L'intervista con il patron di Podere Forte che si trova nell'area di Castiglione d'Orcia. “Io sono come un direttore d'orchestra. E questo è il mio microcosmo”
(Pasquale Forte)
di Francesca Landolina
Pasquale Forte, l’ingegnere contadino di origini calabresi che ha investito in Toscana fondando la sua azienda agricola, il Podere Forte, racconta le sue soddisfazioni maturate nel tempo, “per aver ridato fiato”, all’area di Castiglione D’Orcia, (patrimonio Unesco dal 2004), sulle colline senesi, un po’ distante da Montalcino, che definisce “il fratello maggiore”, valorizzandola al punto da farne emergere la qualità che i suoli sanno donare ai vini ed in particolare al Sangiovese.
Forte si definisce “direttore d’orchestra”. I suoi “musicisti” producono in primo luogo grandi vini, si prendono cura dei vigneti, degli uliveti, dell’orto botanico, dell’allevamento dei maiali di cinta senese, (da cui ricavano preziosi salumi), del gregge di pecore, delle vacche di Razza Chianina, degli animali da cortile, della piccionaia, dell’allevamento di polli, fino ai campi a grano, a cereali e a foraggio. Podere Forte infatti non è solo una realtà vinicola. L’ingegnere ha rilevato il Podere Petrucci e ne ha fatto luogo d’elezione per recuperare la tradizione agricola e vitivinicola valdorciana e su una’estensione di 500 ettari (22 quelli vitati) applica l’antica idea di cortes romana: la fattoria polifunzionale dove uomo, piante e animali contribuiscono a creare un microcosmo integrato, autosufficiente e sostenibile. Si producono vini, olio extravergine di oliva, miele e frumento. A completamento della biodiversità, il Podere ha introdotto l’allevamento di cinte senesi (suino tipico della Toscana), vacche chianine, pecore di razza Suffolk, oltre a varie specie di animali da cortile, tutte nutrite con foraggio e semi di origine biodinamica.
Il sogno di Pasquale Forte ha inizio a metà degli anni '90. “Mi sono perdutamente innamorato di quest’area – racconta – in cui ho deciso di fare grandi vini e di fare del mio meglio per migliorarla. Per raggiungere l’obiettivo, bisogna fare molte operazioni manuali sulla terra e abbiamo tirato fuori le parcelle migliori avvalendoci di diversi ingegneri. Questo mi ha permesso di scoprire i suoli adatti per la vite e quelli adatti per i seminativi. Bisogna sempre ricordare che la varietà del suolo è la base da cui partire. Mi definisco un umanista. E la mia filosofia di produzione è impostata sugli insegnamenti antroposofici di Rudolf Steiner, si basa su principi universali come quelli della correttezza e del rispetto. L’agricoltura biodinamica è un modo di essere, di osservare, di lavorare la terra. Lo scopo non è quello di lasciare fare la terra, ma di aiutarla. I tre principi della biodinamica sono: mantenere la fertilità del suolo; rendere sane le piante perché resistano alle malattie e ai parassiti; produrre alimenti di qualità per la salute degli umani”. Pasquale Forte è al contempo imprenditore, agricoltore, enologo, inventore e soprattutto un sognatore che anno dopo anno, dalla fine del secolo scorso, è riuscito a realizzare i suoi sogni. I vini? Una scommessa vinta, con tre etichette (Petrucci Orcia Doc, Guardavigna Toscana Igt e Petruccino Orcia Doc). Tre vini biologici e biodinamici che esprimono pienamente la filosofia e lo stile enologico. “Ho cercato di recuperare l’essenza della Toscana portando all’eccellenza il vitigno autoctono della Val d’Orcia, il Sangiovese e cimentandomi senza preconcetti con i grandi blend bordolesi”, afferma.
Insomma la storia di Pasquale Forte è davvero quella di un sognatore, nato in Calabria e innamorato della Toscana. Ma la Calabria? Gli chiediamo se non abbia malinconia per le potenzialità forse ancora poco espresse dalla regione del Sud. “La mia famiglia si è trasferita al Nord negli anni '60. E questo ha plasmato il mio modo di essere; di questa terra ho assorbito i caratteri laboriosi; la Toscana evoca in me la storia del Rinascimento, l’arte e la bellezza di ogni piccolo borgo. Non è mutata mai nel corso di questi anni. Qui c’è una grande attenzione al territorio e la sua bellezza è intatta. Ma la Calabria ha forti potenzialità non sviluppate”. Investirebbe in Calabria?, gli chiediamo. “Sì, lo farei, anzi se mi capiterà di investire nella mia terra di origine lo farò”, afferma. “Oggi in Calabria c’è un nuovo vento di primavera. E si stanno esprimendo ottimi prodotti”. Il Vinitaly? “Ci saremo. La fiera di Verona è condivisione e occasione per ricevere gli amici di sempre”, conclude.