Christiane Neyrinck, (nella foto), presidente della Maison de France di Palermo, in occasione dell’evento Panelle & Champagne, racconta il rapporto dei francesi con lo champagne e parla dell’evoluzione dell’enogastronomia siciliana negli ultimi anni.
Cosa ne pensa dell’evento Panelle & Champagne?
E’ una manifestazione molto interessante. Trovo l’abbinamento molto gradevole, oltre che particolare: il cibo popolare, di strada, che incontra il prodotto d’élite per antonomasia, lo champagne. In più si ha la possibilità di conoscere e apprezzare diverse tipologie dello stesso e di trascorrere una serata piacevole, diversa.
Com’è il rapporto dei francesi con lo champagne, e com’è cambiato il suo consumo negli ultimi anni?
I francesi continuano ad amare lo Champagne e lo consumano a tutte le ore, proprio per le sue caratteristiche principali che ben si sposano con le varie interpretazioni culinarie.Lo champagne è sempre stato simbolo di eleganza e di raffinatezza. Se fino a dieci anni fa era un prodotto d’èlite, consumato solo per le grandi occasioni , negli ultimi anni si è per così dire democratizzato.Il suo consumo è anche cambiato perché la scelta era limitata a pochi prodotti, e, conseguentemente il costo era elevato. Oggi invece grazie ad una maggiore competitività, e ad una vasta gamma di prodotti disponibili sul mercato, è possibile degustarlo in varie occasioni e molte più persone lo preferiscono al classico bicchiere di vino.
Sicuramente Lei da francese beve champagne, qual è il suo preferito e a che cosa lo abbina?
Sono un’appassionata di champagne, ma di quello buono. Per me una buona coppa di champagne, come ho detto prima, è un vino a tutto pasto, lo trovo ottimo in abbinamento con primi piatti a base di pesce, ma anche a vari tipi di antipasto, ottimo anche coi crostacei.
Sappiamo che vive a Palermo da circa trent’anni. Com’è cambiata l’idea di intendere l’enogastronomia, e soprattutto, come si mangia a Palermo?
Sicuramente, sono stati fatti molti passi avanti nel modo di intendere la ristorazione. La cucina tradizionale siciliana è ottima, ma senza grandi sorprese. A parer mio, ci vorrebbe una maggiore ricercatezza nella realizzazione dei piatti, una maggiore varietà di proposte capaci di stuzzicare maggiormente i palati più esigenti, con interpretazioni più fantasiose. Inoltre la cucina dovrebbe essere più aperta all’internazionalizzazione: ciò che manca, infatti, è una buona cucina internazionale, bisognerebbe essere un po’ più aperti in questo senso. Per il resto, rimango una ghiotta di pasta, e delle molteplici varietà che si possono gustare nei ristoranti palermitani.
Maria Antonietta Pioppo