di Marco Sciarrini
Ci avviciniamo alla Pasqua ed uno dei prodotti per occasioni speciali che è lo Champagne non poteva essere trascurato.
Ne parliamo con Stéphane Revol, Amministratore Delegato della Maison Comte de Montaigne. Che fa una premessa: “Voglio rappresentare la mia vicinanza agli amici italiani ai quali sono unito e solidale in questo periodo nero, con la speranza che questa guerra finisca presto. E’ una guerra che sta colpendo persone ed aziende e devo anche ammettere che, oltre ad essere preoccupato per la salute di tutti, ho anche il pensiero per la prospettiva della vendemmia di fine agosto. Ho 120 operai provenienti dalla Polonia e che si devono occupare della vigna che sono fermi per i divieti di spostarsi e non so fino a quando il divieto di spostarsi durerà. Ho sentito proprio questa mattina anche degli amici del Piemonte che sono preoccupati anche loro per gli stessi motivi”.
Monsieur Revol tornando alla Maison ci vuole raccontare la sua storia?
“La storia della maison è legata alla storia dello Champagne. La Regione dello Champagne come tutti sanno è ad est di Parigi, si divide in due grandi Dipartimenti La Marne con capoluogo Reims e l’Aube con capoluogo Troyes. In Champagne ci sono 7 tipologie di vitigni, 3 molto famosi che sono lo Chardonnay, Pinot Noir ed il Pinot Meunier, nessuno di questi nasce in questa regione. Nel 13° secolo i Comte de Champagne partono per le Crociate e al loro ritorno, passando da Cipro, riportano due cose, una gemma di un vitigno e la rosa di Damasco. Le riportano nell’Aube a Troyes allora capitale dello Champagne, e fanno piantare questo vitigno sulle terre del Comte de Montaigne con una rosa davanti ad ogni filare. Gli abitanti della Marne nascono come mercanti non hanno un chicco d’uva in quel tempo, tutta l’uva è nell’Aube. Quindi gli abitanti della Marne comprano l’uva per poi fare il vino, non sono produttori. Per tanti, ed anche questi motivi, nasce una guerra tra i due dipartimenti e purtroppo l’Aube soccombe, e come in tutte le guerre che si rispettino, i vincitori si portano via il meglio, e con esso anche il vino, diventando i primi a venderlo in Francia. E per evitare che l’Aube potesse produrre l’autentico Champagne, e per più di sei secoli, fu proibito all’Aube di utilizzare la denominazione di “Champagne”. Questo accade fino al 1903 quando arriva la fillossera che si porterà via tutte le piante. A quel punto dopo la ripresa anche gli abitanti dell’Aube iniziano a commerciare il proprio prodotto con l’imbottigliamento. Quindi da un punto di vista della storia lo Champagne nasce nell’Aube, anche se commercialmente la Marne dei grandi marchi arriva prima. Il centro storico della città di Troyes è noto come “le Cœur de Troyes”, che ha la forma esatta di un tappo di champagne (“Bouchon de Champagne”) e su ogni palazzo del 13° secolo sono rappresentati dei grappoli d’uva e immagini riferiti all’allevamento della vigna. Devo raccontare che forse, Comte de Montaigne era il segno del mio destino. Nella nostra chiesa di Santa Maddalena a Troyes a 12 anni andando con mio padre mi accorgo di una vetrata molto bella e ne rimango affascinato, chiedo quindi a mio papà cosa è questa vetrata? E lui mi dice che è la rappresentazione della consegna da parte del Comte de Champagne delle gemme di Chardonnay all’Arcivescovo. Da qui quindi la rivendicazione da parte di questa Regione e della Maison sull’effettiva storicità dell’origine dello Champagne. La Maison Comte de Montaigne, ambisce ad essere ambasciatrice dell’autentico Champagne dell’Aube”.
(La vetrata a Santa Maddalena a Troyes)
Ci sono dei passaggi speciali che vuole raccontare delle fasi del ciclo produttivo?
“Fare lo Champagne è complicatissimo. Ogni Maison ha uno stile. Dobbiamo giudicare un produttore sul suo vino base, e non su un vintage dove si lavora sulla annata migliori. Noi mettiamo il vino prima del mercato. Il vino per arrivare al suo apogeo ha necessità di tempi, noi dobbiamo rispettare i tempi. Sul nostro prodotto base attendiamo 55 mesi tra il momento della vendemmia a quando la bottiglia esce dalla cantina, contro i 19 mesi del prodotto base di altri, questa è la grande differenza. Tre sono i fattori che si troveranno in tutte le nostre cuvée: la golosità, la complessità, e l’eleganza. Partendo dalla vendemmia lavoriamo 40 ettari in cui ci sono 80 parcelle da lavorare che vengono raccolte e pressate ciascuna separatamente, ci sono quindi 80 silos a temperatura controllata con 80 vini diversi. Perchè facciamo questo? Perchè ogni parcella ha caratteristiche diverse dovute all’esposizione, alla lontananza dal fiume, all’altezza delle vigne, al rapporto della tipologia del terroir, tutte queste caratteristiche fanno la differenza poi in bottiglia. Noi facciamo del giardinaggio, ci prendiamo cura delle nostre vigne come se fossero il giardino di casa. Questo prodotto Premium ha dei costi come si può immaginare. Ci vogliono 3 mesi di assemblage per poter capire la direzione del vino, 48 mesi sui lieviti per avere la complessità, 3 mesi di remuage per avere l’eleganza e un ulteriore mese di riposo dopo aver fatto il degorgement. Quindi sono 55 mesi, contro i rituali 19, che fanno la differenza. Il nostro Champagne deve parlare al naso e alla bocca del nostro cliente”.
Da un punto di vista della sostenibilità l’azienda ha degli accorgimenti?
“La Maison non è solo storia e tradizione. In un momento nel quale i cambiamenti climatici cambiano le nostre abitudini, cambiano anche quelle della natura, ora si vendemmia quasi un mese prima di venti anni fa, ed allora le aziende devono, ciascuna nel proprio interno, trovare degli accorgimenti. Noi ad esempio ci siamo posti l’obiettivo di avere imballaggi ecosostenibili. Il disciplinare prevede di poter effettuare tre trattamenti, noi non ne facciamo alcuno, a meno che non sia proprio necessario, non interveniamo in modo assoluto con trattamenti preventivi. Per contrastare gli effetti nocivi del gelo sui vitigni, la Maison non usa gas per scaldare la vigna, ma semplice acqua, che avendo una temperatura di congelamento di zero gradi, viene irrorata sulle gemme, che altrimenti gelerebbero a meno 2 gradi, per proteggerle. Non usiamo fare fuochi intorno alle vigne per non far gelare”.
(I vigneti della Maison Comte de Montaigne)
Negli ultimi tempi avete potenziato l’e-commerce con una nuova piattaforma di vendita online, anche per combattere la crisi…
“Sì, stiamo potenziato il nostro e-commerce su grande richiesta dei nostri clienti, in 20 giorni siamo riusciti a mettere in piedi questa piattaforma soltanto per l’Europa, 24 paesi, con consegna in 24 ore abbattendo le barriere, e non addebitando spese di spedizione per chi ordina almeno 6 bottiglie”.
L’Italia rappresenta un mercato strategico per Comte de Montaigne?
“Sicuramente si, l’italiano ama il bello e questo per una Maison Premium è importante. I dati di mercato confermano come l’italiano non guardi solo al prezzo quando deve acquistare, l’Italia è il settimo mercato per volume di bottiglie, mentre in valore è il quinto mercato al mondo. Le nostre cuvée sono cinque: Brut, Extra Brut, Rosé, Blanc de Blancs e Cuvée Speciale, esclusi i Vintage”.
Quali sono i progetti futuri?
“Uno dei progetti è quello di poter portare i prodotti Vintage per la fine di aprile in Italia, l’altro è un grande progetto in fase di elaborazione e che vedrà la luce probabilmente entro fine anno, ma che non voglio ancora svelare perchè è molto complicato per quanto importante. Vorrei concludere augurando a tutti gli amici Italiani una buona Pasqua con la speranza di poterci vedere presto magari brindando con un calice dei nostri Champagne”.