(Riccardo Illy)
di Gianni Paternò
Una delle bevande più tipicamente italiana è il caffè espresso. Il suo profumo, il suo gusto, la sua cremosità, la sua schiuma, lo rendono unico nel panorama mondiale. E se c'è un marchio che si identifica nel caffè italiano di alta qualità è senza dubbio Illy. Quante volte abbiamo gioito con l'acquolina in bocca, a Parigi, a New York, a Londra, quando abbiamo scorto l'insegna Illy in un bar precipitandoci ad assaporare un po’ di gusto di casa.
Illy, di Trieste, non è solo Illycaffè, anche cioccolato Domori di Torino, il thè Dammann Frères di Parigi e dal 2008 anche vino Mastrojanni di Montalcino. Presidente del Gruppo Illy è Riccardo Illy, sguardo curioso e penetrante, dal sorriso coinvolgente. Nostra meraviglia è stato scorgere Riccardo Illy, un manager della sua caratura, tranquillamente seduto al banco di giudice nel Concours Mondial de Bruxelles, quasi timidamente come un giurato qualsiasi. È venuto spontaneo intervistarlo.
Come mai qui a Bruxelles?
“Avevo conosciuto questo importante Concorso e la Direzione mi ha chiesto di diventarne sponsor offrendo il nostro caffè durante le pause tra una sessione e l’altra e alla fine mi hanno pure chiesto di far parte della giuria. Proposta che ho accolto con piacere, interesse e tanta curiosità”.
(La tenuta Mastrojanni)
Come nascono la sua attitudine e la sua esperienza nell’assaggio del vino?
“Molti anni fa seguivo mio padre che da grande appassionato dei vini bianchi del Collio appena poteva visitava aziende vinicole ed enoteche. Fu il mio battesimo dell’alcol. Quando nel 1977 giovanissimo entrai in azienda cominciai a partecipare alle degustazioni del caffè che importiamo solo se supera il giudizio del nostro panel di assaggio. Lo stesso avviene col cioccolato Domori e col thè Dammann. Nel frattempo diventavo amico di molti viticoltori e un giorno mi invitarono ad un corso per non addetti ai lavori tenuto a casa del compianto Luigi Veronelli e tenuto dal grande enologo Giorgio Grai. Da lì, oltre ad un approccio più consapevole al vino nacque una bella amicizia con tutti e due. Luigi poi mi volle presidente del Seminario Permanente che portava il suo nome e così la mia conoscenza verso il vino e verso i grandi produttori accrebbe ulteriormente. Se uniamo quindi la mia esperienza di assaggiatore di caffè, cioccolato e thè a quella sul vino il gioco è fatto”.
E l’interesse per produrre vino?
“Dovuta appunto alla passione per il vino, ulteriormente accresciuta per merito di mio fratello Francesco che mi ha fatto conoscere i grandi vini rossi francesi, da lui molto apprezzati. Fu lui che visitando Montalcino nel 1997 comprò un piccolo appezzamento di terra che per caso era limitrofo alla tenuta Mastrojanni. Così quando nel 2008 l’azienda andò in vendita, ci venne naturale acquistarla. In questa maniera abbiamo ricominciato ad essere agricoltori, come lo era mio nonno che oltre a produrre caffè e cioccolato aveva un’azienda agricola in Istria che divenne purtroppo nazionalizzata dalla Jugoslavia. Sono 90 ettari in Montalcino di cui oggi 28 vitati da cui produciamo 3 Brunello di Montalcino Docg di cui 2 cru, un Rosso Doc, un Igt a base di Cabernet e un Passito botrytizzato di Malvasia”.
Ad un ospite importante quale vino del mondo offrirebbe?
“Sembra scontato, ma sicuramente farei assaggiare un Brunello, che rappresenta veramente il perfetto connubio tra un vitigno, il Sangiovese, ed un territorio. Anche se il Sangiovese cresce bene in altre terre dando eccellenti vini è qui, tra le colline montalcinesi, che esprime il meglio di sé”.
Le sue impressioni sul Concorso?
“È straordinaria l’organizzazione perchè con 8.000 vini, 300 giurati, 60 vini valutati ogni mattina bisogna correre con una macchina perfetta. Mi sta dando anche un’esperienza unica facendomi assaggiare vini che forse mai mi sarebbe capitato degustare, come i vini dei Balcani, della Repubblica Ceca. Un’esperienza che speriamo di ripetere”.
www.gruppoilly.com
www.mastrojanni.com