L’accordo potrà aiutare la diffusione del vino, soprattutto in Asia. Tanti i progetti per la società fiorentina. Ma preoccupano i dazi degli Stati Uniti e il virus in Cina dove i consumi di vino sono praticamente fermi. L’ad Ballotta: “Nel breve periodo batosta forte per il nostro export”
(Silvana Ballotta)
C’è l’inedito accordo con Assoenologi per aiutare la promozione del vino italiano all’estero riconoscendo l’importanza del lavoro dei tecnici come professionisti che possono dare tanto al vino anche fuori dalle cantine.
C’è però anche la preoccupazione sui dazi Usa e sul virus che si è propagato in Cina che sta fermando i consumi di vino. E poi tanti progetti per il 2020. Parla Silvana Ballotta, ad di Business Strategies, la società fiorentina che oltre a gestire i progetti finanziati dall’Ocm per la promozione ha attivato tantissime iniziative per promuovere la conoscenza del made in Italy da bere. Ecco l’intervista.
Come si annuncia questo 2020 per l’export del vino italiano? Abbiamo alcune cifre che possono dare una idea?
“Partiamo dal 2019 che è stato un anno positivo per l’export del vino italiano, che ha visto cifre che non si erano mai viste prima: già nel primo semestre del 2019 si sono superati i 3 miliardi di euro con una crescita del 3% rispetto al 2018. La seconda parte dell’anno è stata invece caratterizzata da numeri altalenanti a causa dell’instabilità politica dovuta alla Brexit e alla minaccia dei dazi degli Stati Uniti. Questi sono gli elementi di preoccupazione e criticità che caratterizzano il 2020, ma i produttori italiani di vino sembrano pronti ad investire sui mercati in cui ripongono fiducia o in mercati ad alta potenzialità come quelli asiatici”.
Quanto preoccupano i dazi degli Stati Uniti? Siamo ancora in attesa di responso?
“Preoccupa l’aumento dei dazi minacciato sui nostri prodotti vinicoli. Si prospetta un futuro tutto in salita sul mercato statunitense, che da sempre rappresenta lo sbocco principale per l’esportazione del nostro vino e un rischio di stagnazione nell’export di vino in tutto il mondo. Occorre capire quali saranno le effettive conseguenze a cui si andrà incontro sugli altri mercati e se a discapito degli Stati Uniti altre aree potranno crescere. Ci sarà comunque da fare i conti con la pressione sui prezzi che aumenterà nei vari mercati e con una concorrenza che si prospetta sempre più agguerrita. In questo contesto è necessario conservare la reputazione del vino italiano. Dopo il dialogo positivo e la tregua tra Francia e Stati Uniti auspichiamo un intervento compatto dell’Europa per risolvere al più presto la crisi che la sta investendo”.
Il virus che si sta propagando dalla Cina può essere un problema in generale per l’economia? Potrà avere strascichi anche per l’export del vino italiano?
“La situazione crea uno scenario di incertezza, ma per valutare le reali conseguenze dipenderà comunque da quando l’epidemia troverà una battuta d’arresto e la vita in Cina tornerà alla normalità – si prevede per la fine della primavera/inizio estate. Sono diversi gli aspetti da considerare: il primo è sicuramente il fatto che questa epidemia si è scatenata nel momento in cui si ha il maggiore consumo di vino e alcolici, la Festa di Primavera. In questo periodo si stima un consumo di vino che vale circa il 30-35% del consumo su base annua e in questo momento – come mi è stato confermato anche dai miei collaboratori in Cina – le persone non escono di casa. Il canale più colpito è di conseguenza l’Horeca, dato che il popolo cinese, in tema di vino, ha abitudini molto diverse dalle nostre: non si beve a casa, ma solo fuori nei ristoranti e in occasioni come cene di affari o lavoro. A subirne le conseguenze sarà ovviamente l’export del vino italiano: se il canale Horeca non lavora regolarmente, gli importatori dovranno far fronte ad annullamenti e ritardi negli ordini. È quindi una reazione a catena. Le conseguenze negative si sentiranno principalmente nel breve periodo mentre nel medio lungo periodo, vista la capacità di ripresa del governo cinese, si può prospettare una ripresa anche a livello globale”.
Il meccanismo dell’Ocm Promozione gira come sempre. Ci sono criticità? Nuovi ostacoli in vista?
“In realtà ci sono alcune novità positive: è stato da poco approvato un regolamento di emergenza per la misura promozione nel settore vitivinicolo come tentativo di risposta dei Paesi europei ai dazi statunitensi e sono in corso di adozione i nuovi regolamenti Ocm, alla luce della nuova Pac. Tra le novità introdotte l’incremento della percentuale di contributo dell’Ue fino al 60% delle spese sostenute, la possibilità di realizzazione di progetti di promozione sullo stesso paese per periodi di durata superiore agli attuali 5 anni, la possibilità di apportare modifiche in itinere ai progetti presentati, anche in termini sostanziali come il cambio del Paese target, senza obbligo di autorizzazione preventiva delle autorità competenti. Tuttavia, nonostante l’Unione Europea confermi tra i suoi obiettivi la semplificazione le criticità che permangono sono quelle legate alla burocrazia, lentezza dei procedimenti, scollatura e difficoltà di comunicazione tra gli enti competenti. Siamo in un dialogo quotidiano costante con gli attori di riferimento per superare gli ostacoli, introdurre proposte, fare da ponte con i beneficiari dei contributi; le cantine cercano in noi un facilitatore per continuare a fare il loro mestiere, quello di fare e vendere buon vino”.
Progetti a breve per Business Strategies?
“Il 2020 sarà un anno molto importante per Business Strategies. La società compie 10 anni e abbiamo in programma di valorizzare questa data per l’importanza che riveste per noi e per i nostri clienti”.
C’è già qualcosa che possiamo anticipare?
“Abbiamo avviato nuove collaborazioni con realtà di primaria importanza. Prima fra tutti The European House di Ambrosetti, con la quale stiamo sviluppando un progetto a vantaggio dell’intero settore, partendo dalla costruzione del “brand Italia” del vino nel mercato cinese. Un progetto ambizioso che vedrà coinvolti, in un tavolo di lavoro di alto livello e indipendente, autorevoli business leader del settore vino con l’obiettivo di definire una strategia operativa in Cina che possa coagulare il consenso e il supporto del settore e delle Istituzioni pubbliche all’interno di un’azione organizzata di sistema. Per la nostra Taste Italy! Wine Accademy oltre alle collaborazioni già avviate (fra tutte Ismea ed il ministero dei Beni Culturali) il 2020 vede la partnership con Assoenologi. L’esperienza ha dimostrato che l’enologo è una figura chiave per l’affermazione nei mercati esteri. Con il presidente Riccardo Cotarella, dopo aver effettuato presso la sede nazionale di Coldiretti una presentazione dedicata a Cina e Russia intendiamo sviluppare una collaborazione tesa a consolidare l’immagine dell’enologo come propulsore della promozione enoica. Il Master Program organizzato proprio con Assoenologi a metà gennaio è stato particolarmente apprezzato ed è stato un momento qualificante per la diffusione dei temi dell’eccellenza vinicola italiana”.
Avete avviato tante scuole sul vino…
“Esatto. Il successo del nostro modello di approccio al mercato cinese attraverso Taste Italy! Wine Accademy, la scuola sul vino italiano pensata sia per i professionisti che per gli appassionati ci spinge poi a proseguire nella direzione della formazione e ci invita a replicare il format dei corsi anche fuori dalla Cina. Faremo crescere il numero di classi, degli studenti e delle attività e svilupperemo maggiormente le strategie digitali all’interno delle piattaforme social cinesi con dei progetti ad hoc mentre, parallelamente, cercheremo di soddisfare le richieste che provengono anche da altri Paesi. I nostri corsi sul vino sono stati richiesti anche in Russia, Giappone e perfino dalle comunità cinesi a Prato e Milano. Cercheremo di proseguire nel nostro impegno con l’obiettivo di trasmettere il valore e la qualità del vino italiano nel mondo anche attraverso la diffusione e incontro con l’Italian Lifestyle e il Made in Italy. E puntiamo ad altro”.
Per esempio?
“Una menzione all’Associazione Italia Cina, il più autorevole Osservatorio dei rapporti economici, politici, culturali che intercorrono tra Italia e Cina che lo scorso dicembre ci ha assegnato il prestigioso China Award come realtà tra le più dinamiche nello sviluppo delle relazioni tra i due Paesi e con cui intendiamo consolidare la nostra attività. Altrettanto importante è poi la conferma della relazione con alcuni partner storici come lo Shanghai Post dello Shanghai Media Group – il secondo gruppo media più grande in Cina, grazie al quale contiamo di consolidare il nostro ruolo strategico e incrementare ulteriormente la visibilità nel Paese, continuando ad aumentare i contatti con gli operatori del settore. Mi piace citare qualche cifra. Business Strategies conta 36 professionisti e circa 570 sono le aziende supportate nell’internazionalizzazione, 240 i progetti finalizzati, oltre 75 milioni di euro di contributi comunitari ottenuti e oltre 150 milioni di euro di progetti di promozione dal 2008 ad oggi, con una media di rendicontato del 94%”.
Angelo Gaja ha lanciato l’idea che un po’ di fondi per la promozione siano destinati alla ricerca. È una buona idea?
“Concordo con Gaja nel fatto che la ricerca sia importante; per esempio menziona la necessità di trovare delle soluzioni in vigna che permettano di adeguarsi ai cambiamenti climatici e alla necessità di ridurre l’utilizzo di fitofarmaci e di propendere sempre di più verso la via del biologico, aspetti che ritengo anche io cruciali e che vanno sempre più approfonditi. Parallelamente occorre fare promozione: ancora tanto bisogna fare ed investire per emergere in mercati difficili ma dal potenziale altissimo come ad esempio la Cina e il Sud-Est asiatico, qui il vino italiano è solo all’inizio. Le attività di promozione sono fondamentali per avere successo nei Paesi esteri e grazie ai contributi europei la penetrazione nei mercati viene accelerata”.
Quali gli eventi del vino irrinunciabili per quest’anno?
“In questi giorni siamo al Vinexpo, per la prima volta a Parigi e non potranno mancare poi gli appuntamenti di maggio e ottobre a Hong Kong e Shanghai: due eventi importanti per farci conoscere con la nostra Taste Italy! Wine Academy. Ovviamente saremo al Vinitaly il prossimo aprile, uno degli appuntamenti più importanti, dove abbiamo la possibilità di incontrare i nostri clienti e creane di nuovi. Il grande potenziale del Vinitaly sta appunto nella presenza, in un unico evento, dei maggiori e migliori produttori di vino italiano. Questo rappresenta per noi la possibilità per acquisire visibilità e presentarsi come una delle poche delle aziende di consulenza nel mondo del vino che da un lato offre servizi per l’accesso ai finanziamenti Ocm vino e dall’altro ha piena comprensione del mercato vinicolo cinese. Infine, Prowein, che insieme a Vinitaly è la più grande e importante fiera d’Europa per l’export del vino; ci piace il fatto che a partire dagli ultimi anni abbia portato il suo format anche in Asia. Questo sicuramente faciliterà gli operatori del settore a prendere confidenza con i consumatori di vino dell’altra parte del mondo ma anche con il modo in cui si fa business nell’area Asia-Pacific”.
C.d.G.