(Nino Cambria)
di Francesca Landolina
Un Vinitaly che si conferma vincente per Nino Cambria, patron della cantina Cambria Vini di Furnari in provincia di Messina.
“Abbiamo iniziato la kermesse al meglio, perché alla conferenza di inaugurazione del Padiglione Sicilia, si è brindato con il nostro “Fin che venga”, metodo classico rosé da uve Nocera e abbiamo proseguito il Vinitaly con soddisfacenti incontri commerciali. I vini oggi sono apprezzati e percepisco il riconoscimento per il lavoro fatto con il Nocera, il nostro vitigno autoctono, ancora poco conosciuto. Abbiamo importatori importanti in Germania e negli Stati Uniti e molti accordi si sono consolidati proprio nei primi due giorni della fiera. I vini all’estero si trovano anche in California, in Giappone, in Florida, in Russia, in Belgio, in Francia, a New York – afferma Cambria – Le cose stanno cambiando. Fino agli anni ’90 siamo stati un po’ costretti ad aggredire i mercati esteri e il Giappone, dove siamo da circa 25 anni. Nell’ultimo periodo in questo paese c’è stato un calo, ma da circa 4 anni stiamo riprendendo benissimo. In più quest’anno abbiamo confermato la Cina come mercato con due importatori, ma c’è da dire che siamo comunque una cantina di nicchia, produciamo 130 mila bottiglie e le numeriamo. Penso che, date le condizioni commerciali che si sono create, nel 2019 accrescerò la produzione con l’obiettivo di arrivare a 250 mila bottiglie. Non di più. A maggio ci sarà un ampliamento perché 25 mila bottiglie sono state venute già al Vinitaly. Un anno particolare questo, per me, sono soddisfatto, perché abbiamo chiuso accordi con società di fama all’estero”.
La cantina del territorio di Furnari, estesa su 94 ettari di cui 25 vitati e 5 di uliveti, ha una lunga storia, iniziata nel 1864. Ma la vera svolta arriva con Nino Cambria e nel 2005, anno in cui cambia rotta e vira tutto sul Nocera, vitigno autoctono coltivato nel messinese e usato per la produzione del Mamertino. Fino al 2005 si producevano Nero d’Avola, Nerello Mascalese, Inzolia, Grecanico, Syrah, Chardonnay, poi un giorno, racconta il produttore, si trova davanti alla necessità di sistemare un vigneto e arriva l’intuizione assaggiando in vigna grappoli di uva, Nocera. Degustando si accorge delle potenzialità di quel vitigno, dei profumi e del gusto imponente di ciliegia e prugna. Così, mentre si lavora al disciplinare del Mamertino, inverte il suo progetto e investe tutto sul Nocera, fa certificare i cloni di Furnari e impianta. “Tutt’oggi il vigneto è un campo sperimentale perché il Nocera è tutto da scoprire. Inizio a produrlo in purezza. Ha un’alta gradazione alcolica e un’alta acidità, caratteristiche che lo rendono longevo. Unico nel suo genere, ha cinque punti di colore in più rispetto ad altri vitigni a bacca rossa. Siamo insomma davanti ad un prodotto tutto da gestire ed è una bella sfida”.
Cambria produce oggi più etichette con il Nocera. Si comincia con il cru, Mastro Nicola, Nocera in purezza delle colline furnaresi. Segue il Mamertino Giulio Cesare, con il 40 per cento di Nocera. In blend con il Syrah, nel Rosso del Levriero, con una percentuale del 50 per cento. In blend con il Nerello Mascalese, nel Masseria, (70 per cento Nocera), affinandolo per 4 mesi in barrique. C’è anche il Metodo Classico Rosè, Fin che venga, un progetto nato dalla consapevolezza dell’ottima acidità del vitigno messinese, coltivato a Furnari. Solo 2800 le bottiglie dell’annata 2015. Per chiudere in dolcezza con il Passito di Nocera Kio, nato nel 2018.
“Kio è nato perché è lo stesso vitigno a suggerirti cosa fare. Ha una buccia molto spessa e dunque mi ha fatto pensare alla possibilità di lasciarlo appassire. Matura fino a novembre, dopo la vendemmia viene steso sui cannizzi e vinificato in barrique per due anni. Un elisir da meditazione che accresce la sua sorprendente piacevolezza in abbinamento al cioccolato”, spiega. Sei in totale sono dunque le etichette in cui il Nocera è protagonista, mentre la restante parte della produzione include due vini da alloctoni in purezza (Syrah e Chardonnay) e i 4 vini tradizionali che mantengono la produzione di vitigni siciliani. Bazia Rosso, blend di Nero d’Avola e Nerello Mascalese, Bazia Bianco, blend di Grillo e Catarratto. Terre di Sicilia Nero d’avola e Terre di Sicilia Inzolia.
Oggi il mercato estero la fa da padrone per il 70 per cento ma nel 2018 sta crescendo il mercato italiano. “Siamo piccoli ma cerchiamo di fare sempre del meglio per mirare alla qualità. I vini ci sono e si producono sempre meglio. Non sono dell’idea che contino i numeri. Il mio impegno è quello di fare vini di qualità. La mia filosofia si traduce e sintetizza nelle tre T, Territorio, Tradizione, Tecnologia. Ho investito moltissimo nelle tecnologie, per migliorare i processi di vinificazione, lasciando integre le proprietà delle uve, senza stress, nel rispetto della natura. Coltiviamo in biologico e tutto il lavoro si fa in vigna, per il resto il nostro compito è preservare la qualità che ci regala la natura e per farlo occorre investire in tecnologie evolute”.