(Alessandro Scorsone e Paolo Fiorini)
di Maristella Vita
In Italia in molti producono “bollicine”, un trend in crescita grazie alle dinamiche favorevoli della moda del momento; vini bianchi e spumanti in particolare vanno alla grande su tutti i mercati, spinti da nuove abitudini come quello degli Aperitivi e del Prosecco.
In testa alle vendite degli sparkling wine ci sono infatti in Italia il Prosecco, seguito dal Franciacorta, Trento Doc, Conegliano-Valdobbiadene Docg. Tra i primi si colloca anche il Lessini Durello Doc, spumante che nasce in collina che si trova tra Verona e Vicenza, a nord di Soave, in Lessinia appunto, da un vitigno autoctono, l’uva “durella”; quasi una Cenerentola di fronte a questi colossi, che però silenziosamente, ma con grande fierezza, si confronta con i mostri sacri della bollicina italiana e mondiale. Andiamo quindi a conoscere meglio questo vino, e lo facciamo con il Presidente del Consorzio, Paolo Fiorini, eletto a marzo scorso per il biennio 2019-2021. Fiorini, enologo ed agronomo, è il responsabile tecnico della Cantina di Soave, al momento della nomina aveva ribadito la volontà di portare avanti le scelte assunte dalla presidenza precedente che si era fatta promotrice della storica scelta di distinguere il Lessini Durello Metodo Italiano dal Monti Lessini Metodo Classico.
Presidente ci dica anzitutto il perché di questo successo?
“Quella del Monti Lessini e del Lessini Durello è una storia che affonda le sue radici in un passato lontano; ed è quella di un legame tra un’uva, la Durella, vitigno antico e autoctono, e il suo territorio, con la perfetta sintonia tra vitigno e i fattori termici, idrici, pedologici e colturali; alta collina e suoli prevalentemente di origine basaltica definiscono dei vini molto caratteristici”.
Ci parli della Durella.
“Quest’uva dalle origini lontanissime è la chiave dell’unicità del nostro spumante, che si presta ai vari metodi di spumantizzazione. Infatti con la nuova modifica dei disciplinari di produzione abbiamo ora due Doc dedicate distinte: il “Lessini Durello”, cioè il metodo italiano (o charmat) ottenuto esclusivamente con la rifermentazione in autoclave; e il “Monti Lessini” ottenuto con rifermentazione in bottiglia (metodo classico) con una permanenza sui lieviti per almeno 24 mesi; dai 36 mesi potrà fregiarsi della menzione riserva”.
Le differenze?
“Il Durello spumante nasce da un uvaggio che prevede un minimo di 85% di uva Durella, con possibili aggiunte di Chardonnay, Garganega, Pinot Bianco e Pinot Nero. L’alta percentuale di acidità totale lo rende ideale a ciò. In entrambi è comunque, la freschezza e la caratteristica persistenza olfattiva, a definire fortemente l’identità. Più fruttato e fragrante il primo; più strutturato, pastoso e complesso il secondo, che può arrivare anche oltre i dieci anni di affinamento”.
Presidente, parliamo ora del Consorzio…
“Il territorio del Lessini Durello non è grande, si estende su 375 ettari sulle colline tra le provincie di Verona e Vicenza. Il 73% della superficie vitata si trova in provincia di Verona. Nel 2018 sono state imbottigliate (sboccate nel caso del metodo classico) quasi 1 milione di bottiglie, di cui il 10% è a metodo classico. Stimiamo che sull’intera produzione sia in catasta circa il 30% a metodo classico”.
E riguardo ai soci?
“Attualmente il Consorzio è composto da 35 soci che rappresentano il 91% dell'intera produzione di vino imbottigliato”.
Dove si beve il Durello?
“La gran parte del prodotto è venduto e apprezzato in Italia. Non esportiamo molto a dire il vero, per ora. Soprattutto negli Stati Uniti, Germania e Giappone”.