di Dario La Rosa
Classe, sobrietà, eleganza: in tre parole alcune delle qualità che custodisce quella che potremmo definire la donna che porta in giro per il mondo il vino italiano.
Silvana Ballotta, spieghi che lavoro fa a chi non la conosce già e a chi si avvicina al complesso mondo dell’export vitivinicolo.
“In due parole aiutiamo le imprese del vino ad affrontare i mercati esteri, ci occupiamo di posizionamento, di verificare sul mercato le effettive possibilità, e ci occupiamo dei contributi comunitari per la promozione delle aziende che si affacciano su un mercato estero”.
Ci viene in mente una curiosità. Oltre ai grandi marchi, in Italia stanno sorgendo tante nuove micro aziende che spesso puntano proprio all’estero pensando che lì la qualità viene ripagata al giusto prezzo. Che percorso vede per questi giovani imprenditori?
“Per andare all’estero servono strutture e risorse importanti. Ci sono tante cantine piccolissime che magari sono interessate ma che devono strutturarsi e spesso non vale la pena sotto il profilo economico. Bisogna anche comprendere che un conto è dire la Svizzera, altro ad esempio la Cina. Serve grande organizzazione. L’export che fa numeri non è per tutti ma va bene così, perché ognuno trae il suo beneficio. Non è necessario fare tutto e tutti allo stesso modo. Una piccola azienda che si trova di fianco ad una grande che magari fa incoming dall’estero può già essere un ottimo canale”.
Come vede i mercati nel prossimo futuro alla luce di ciò che sta avvenendo in giro per il mondo?
“Ci sono grandi criticità, ma ci sono sempre state da quando ho iniziato. L’abilità dell’imprenditore fa si che possano essere osservate e superate. Abbiamo mille domande sui prezzi e le forniture ma vivendo e facendo le gestiremo. Sono ottimista di natura”.
Non a caso ha una scuola del vino a Shangai, come sta andando lì?
“In Cina la politica da zero contagi è molto pesante, soprattutto in una città in cui la dinamicità è all’ordine del giorno, come Shanghai. Adesso infatti lavoriamo su Canton dove ci sono meno chiusure. C’è stata una prima fiera e siamo andati a vedere. L’Italia era poco rappresentata. Bisogna anche osservare come lì va un pubblico meno preparato che a Shanghai. La scuola, in questo senso, può dare un aiuto sul buon bere. A Shanghai siamo fermi sino a nuovi risvolti”.
Quale sarà secondo lei il prossimo Paese che conquisterà l’Italia sotto il profilo enologico?
“Le ultime analisi ci dimostrano che i Paesi più importanti restano sempre Stati Uniti e Canada. La Cina è sempre interessante e sta al terzo posto. Diventa mercato importante per chi fa investimenti importanti nel tempo”.
Qui entra allora in gioco il saper comunicare il vino agli stranieri. Noi Italiani sappiamo farlo nel modo giusto?
“Non lo sappiamo comunicare molto. Va capito che i consumatori non sono sempre eruditi, non conoscono e non sanno delle tecniche o dei vitigni ricercati. Inutile andare avanti su argomenti molto tecnici”.
Ricetta da tenere a mente?
“Bisogna tornare a cose utili per tutti, come alcune che vedo in giro per il mondo come in Cile o Nuova Zelanda, dove le informazioni sono veicolate anche con cartoni animati per adulti o con simpatiche figurine. Si deve tornare ad una comunicazione che possa essere compresa da tutti”.
Lavoro continuo, dunque. Ma le sue vacanze? Ci racconti la sua estate.
“Il caldo pesante di Firenze mi ha sfiancata, siamo rimasti a lavoro fino al 12 agosto per le scadenze. Poi sono stata in montagna, a Cortina d’Ampezzo, perché cerco fresco, colore e verde. Adesso andrò anche al mare”.
Porterà dei libri con sé? Quali?
“Due libri: L’uccello che girava le viti del mondo di Murakami e poi Allegra Gucci, Fine dei giochi, sulla dinastia della famiglia”.
Concludiamo con un brindisi. Cosa beve in questo periodo?
“Ho bevuto champagne di nicchia molto interessanti. In Italia un grande Tignanello, ma la verità è che quando sono fuori se non ci sono motivi particolari non bevo. Preferisco sperimentare, però, come mi è capitato con un Trento Doc 2010 che era ottimo nonostante gli anni”.
L’ESTATE DI FRANCESCO LIANTONIO>
L’ESTATE DI GIUSEPPE DI GAETANO>