Ampelio Bucci è il re del Verdicchio. Lui, vignaiolo all'antica, umile, uno di quelli che lo trovate più tra le vigne che in ufficio, mantiene sempre la sua modestia.
Affabile, gentile, mai una parola fuori posto, è il primo produttore di vini selezionato per una nostra mini-rubrica che racconterà l'estate di alcuni personaggi di spicco del panorama agro-alimentate italiano. Il debutto, quindi, affidato ad un personaggio noto non solo nelle Marche, ma in tutto il mondo.
Da Milano (“la mia casa”) alla sua cantina ci sono 3,5 ore di treno. “Faccio sempre la spola – racconta Bucci – perchè a Milano ho la possibilità di incontrare i distributori italiani ed esteri”. Insomma da una pausa di lavoro ad un altro lavoro. “Milano è il centro di tutto il commercio”, racconta Bucci.
Com'è iniziata la sua estate?
“Beh, a dire il vero ancora non è iniziata. Ma sto sbrigando delle ultime faccende prima di andare in vacanza. Quella vera però. Andrò due settimane in Liguria con mia moglie ad agosto”
Come stanno le Marche in questo momento? Hanno superato il dramma del terremoto? E dal punto di vista turistico?
“Le Marche sono già declinate al plurale. Questo dà il senso di come la regione, in realtà, sia espressione di 4 realtà diverse, tante quante sono le province. Stanno benissimo. Con i terremoti ci abbiamo sempre convissuti. La mia cantina è in una zona che, a memoria, non ricorda terremoti drammatici, che invece hanno esasperato e fatto piangere le popolazioni del Sud. Noi siamo vicini alla costa. Una sorta di continuum con la Romagna. Qui c'è Senigallia ed un turismo, passatemi il termine, molto popolare, da spiaggia. Soprattutto tedeschi. C'è molta cultura del'accoglienza, ma sarebbe importante “spingere” questo turismo verso l'interno della regione, frequentata solo in occasione di sagre. La costa attira molto e noi beneficiamo di questo successo, perché siamo a 15 munuti di strada dalle spiagge. E poi sulla costa ci sono due ristoranti bistellati (Uliassi e Madonnina del Pescatore, ndr) che ci portano in cantina un certo tipo di turismo”.
E lei come presenta il suo vino ai turisti e ai winelover?
“Spiego subito loro che il nostro non è un Verdicchio comune. Come quello che si faceva oltre 50 anni fa. Noi facciamo un Classico e una Riserva. E se per la Riserva ogni anno il vino è espressione dell'annata, per il Classico cerchiamo sempre di mantenere anno dopo anno lo stesso stile. Lo facciamo con un lavoro incredibile di assemblaggio in cantina delle nostre uve che provengono da sei diversi vigneti, diversi per età, altitudine ed esposizione. Lavoriamo, insieme a Giorgio Grai guardando le uve, assaggiandole, cercando di fare vini che non si differenzino mai anno dopo anno. Un lavoro certosino che ci ha permessi di essere riconosciuti nel mondo”.
Come sarà questa vendemmia del 2017?
“Complessa. Il caldo e la siccità ci stanno creando parecchi grattacapi. Ma cerchiamo di intervenire in vigna per evitare la maggiore esposizione possibile al sole delle uve. Copriamo i nostri vigneti con del “cappelli” limitando l'esposizione ai raggi solari. Qualche giorno fa ha piovuto e anche grandinato. Per fortuna senza creare danni. Ora scruto il cielo. Se dovesse piovere potrebbe rivelarsi un'annata interessante. Il problema è non far aumentare il grado alcolico delle uve. Ecco perché abbiamo anche aumentato la produzione di grappoli nelle piante che sottraggono linfa e che diminuiscono la presenza di alcol”.
Il viaggio che vorrebbe fare?
“Vorrei ritornare in India. E fare di nuovo tappa anche in Myanmar. Due luoghi che mi hanno conquistato. In tutto e per tutto”.
La sua ultima bevuta che ricorda piacevolmente?
“Premetto che sono uno che beve molto poco. Ma ricordo con piacere una spumante che ho bevuto qualche giorno fa. Mi è stato regalato dalla cantina altoatesina Arunda Sektkellerei che si trova a Meltina in provincia di Bolzano. Loro fanno 5 etichette e sono davvero tutte una più buona dell'altra. Anche se, a dire la verità, al gusto mi sembrano tutte molti simili. Ma si tratta di spumanti molto buoni che consiglio”.
G.V.