di Dario La Rosa
Se c’è una cosa che non manca in cucina, quelli sono i colori.
Gli stessi ingredienti che rendono il cuore di Giusi Battaglia allegro e variegato come una sporta carica di cose buone da mettere nel piatto. Sarà forse per questo, ma è certo che a “Giusina in cucina” il carisma non manca di certo.
Da dove si prende tutto questa energia? Forse da una buona dose di vacanze estive? Raccontaci la tua estate.
“Dopo anni che non lo facevo sono tornata a fare le vacanze in Sicilia. Sono stato due mesi, anche perché perché ho registrato un programma sui bar siciliani che andrà a ottobre su Food Network. Sono stata a Cefalù che rappresenta la mia infanzia. Da bambina avevamo una casa lì e ritornare è stato come rivivere quegli anni felici. Sono stata bene e ho cucinato tanto, la cucina è stata sempre aperta nonostante la vacanza”.
Giusina in cucina è ormai un “must”, che progetti ci sono nel prossimo futuro?
“Con Giusina si continua sempre. Riprenderò il 17 settembre e registrerò le ultime puntate per chiudere l’intero anno. Nel frattempo, a ottobre, uscirà il mio nuovo libro. Il primo è andato molto bene e quindi è giusto proseguire su questa strada. Contemporaneamente non ho mai smesso di fare i lavori di ufficio stampa, al momento riesco a organizzarmi”.
Ecco, parlavi della stampa. Magari qualcuno non sa che sei una giornalista. Da dove è iniziato tutto? Raccontaci la tua prima emozione professionale.
“La prima grande emozione è arrivata quando ho fatto il primo articolo sul Giornale di Sicilia, 80 righe per raccontare una campionessa di lancio del martello, Maria Lombardo. Si pensava potesse fare il titolo europeo e ci riuscì. L’articolo ebbe anche il richiamo in prima pagina. Ai tempi, eravamo a metà anni ’90, non c’era internet quindi quando mi dissero “lancio del martello” andai a cercare nell’enciclopedia perché di questo sport non ne conoscevo i dettagli. Poi ricordo con grande piacere il Windsurf World Festival, fra le esperienze professionali più belle della mia vita. Devo tutto alle mie esperienze siciliane”.
Cosa vuole essere diventata ormai un personaggio televisivo famoso?
“La mia vita è rimasta quella di sempre, solo un po’ più piena e impegnata. La cosa nuova è essere fermata per la strada, fare le foto, firmare gli autografi. È una cosa che ancora non comprendo come possa essere successa, proprio a me. È una sensazione molto bella, mi imbarazzo molto, ma sono felice quando la gente mi dice che seguirmi in tv, gli dona gioia, serenità. È la cosa più bella che poteva capitarmi”.
Che definizione daresti della Sicilia? Cosa ti porti in giro dell’essere siciliana?
“La Sicilia è un brand fortissimo, con grandissime potenzialità spesso inespresse. Quando mi chiedono come mi spiego il successo del mio progetto, dico sempre che la chiave sta lì, nella Sicilia. Poi io ci metto del mio a modo mio, ma parto da una base molto solida. Dell’isola mi porto in giro la sua energia, la sua cultura che ho virato in modo imprescindibile sul cibo. Ogni piatto che racconto è un pezzo di vita, del nostro passato, storico e personale. Una cosa che per me è alla base del mio percorso. Sono fiera, ecco”.
Torniamo al cibo, tre pietanze per descrivere la tua estate siciliana.
“L’estate in tre piatti, vediamo. La Faccia di vecchia che è un lievitato, una parmigiana a modo mio e la pasta con i tenerumi”.
Per cucinare ci vogliono buoni ingredienti. Qual è secondo te il miglior modo di fare la spesa?
“Fare bene la spesa è ormai diventato un lavoro. Io ho l’abitudine di girare più posti o andare qui o lì in base a cosa devo prendere. Questo ha un costo me ne rendo conto, se vai al discount hai scarsa qualità e mangi lo stesso. Io non ho mai risparmiato sulle materie prime. Mangiare male fa venire malattie, quindi cerco di girare, sperimentare, vado nei mercati per la frutta. A Palermo ci sono i mercati dove trovi cose ancora genuine e mi mancava un tuffo proprio in queste atmosfere. A Milano, ad esempio, questa dimensione manca. Sul cibo, però, bisogna pretendere qualità e bisogna prendere roba fresca italiana. Non si dovrebbero acquistare alimenti che sono solo belli da vedere anche se molti ne sono attratti”.
Abbiamo fatto la spesa, chiudiamo andando in cucina. Un tuo pensiero su ciò che rappresenta.
“Io vengo da una famiglia in cui il cibo è stato elemento aggregante. Tutti amavano cucinare. Mia madre è stata il mio mentore, mi faceva pasticciare in cucina sin da bambina. Anche i miei fratelli infatti sono bravi ai fornelli. Ho portato questo bagaglio nel cassetto fino a quando non è diventato un lavoro quindi vivo questa dimensione con grande orgoglio ma anche con assoluto rigore e responsabilità”.
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