(Kuaska)
di Davide Visiello
Sono state animate e approfondite le due lezioni tenute a Palermo da Lorenzo “Kuaska” Dabove in occasione del corso di degustazione di birre organizzato dal Kuaska Instituut e dall’Associazione Hombrewers Siciliani.
Approfittando di un momento di pausa, abbiamo citato a Lorenzo alcuni dei suoi autori e artisti preferiti, ascoltando bene le sue risposte.
‘Sceglierei in qualunque momento di essere un poeta e vivere di astuzia e birra (Dylan Thomas). Che rapporto hai con la poesia, con l’astuzia e con la birra?
“Con l’astuzia non ho nessun rapporto, non la uso mai. La birra invece invade la mia vita, ma è grazie a lei che non sono indifferente alla gente: l’indifferenza è terribile, meglio essere odiati che essere indifferenti al prossimo. Ovviamente c’è un rovescio della medaglia, occuparmi a tempo pienissimo di birra limita il mio tempo libero e soprattutto mi fa trascurare clamorosamente il lato creativo e artistico: prima di scrivere una poesia, ho bisogno di tempo per immagazzinare impressioni, sensazioni, pensieri. Mi piacerebbe anche scrivere racconti”.
‘I veri intenditori non bevono vino. Degustano segreti' (Salvador Dalì). Quali sono invece i segreti delle birre?
“Con l’esperienza, mi sono accorto che i segreti delle birre non sono chiusi in uno scrigno, non sono da cercare, ma sono loro che col tempo vengono a me e si lasciano svelare, per questo mi definisco un degustatore “seduto”. E, comunque, i segreti delle birre sono pure le persone che le fanno”.
Cos’è una degustazione “Open Mind”?
“È una degustazione avanzata che segue quella canonica. Ti sdrai virtualmente sul lettino dello psicologo e, odorando o bevendo una birra, rivivi i tuoi ricordi recenti o, ancor più, ancestrali: il contenuto del bicchiere diventa il tuo analista”.
‘La scienza del cuore non è ancora nata, ciascuno la inventa come vuole (E. Montale). Anche nella valutazione di un prodotto birrario, le sensazioni personali e umane possono predominare sulla razionalità e sulla capacità analitica del degustatore?
“Indubbiamente sì. Nessuno vuole ammetterlo, ma dobbiamo piegarci a questo fattore fisiologico cercando in tutti i modi di limitarlo. È importante ridimensionare anche un’altra “brutta bestia” nella degustazione: la suggestione. Se io affermassi a una platea che in una birra c’è un sentore di melograno, tutti sentirebbero il profumo di melograno. Suggestioni e personali discriminazioni involontarie vivono, si possono ridurre con l’esperienza, ma fanno parte dell’essere”.
‘È iniquo obbedire a leggi inique (Luigi Veronelli). Quanto fanno le istituzioni in favore della birra italiana?
“Le istituzioni fanno il grave errore di non mettere a capo di ogni settore un esperto nel campo specifico. Mi piace questa affermazione di Veronelli, ho avuto la fortuna di conoscerlo negli ultimi anni della sua vita e, una volta, in un articolo ci definirono “i due anarchici della birra e del vino”. All’epoca ero molto giovane e fu per me un grande onore essere associato ad un personaggio così importante. Del resto, l’aggettivo “anarchico” mi accompagna da sempre”.
C’è un paese virtuoso dove le istituzioni rispettano il lavoro dei birrifici?
“Grazie al lavoro di Charlie Papazian, presidente della Brewers Association, oggi gli Stati Uniti d’America possono essere considerati un paese virtuoso per le birre di qualità. Charlie, in breve tempo, ha ricucito gap, ha fatto cambiare mentalità, ha portato a una percentuale altissima la fetta di mercato delle birre artigianali, ha permesso ai birrai di essere influenti nell’amministrazione dei vari stati. E poi, la marcia in più degli Americani, secondo me, è evidente già nel titolo del libro di Papazian: “The complete joy of Home Brewing”, la vera gioia di fare birra in casa. Gioia e piacere sono le mie parole. La degustazione della birra deve essere un piacere”.
Il ministro Kuaska cosa farebbe per la birra italiana?
“Per la birra italiana, io sono un leader, non potrei mai fare il ministro. Potrei essere solo Presidente del Consiglio”.
Allora, Presidente, proceda con le nomine dei ministri.
“Ok. Darei il Ministero degli Esteri a Valter Loverier (mastro birraio di Loverbeer, ndr), il Ministero dei Trasporti alla mia segretaria Anna Borrelli che organizza viaggi perfetti, il Ministero delle Pubbliche Relazioni assolutamente a Teo Musso (Azienda Baladin), Luigi “Schigi” D’Amelio (Birrificio Extraomnes) sarebbe un eccellente ministro degli Interni. Il Ministero dell’Agricoltura lo assegnerei a Riccardo Franzosi (Birrificio Montegioco), il Ministero degli Spettacoli a Renzo Losi (Birrificio Black Barrels) e quello dei Beni Culturali a Nicola Perra (Birrificio Artigianale Barley)”.
Quali sono, in ordine di qualità, i birrifici italiani che per ora hanno una marcia in più?
“Barley, Loverbeer, Montegioco, Extraomnes, e poi, a pari punti, Birra del Borgo, Baladin, Birrificio del Ducato, Foglie d’Erba e Birrificio Lariano. Una parentesi: la Xyauyù Baladin fa cadere i soffitti per quanto è buona”.
Le birre italiane, presenti già in diversi mercati del mondo, avranno la forza e la qualità di mantenere alti gli standard oltre confine?
“Valter Loverier, ad esempio, esporta l’ottanta per cento del prodotto. Le birre italiane sono già molto affermate nel mondo e sono in fase crescente: presto vedremo grandi cose”