Bruce Chatwin
Il tema è di bruciante attualità.
Agosto è il mese delle vacanze per antonomasia. E con le vacanze ci sono viaggi, l'evasione e la convivialità, tutti strumenti che si legano in modo indissolubile anche ad un calice di vino di qualità. Ad evocare questa immagine, come viatico per rappresentare il mondo di Bacco, è Dario Cartabellotta, dirigente generale dell’Assessorato delle risorse agricole e alimentari e direttore dell'Istituto Regionale Vini e Olii di Sicilia, alla vigilia della manifestazione Paese di Vino che si tiene dal 29 al 2 agosto a Castelbuono, sulle Madonie, in provincia di Palermo, l’evento che ogni anno mette insieme produttori e appassionati di vino. Cartabellotta non lo cita ma certamente uno scrittore come Bruce Chatwin, che ha fatto diventare il viaggio una sorta di metafora della vita, sarebbe d’accordo con l’idea del vino come veicolo di suggestione per viaggi ed emozioni.
Perché legare al vino il viaggio?
“Il viaggio è un modo di usare il tempo libero per soddisfare un’ampia gamma di bisogni: il recupero e la rigenerazione, la compensazione e l’integrazione sociale, la fuga, la comunicazione, l’apertura della mente, la libertà e l’autodeterminazione, l’autorealizzazione e la felicità”.
Il vino, così come il viaggio, è un itinerario che si snoda tra culture e territori, possiamo definirlo il portatore per antonomasia di un modello sano di vita?
“Come simbolo culturale saldamente radicato nella vita in Europa, il ruolo del vino si è evoluto nel tempo, diventando, da importante fonte di nutrimento ad un completamento culturale dell'alimentazione e della convivialitá compatibile con uno stile di vita sano. Anche l’arte della viticoltura è evoluta, ma un principio che è rimasto inalterato è il modo tradizionale europeo di presentare e comunicare il vino, un modo che consiste nel porre l’accento sulle origini, sul patrimonio vitivinicolo. Di conseguenza, il vino tende a essere associato alla gastronomia, alla storia, ai prodotti locali di qualità e ad ambienti sociali qualificati. Come tale, malgrado le disparità nei modelli di consumo in tutta l’Unione Europea, quella di un consumo moderato resta la norma generale, e vi è soltanto una minoranza di individui che beve vino in maniera scorretta. L’apprezzamento del vino sul piano culturale da parte degli europei riflette la diversità di esperienze, di savoir-vivre e di abitudini culinarie in Europa. Anche la percezione del vino come parte integrante dell’identità europea induce a un consumo moderato.”
Pensando ad una ipotetica mappa geografica delle eccellenze, la Sicilia potrebbe affermarsi come meta privilegiata per l’esploratore sensibile al gusto e al bello?
“La Sicilia è un laboratorio senza eguali nel quale prodotti autoctoni e importati si integrano, attraverso diverse stratificazioni storiche e culturali, senza soluzione di continuità, mantenendo una innegabile e irripetibile originalità. Quando si consuma un Made in Sicily, ci si impossessa di una cultura. Vini e prodotti agroalimentari di Sicilia, negli ultimi decenni, grazie a un adeguata utilizzazione delle risorse naturali, riducendo l’impiego della chimica, rinunciando agli Ogm e avendo cura dell’ambiente, hanno raggiunto livelli di altissimo pregio. Le migliori produzioni siciliane di qualità, vini, oli, frutta, ortaggi, formaggi, cereali e carni sono ancorate ad una biodiversità genetica differenziata e non omologata che ne esalta le caratteristiche qualitative e coniuga la conservazione delle risorse genetiche e del germoplasma con la qualificazione delle imprese e dei prodotti. A Castelbuono con Paese Di Vino tutto ciò si tocca con mano”.
Pensa che eventi come Pese di Vino possano promuovere la Sicilia sul piano internazionale?
“Esiste una doppia via per il Made in Sicily agroalimentare: da un lato la valorizzazione dei prodotti agricoli di qualità e del territorio attraverso la conoscenza e l’informazione del consumatore; dall’altro una strategia per l’espansione e l’internazionalizzazione verso i mercati nazionali ed internazionali. La globalizzazione dei mercati non solo non determina la scomparsa dei prodotti di qualità “locali”, contrapposti ai prodotti “globali” indifferenziati, ma, al contrario, crea per essi opportunità di mercato nuove. Infatti, la riscoperta attuale della qualità della vita e della qualità alimentare rappresentano una sorta di vero e proprio “umanesimo di ritorno” e rappresentano una grande opportunità economica perla Sicilia per i seguenti motivi: La presenza in Sicilia di un ricco, vario e prestigioso patrimonio di prodotti agricoli di qualità unitamente ai livelli elevati dell’enogastronomia; la possibilità di alleare insieme imprese, istituzioni e consumatori; la forte espansione del turismo internazionale, destinato a diventare nel 2020 la più grande industria del mondo per redditi ed occupazione; secondo l’Organizzazione Mondiale del turismo gli arrivi internazionali supereranno il miliardo di cittadini del pianeta; l’enogastronomia è insieme al territorio e all’ambiente una delle principali motivazioni di viaggio del turista; la molteplicità delle biodiversità e delle pratiche produttive di cui è ricca la Sicilia sono valori molto apprezzati dal consumatore.
Maria Antonietta Pioppo