(Filippo Antonelli – ph Pier Paolo Metelli)
di Fabiola Pulieri
Appena conclusa la tre giorni dedicata all'anteprima Sagrantino che ha presentato alla stampa e al pubblico l'annata 2015 (valutata 5 stelle – annata eccezionale), risulta evidente un cambiamento su vari fronti di questo vino che per le sue caratteristiche fortemente tanniche e per la sua longevità si sta facendo largo nel mercato e sta diventando sempre più interessante da scoprire.
Proprio pochi mesi fa, nel luglio 2018 dopo 6 anni di presidenza al Consorzio Tutela Vini di Montefalco, Amilcare Pambuffetti ha passato il testimone a Filippo Antonelli che è al suo terzo mandato e racconta che “tra il secondo e l'ultimo sono passati tanti, troppi anni, nei quali hanno preso il sopravvento le cantine sociali che poi sono svanite, ci sono stati momenti di divisione all'interno del Consorzio, confusione, e nel frattempo il Sagrantino è andato avanti”. Quest'anno la Docg Sagrantino e la Doc Montefalco compiono 40 anni dal loro riconoscimento che è avvenuto nel 1979 e allora si fa il punto con il neo Presidente Antonelli su cosa ci si aspetta dal futuro e cosa ha insegnato il passato.
Presidente, come intende procedere alla guida del Consorzio, ci sarà continuità con l'operato di Amilcare Pambuffetti e quali saranno le novità?
“Proseguirò sulla strada intrapresa negli ultimi anni dal mio predecessore, sono in totale accordo con le idee di Pambuffetti anche se lui ha sempre promosso maggiormente l'aspetto della vendita e della commercializzazione, lui è bravissimo in questo, è stata fondamentale la sua spinta e l'impronta che ha lasciato al Consorzio, mentre io voglio canalizzare le energie sulla strategia migliore che ci aiuti a rafforzare la Docg. Dobbiamo concentrarci e valorizzare ulteriormente il nostro Sagrantino, dobbiamo imparare a comunicarlo sempre meglio facendo anche leva sul mondo dello Spoletino e del Grechetto che sono ancora tutti da studiare e far conoscere”.
E in questo quadro il Montefalco rosso che ruolo ha e avrà rispetto al Sagrantino?
“Innanzitutto bisogna smettere di considerare il Montefalco rosso un “secondo” Sagrantino, non è un surrogato di questo, non è un Montalcino o Brunello, è un Sangiovese con una sua identità e soffre della stella e della luce che emana il Sagrantino, ma fa i suoi numeri e questo non solo è un dato di fatto ma per noi una grande soddisfazione”.
Un vino così tannico, difficile da piazzare sui mercati esteri, soprattutto quelli orientali, che futuro ha?
“Il Sagrantino ha ancora tanto da esprimere e prima di rivolgerci all'estero dobbiamo farlo conoscere bene in Italia, e per fare questo dobbiamo continuare e mai smettere di imparare a conoscerlo noi. In un Sagrantino giovane c'è molta potenza e tannicità, ma l'esperienza degli enologi e la crescita dei nostri vigneti, che hanno al massimo 40 anni, fanno si che l'approccio con il passare degli anni sia sempre diverso, sicuramente diverso da quello di dieci anni fa e comunque migliore, più consapevole. I mercati nei quali già stiamo avendo successo sono quelli degli Stati Uniti e del Nord Europa, a cominciare dalla Germania per finire ai paesi scandinavi che apprezzano molto i vini come il Barolo e il Sagrantino. L'Oriente? Vedremo, Per ora ci focalizziamo sul prodotto e sulla qualità e poiché non tutti sono collezionisti, cercheremo di rendere il nostro vino sempre più bevibile e fruibile nel breve periodo e non necessariamente dopo anni, anche perché rispetto al Barolo il nostro è un vino più mediterraneo”.
E i progetti futuri del Consorzio quali sono?
“Prima di tutto valorizzare il Trebbiano Spoletino che può essere una grande occasione di crescita per il territorio e per il Consorzio. Promuovere due vitigni autoctoni così forti, uno bianco ed uno rosso, per tutti noi può essere una grande opportunità. Il Sagrantino è unico appannaggio della Docg di Montefalco. Altro progetto futuro è sicuramente quello di individuare le diverse espressioni del Sagrantino nel territorio di Montefalco in base alle diverse esposizioni, ai versanti e alla composizione del terreno. Anche in questo caso c'è ancora tanto da studiare, da scoprire e da valorizzare. E infine c'è il progetto sulla mappatura dei vigneti che è un altro punto sulla lista delle cose da sviluppare in un prossimo futuro. Tanti progetti e tanta voglia di fare e questa anteprima ne è stata un esempio, ha reso possibile la rinascita di un paese come Montefalco che vive di turismo oltre che di agricoltura in una Regione, l'Umbria, che stando ai numeri nel 2018 ha vissuto un incremento di presenze pari a + 17,62% rispetto all'anno precedente. Così come per l'occupazione che nel secondo trimestre del 2018 è aumentata di 5.000 unità”.
A proposito di numeri il giro di affari totale della Regione Umbria è stimato oggi in 35 milioni di euro, mentre la stima totale del sistema agro-turistico-territoriale ammonta a circa 100 milioni di euro. Numeri molto interessanti ai quali si aggiunge in particolare che nell'area del Montefalco Sagrantino Docg le presenze turistiche sono oltre le 120 mila unità costituite per il 55% da italiani e il 45% da stranieri. I vini di Montefalco rappresentano in Umbria il 16,7% di produzione di vini e in particolare il Montefalco Sagrantino Docg il 6,3% mentre il Montefalco Rosso Doc il 10,4%. Nei 25 anni di Docg la crescita del Montefalco Sagrantino è stata davvero notevole: la superficie di vigneto iscritta alla Docg ha visto un incremento dal 1992 al 2018 da 66 ettari a 760 ettari ed i produttori imbottigliatori sono passati da 16 a 60. Dal 2000 ad oggi la produzione del Sagrantino è quasi triplicata da 660mila bottiglie a circa 1,5 milioni di bottiglie. Infine all'interno della Doc Montefalco, nel 2018, la produzione dei vini bianchi rappresenta il 12,5% della Doc, mentre la produzione dei vini rossi rappresenta l'87,5% dell'intera produzione. Una realtà da monitorare (e degustare) davvero con attenzione.