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L'intervista

Sandro Camilli (Ais): “Impossibile formare i nuovi sommelier con i corsi online”

23 Aprile 2020
Sandro_Camilli Sandro_Camilli

Sandro Camilli, può fare un punto della situazione sulla formazione dei Sommelier Ais?

“Purtroppo come formazione Sommelier siamo bloccati, siamo assimilabili ad una scuola dove c’è teoria, ma anche molta pratica con le degustazioni, e non abbiamo sale così ampie ed adeguate per poter garantire il distanziamento tra persone e la loro sicurezza. Per questo abbiamo dovuto bloccare, come anche tutti gli altri, i corsi che erano appena partiti”.

Avete per caso pensato a qualche formula per poter continuare online?
“E’ un problema per noi, perché ad esempio nel secondo livello assaggiamo circa sessanta vini che vengono da tutte le regioni vinicole italiane e da quelle più importanti del mondo. Ammesso e non concesso che si trovi un distributore che ci garantisca la fornitura costante e precisa di tutti i vini più significativi, il problema è la consegna di una bottiglia per ogni studente? E con quali costi? E’ vero che è possibile fare approfondimenti sui territori, sulla tecnica di stappo, su tutto quello che riguarda didattica, ma il nostro core è la degustazione tecnica”.

Le cantine in questo momento sono in sofferenza, quali notizie vi arrivano?
“Le cantine in questo momento sono strapiene di vino, mentre le stagioni vanno avanti e la vite sta avanzando nella maturazione e alle porte c’è già la prossima vendemmia, non sono strutturate per lo stoccaggio di questi quantitativi, né nei silos che nel legno e ancor meno nelle bottiglie”.

Lei è anche responsabile degli eventi Ais Italia. Proprio in questo mese avrebbe dovuto avere inizio, in Umbria a Città di Castello, Only Wine Festival 2020.
“Avevamo fatto un grande lavoro, facendo tesoro dell’esperienza degli anni passati implementando ed integrando i notevoli sforzi fatti. Per la prima volta avevamo pensato di dedicare una giornata, il lunedi, agli operatori di settore per dare la possibilità alle aziende anche di avere una giornata per il b2b senza pubblico. Altra grande novità era di poter aprire un reparto dedicato anche ai piccoli produttori di Champagne con rappresentanza delle varie zone e con la presenza fisica del produttore. Questo evento, è quasi unico, perché dedicato esclusivamente a giovani produttori, che non hanno la forza economica di partecipare a manifestazioni più grandi”.

Come avviene la scelta delle Cantine espositrici?
“La selezione di circa cento cantine non avviene per caso. Ci sono molti giovani produttori in Italia che stanno ritornando alla terra, ed oltre a scegliere l’azienda giovane andiamo a selezionare anche quei produttori attenti a proporre vini che sono la massima espressione del territorio di provenienza, che siano quasi introvabili, con vitigni recuperati e di cui si erano perse le tracce, quasi scomparsi. Questi giovani danno una nuova linfa alla viticultura Italiana rimasta ingessata per troppi anni, portando con loro, studio, competenza ed uso della tecnologia, molti di loro tornano da esperienze da Bordeaux, Nuova Zelanda. In questo modo si torna a riscoprire la tradizione”.

L’edizione 2021 confermerà le cantine che avevate selezionato per quest’anno?
“Il 90 % è confermato, ci sarà fisiologicamente un 10 % che per motivi contingenti non potrà partecipare, però in linea di massima è tutto confermato, diciamo che il lavoro per il prossimo anno lo troveremo già preparato”.

Tornando all’Umbria, quali sono i vitigni autoctoni che più si stanno ponendo all’attenzione del pubblico, tralasciando quelli più noti?
“Per me ci sono tre realtà che stanno salendo agli onori della cronaca, e sono il Ciliegiolo, che sta riscuotendo molta attenzione grazie anche alla lungimiranza e alla costanza di un produttore, che è riuscito a tirare fuori dal vitigno caratteristiche quasi sconosciute, (Bussoletti, ndr), e che ha portato agli onori delle cronache questo vitigno producendo prodotti molto interessanti. L’altro è il Trebbiano Spoletino, che per me sarà il vino che probabilmente pian piano soppianterà il Grechetto, perché ha nel Dna delle caratteristiche uniche. L’ultimo è il Grero, vitigno riscoperto nella zona di Collevalenza vicino Todi, dove l’Istituto Agrario Ciuffelli sta spendendo molte energie sulla ricerca con micro vinificazioni”.

Dal suo punto di vista, il vino quale strada sta prendendo?
“Il discorso è molto complesso con varie articolazioni, ma per semplificare, e a maggior ragione in questo momento, il produttore, se ha un euro in tasca, deve guardare alla promozione e alla comunicazione del proprio prodotto, magari cercando di mettersi in rete anche con altri, consorziarsi. Copiare un pò il modello francese”.

Ci sono dei progetti che l’Ais ha in serbo per il futuro?
“Sì, in effetti sono due. Il primo è la decima edizione della giornata nazionale della cultura del vino e dell’olio, in collaborazione con il Ministero dei Beni Culturali, delle Politiche Agricole, e con il Ministero dell’Università e della Ricerca con i quali abbiamo stipulato un protocollo di intesa, con il patrocinio anche della Rai. L’altro evento, sperando che la situazione lo permetta, è la presentazione della nostra guida vini Ais 2020 a Roma nella famosa location della nuvola di Fuskas”.

Marco Sciarrini