Il nuovo presidente di Assovini: i francesi sono più avanti di noi. “La Doc Sicilia? Una grande occasione, peccato per l’imbottigliamento in zona…”
Il programma a questo punto è fitto di appuntamenti. Lui garantisce che saranno tutti affrontati in squadra.
Antonio Rallo (nella foto), da pochi giorni eletto quarto presidente di Assovini Sicilia, traccia le linee guida dei tre anni che si troverà a gestire dalla poltrona più alta dell’associazione che unisce la maggior parte degli imbottigliatori siciliani.
Chi è stato il primo a chiamarla dopo la nomina?
“Do un’occhiata alla rubrica del cellulare. Ecco, nell’ordine: mia moglie, Nando Calaciura, mia sorella”.
Quarantaquattro anni. È il presidente più giovane, una svolta che vuol dire un passaggio del testimone. O no?
“È stato un percorso naturale. Tanto più che chi è uscito dal consiglio di amministrazione e mi ha preceduto alla presidenza (il padre Giacomo, Lucio Tasca d’Almerita e Diego Planeta, ndr) è ancora in attività e protagonista nel mondo del vino siciliano e non soltanto”.
Cos’altro suggeriscono i nomi e le età del nuovo consiglio?
“Alessio Planeta, Stefano Caruso ed io rappresentiamo gli ‘anziani’ del gruppo. Gli altri sono tutti under 40. E poi c’è un’altra cosa: la rappresentatività del territorio”.
Cioè?
“Nel Cda rientrano tutte le realtà territoriali siciliane. I due vicepresidenti, Mariangela Cambria e Francesco Ferreri, rappresentano l’Etna e il Cerasuolo; Laurent Bernard De La Gatinais è protagonista ad Alcamo; Alessio Planeta l’Agrigentino; Alberto Tasca il centro della Sicilia; Caruso il Marsala e Trapani che resta la provincia più vitata d’Europa. Un’ottima distribuzione territoriale”.
A questo punto qual è il ruolino di marcia?
“Entro luglio è previsto un primo consiglio di amministrazione”.
Primo punto all’ordine del giorno?
“Parlare dei tre anni che abbiamo davanti. C’è la Doc Sicilia…”
Parliamo di Doc Sicilia.
“Dobbiamo sfruttarla al massimo. È una grande risorsa, con grandi potenzialità per tutti: per chi la ama e per chi non ha condiviso questa scelta sin dall’inizio. Il primo risultato ottenuto è un abbassamento delle rese, che porta più qualità. Oltre al fatto che una Doc è sottoposta a maggiori controlli, anche questi portano qualità”.
L’imbottigliamento entro i confini regionali è rimasto una chimera.
“Sì. Non siamo riusciti a raggiungere anche questo risultato, per via della mancanza degli ettari necessari. Ci sono le leggi e vanno rispettate”.
L’Unione europea, attraverso il Psr dà la possibilità ai produttori di investire sulla promozione. Come vede questa opportunità?
“Se non fosse stato per Assovini e per Diego Planeta, nessuna azienda siciliana avrebbe portato avanti i progetti del Psr e Ocm. Era un treno che stava passando e si rischiava che ne approfittassero solo in pochi”.
Se dovesse prendere ad esempio una zona nel mondo a quale penserebbe?
“A Bordeaux. Noi siamo più indietro. La nomenclatura del Partito comunista cinese beveva quei vini già trent’anni fa. Noi ci stiamo accostando all’estremo oriente soltanto da poco”.
Un suo maestro?
“Mio nonno Antonio, che a tre anni mi portava in cantina e a sei mi riservò una stanza in azienda per studiare. Poi mio zio veniva a controllare i miei compiti”.
Confermato l’appuntamento con Sicilia en Primeur?
“Certo. Ci stiamo già lavorando”.
Dove sarà ospitata?
“Non vorrei svelare troppo, ne riparleremo. Comunque si torna nella Sicilia occidentale. Per la regola dell’alternanza”.
Che vini le piace bere?
“Amo quelli siciliani”.
Questa è una risposta da presidente di Assovini.
“Diciamo un bianco dell’Etna, un rosso della Sicilia occidentale e un dolce delle Isole”.
Marco Volpe