Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
L'intervista

“Noi ristoratori stiamo vivendo un incubo. Il delivery ci può aiutare in questa fase”

10 Marzo 2020
antonio_cottone antonio_cottone

 

di Francesca Landolina

“Il commercio nel settore della ristorazione e del food & beverage in generale? In ginocchio. E in confusione. La situazione che ci investe è tragica, drammatica ma le decisioni prese necessarie, perché è in gioco la nostra salute, il nostro futuro e quello dei nostri figli”.

A parlare è Antonio Cottone, presidente dell’associazione pubblici esercizi – Fipe di Confcommercio Palermo, che riunisce ristoranti, pizzerie, bar, locali della movida e del food & beverage, un settore che tra città e provincia impiega oltre 8 mila lavoratori in circa 2 mila aziende. “C’è incertezza sul futuro, in questo momento – afferma -. Non sappiamo se dopo il 3 di aprile si potrà già ripartire, ce lo auguriamo, così come ci auguriamo che tutti seguano le direttive per venirne fuori il prima possibile, ma realisticamente questo periodo in cui siamo tutti sospesi potrebbe durare di più. Il contagio è una bestia di cui non conosciamo le forme né le evoluzioni”.

In Sicilia sono circa 25 mila i pubblici esercizi tra ristorazione, locali da ballo, stabilimenti balneari e tutto il comparto del food & beverage. Un terzo di questi, circa 8 mila, sono associati Fipe. A Palermo, si contano circa 7-8 mila attività, tra queste gli associati sono circa 1.500. “Siamo tutti investiti da quest’incubo. Chi ha subìto un maggior danno si trova nel centro storico, perché normalmente quella zona vive soprattutto di turismo. E subirà un ritardo nella ripresa, perché anche la programmazione dei viaggi turistici è rinviata. Probabilmente il ritorno dei turisti sarà stratificato nel tempo, ma ci vorrà tempo prima che torni alla normalità”. Si cerca, tuttavia, di correre ai ripari, almeno per quel che si può. “Ci stiamo difendendo con il delivery, cioè con le consegne a domicilio – prosegue -. Anche se questo mezzo è più alla portata delle pizzerie e delle burgherie per esempio. Per i ristoranti è più complesso. C’è chi rispettando la normativa, che prevede la distanza di 1 metro non solo da tavolo a tavolo ma anche da persona a persona (non tutti lo hanno ancora chiaro), prova a restare aperto fino alle 18 di sera, ma un buon 80 per cento ha scelto di chiudere. Sono scelte difficili, ma come fare se devi far fronte agli affitti del locale, alle spese varie e agli stipendi del personale? Magari, chi si trova in zone più commerciali può provarci e resistere”. E a proposito di affitti lancia un appello: “Il governo sta intervenendo con diverse misure per la sospensione dei pagamenti, di mutui, bollette e tributi. Ma in molti dimenticano e stanno dimenticando una voce di spesa importantissima nel settore, tra le più alte per noi: gli affitti, che dipendono dai privati i quali non sempre hanno la sensibilità, il senso etico e civico, che permetta loro di capire le difficoltà che vive chi ha una partita Iva. Tutti devono dare il loro contributo: Stato, noi cittadini, banche. Va chiesta una maggiore sensibilità ai proprietari degli immobili in affitto. Chi ha uno stipendio ed è meno intaccato da questa crisi si passi una mano sulla coscienza”, afferma.

Intanto l’associazione ha già avanzato delle richieste. “Al governo abbiamo chiesto la possibilità di ricorrere alla cassa integrazione, anche per quelle aziende con meno di 50 dipendenti, – afferma -. Chiediamo anche un chiarimento sul servizio da asporto, perché al momento funziona sì il delivery, ma prevede tre passaggi (pizzaiolo, driver, cliente). Si chiede di stare a casa, ma va specificato e chiarito che è possibile prendere una pizza, lì dove si rispettano le regole. Se così è. Si potrebbe in questo modo evitare e/o ridurre uno dei tre passaggi tra i contatti. E aspettiamo chiarimenti sulla sospensione dei dipendenti, che probabilmente saranno messi in ferie”.

Antonio Cottone è anche titolare, con i fratelli Roberto e Marcello, della pizzeria La Braciera di Palermo, con più punti vendita. “Per la nostra attività, La Braciera, metteremo in ferie i dipendenti, tranne i pizzaioli. Per fortuna il delivery ci aiuta e ci dà ossigeno. Almeno per gli affitti, le spese e le utenze. Oltre al nostro servizio a domicilio, ci appoggiamo a SocialFood Palermo. Alcuni miei ragazzi, che lavorano part time, li daremo in prestito proprio a SocialFood, cercando di dare loro una mano”. Mediamente, dice Cottone, La Braciera produce e vende circa 1.000 pizze a settimana. “Ieri, un lunedì, c’è stato un incremento del 50 per cento. Solitamente, il lunedì, vendiamo circa 50 – 70 pizze, solo per asporto, ieri ne abbiamo vendute 120 grazie al delivery. Ma pensiamo che da oggi i numeri cresceranno”. Si cerca di resistere, di non lasciarsi prendere dallo sconforto, pur in una situazione tragica per il settore. E si trova la forza di sperare e di pensare già alla ripresa. “Speriamo che tutto questo finisca presto e che rientri tutto nella normalità. Ci auguriamo che quando tutto sarà un lontano ricordo, si torni più forti di prima”, conclude.