantina dedicata a Mandrarossa che è il top brand di questa cantina sociale tra le più importanti del Sud Italia. E ancora il forte desiderio di migliorare le rese per ettaro tra quantità e qualità. E ancora l’accordo con un grande tour operator come Aeroviaggi per portare in cantina turisti a cui fare vivere una esperienza legata al vino. O per proporre il vino Settesoli negli hotel del gruppo turistico. Una sinergia che potrebbe portare risultati sorprendenti nelle vendite e nella reputazione.

È quanto mette sul tavolo Giuseppe Bursi. Domenica si vota a Menfi: duemila soci chiamati a esprimersi su quindici candidati. I nove più votati andranno a formare il nuovo direttivo che a sua volta dovrà eleggere il presidente. Tre anni fa Vito Varvaro che contava sulla sua rielezione non ottenne i voti neanche per far parte del cda. E fu un terremoto. Iniziò l’era Bursi. Che ora chiede una riconferma. Mentre due dei nove componenti del direttivo non si ricandidano. Cosa accadrà domenica prossima a Menfi? Settesoli è un colosso della viticultura siciliana: oltre duemila soci, 6 mila ettari di vigneti sparsi tra tre province e nove comuni, un fatturato di quasi 50 milioni di euro e 22 milioni di pezzi confezionati (con una quota export del 60 per cento e la restante quota come sfuso). Ora c’è grande attesa per il nuovo Cda. Ci saranno 15 persone a contendersi i 9 posti da assegnare. Anche se uno, di diritto, dovrà andare ad un residente di Santa Margherita o Montevago, a prescindere dalla sua posizione occupata all’esito dello spoglio delle elezioni.

Bursi ci sarà, com’era lecito attendersi. E con lui tracciamo un bilancio di questi tre anni vissuti da presidente della cooperativa. Un bilancio che per il presidente è positivo. “Quando mi sono insediato avevo detto che avremmo fatto di tutto per remunerare meglio le uve e credo che in questi tre anni ci siamo riusciti”. Bursi snocciola le cifre: “Il primo anno abbiamo dato un conguaglio molto significativo – dice – Il secondo anno il prezzo è aumentato del 9 per cento e quest’anno, nonostante la crisi economica causata dalla pandemia siamo riusciti a mantenere invariate le cifre. Anzi per alcune varietà (Chardonnay, Syrah e Merlot) abbiamo aumentato del 5 per cento”. Il coronavirus ha frenato un po’ l’ascesa di Settesoli, soprattutto del brand Mandrarossa: “Da marzo a maggio abbiamo registrato per Mandrarossa un calo di fatturato di 1,2 milioni dei 5,5 milioni totali – dice – Una cifra che abbiamo recuperato in piccolissima parte solo sulla Gdo, tamponando il calo dell’Horeca”. I prezzi delle uve vengono determinati a novembre, “una previsione di budget che non tiene conto degli avvenimenti imprevedibili, com’è stato il coronavirus – dice – che ha scompaginato tutti i nostri programmi, ma nonostante tutto siamo riusciti a mantenere gli impegni presi e lo reputo un grande successo”. Ora bisogna concentrarsi sulle rese: “E’ vero che dipende dalle condizioni climatiche – dice Bursi – ma c’è anche un altro problema e lo dico da tecnico. Troppo spesso sono stati fatti impianti e re-impianti senza dare riposo al terreno e, inoltre, non si concima come si dovrebbe, anche per una questione di contenimento dei costi, quindi la pianta è sotto stress. Ci sono dei progetti in itinere. Ma attenzione: vogliamo aumentare le rese senza inficiare la qualità. E in ogni caso, noi viaggiamo ad una media di 75 quintali per ettaro, quando, ricordo, il disciplinare della Doc Sicilia, per fare un paragone sul Nero d’Avola prevede rese fino a 140 quintali per ettaro”.

Bursi si è trovato catapultato tre anni fa in un mondo nuovo: “Non avevo mai gestito un’azienda – dice – Per fortuna mi ha aiutato la mia esperienza nel mondo del vino e della viticoltura”. Bursi infatti come è noto è un dirigente dell’assessorato siciliano all’Agricoltura. Ma tra pochi giorni andrà in pensione. “Potrò dedicarmi totalmente alle sorti della Settesoli se sarò riconfermato presidente”, dice. E continua: “In questi tre anni abbiamo rivoluzionato l’azienda, e non è certo cosa di poco, abbiamo cambiato il direttore generale e quello commerciale, in qualche modo abbiamo ricominciato da zero. Poi ci siamo impegnati sulla valorizzazione dei nostri vini, il marchio Mandrarossa in primis. Ora se ne parla di più, in qualche modo, riusciamo ad entrare nella ristorazione che conta, poi penso ai nostri vini fatti sull’Etna, al nostro Passito di Pantelleria, Serepias, di altissimo livello. Insomma sono segnali che ti danno indicazioni di quale sia il percorso intrapreso, che abbiamo alzato l’asticella. Poi c’è la nuova cantina di Mandrarossa, bellissima, che speriamo di inaugurare a marzo, Covid-19 permettendo, che ci permetterà di ospitare la gente in un luogo adeguato. E infine l’accordo con Aeroviaggi per lo sviluppo del territorio, una cosa molto importante e prestigiosa”.

Si parla poi del progetto Jummare, con le sue 3 referenze (diventeranno 4 a breve), una linea di vini bio e vegani, “per valorizzare i nostri vigneti in bio”, dice Bursi. Che poi pensa al futuro: “Chiaro che mi piacerebbe rimanere presidente per i prossimi tre anni un po’ per raccogliere i frutti di quello che abbiamo seminato – dice – Ma anche per dedicarci agli altri progetti: da quello della diversificazione della produzione a quello del compost, passando per una valorizzazione di tutti i nostri marchi, non solo Mandrarossa, ma anche Inycon e Giummare. I numeri ci stanno dando ragione”. La parola alle urne.

F.C.