(Riccardo Cotarella)
“Gli interventi ideologici che non tengono conto della salute della vigna li lascio a chi non è esperto. Ed a questi dico, fatevi un vigneto e poi ne parliamo”.
Riccardo Cotarella, presidente di Assoenologi, parla a 360 gradi, e senza peli sulla lingua. Capitolo caldo. “Estremo in tutta Italia, con situazioni più gravi al Sud – dice -, ma non certo ai livelli del 2003. Ricordo che, camminando tra i filari, i grappoli d’uva e le foglie sembravano fossero stati colpiti da un lanciafiamme. Erano proprio bruciati”.
In questi dodici anni si è acquisita maggiore consapevolezza, ma soprattutto si sono studiati gli interventi necessari per preservare le viti dal caldo. “Sono due i fattori di cui bisogna tenere conto: la natura fisica del terreno e la capacità del tecnico o del produttore. Bisogna approcciarsi a queste situazioni senza estremismi ideologici. La vite è una pianta resistente. L’irrigazione è un’opportunità, ma non è la soluzione”.
Cotarella, infatti, punta il dito su chi trascura il terreno: “MoltI lasciano sul posto gli scarti di potatura, oppure li lasciano incolti. Questi qui pensano che con un’irrigazione si può sistemare tutto. Niente di più sbagliato. L’irrigazione è innaturale, soprattutto quella a goccia. I terreni vanno preparati in un certo modo per il benessere della vite”.
Ma Cotarella non boccia gli interventi di supporto idrico alle piante nei casi estremi come questo: “Ma vanno fatti solo se davvero tutto quello che abbiamo già tentato non ha portato a risultati proficui”.
In molti stanno anticipando la vendemmia: “Per i bianchi non c’è nessun problema – dice Cotarella – Di solito il 90 per cento della vendemmia viene anticipata sia per salvaguardare lo stato sanitario dell’uva che per preservare il rapporto zucchero-acidi. Per i rossi può nascere qualche problemino visto che non è stata ancora raggiunta la corretta maturazione fenolica”.
G.V.