di Irene Marcianò
Come sarà il turismo in Italia in questa fase del post lockdown? E come cambierà il modo di gestire un albergo?
Interrogativi che si inseguono e a cui diamo una risposta sentendo gli esperti del settore che hanno raccontato le loro personali visioni ed esperienze, profilato possibili scenari futuri e interessanti prospettive per la nuova stagione. Ne parliamo con Marco Gilardi, operations director Nh hotel group italia, che ha raccontato gli sviluppi, le difficoltà ma anche le conquiste del momento, i progetti futuri nonché la visione del business di domani.
Che momento sta vivendo oggi il Gruppo Nh?
“Ad oggi abbiamo aperto 35 strutture alberghiere in tutta Italia, ne mancano ancora 18 del gruppo che resteranno chiuse almeno fino a fine agosto, inizi di settembre. La maggior parte sono su Milano (9 chiuse su 12 esistenti sul territorio) dove la stagionalità non è delle più indicate in assenza di ferie o di grandi attrazioni turistiche che si siano nel frattempo riprese. Nelle altre strutture che abbiamo aperto, registriamo comportamenti diversi da città a città. Abbiamo strutture che stanno performando bene a livello di occupazione, anche se i prezzi sono necessariamente calati in quanto, a fronte di una mancanza di eventi e di domanda estera e clientela alto spendente, si cerca di adottare prezzi accessibili al mercato italiano. I visitatori esteri sono davvero molto pochi e provenienti soprattutto da Svizzera, Austria e in misura ancora minore da Germania e Francia. Le località di mare sono quelle più apprezzate dai nostri clienti, la Sicilia è la regione che sta rispondendo meglio e anche la Liguria va abbastanza bene. Roma e Firenze si muovono lentamente e città come Verona, Parma, Venezia e Siena risultano abbastanza complicate in questo momento, complice anche il caldo. A fine agosto contiamo di iniziare ad riaprire le strutture in città come Milano e Bologna, dove siamo convinti che una ripresa debba esserci”.
Come vede il turismo oggi?
“La visione è leggermente più positiva, sicuramente c’è ancora tanto da fare, non possiamo ancora parlare di guadagni ma cerchiamo di perdere meno sfruttando la domanda che al momento c’è. Siamo sotto scacco dei tanti ammortizzatori sociali, senza i quali sarebbero problemi seri e poi aspettiamo l’evolversi dei mercati internazionali. La situazione è migliore anche sotto l’aspetto dei contagi, con numeri abbastanza stabili rispetto ad altri Paesi e speriamo che continui così. Dobbiamo assolutamente scongiurare una seconda ondata con un ulteriore lockdown, perché significherebbe la perdita di moltissimi posti di lavoro”.
Cosa manca oggi secondo lei per rilanciare il turismo?
“Quello che manca è una proposta turistica e di business della nazione. Oggi chi prenota in Giappone ha il 50% di sconto e noi invece giriamo attorno al fantomatico “bonus vacanze”, la cui idea poteva essere buona ma che risulta invece eccessivamente farraginoso, studiato male e questo non aiuta. Sono dell’idea che le cose facili sono quelle che funzionano, non può essere così complicato richiedere il bonus e soprattutto riscuoterlo. Ad oggi, peraltro, i messaggi che passano sono di una politica che non fa l’interesse della nazione a livello sociale, figuriamoci a livello turistico. Gli aeroporti e l’apertura di diverse rotte sicuramente aiutano e ci auguriamo che piano piano si riprenda un po’ anche il turismo internazionale dove risulta fondamentale riconquistare la fiducia del turista affinché decida di tornare a visitare i nostri territori. Necessario, a tal proposito, investire su una campagna marketing a livello internazionale, con dei video e delle azioni forti volte a pubblicizzare a dovere le ricchezze della nostra Penisola, puntando soprattutto sul lato emozionale. Sembra si rimanga invece in attesa di non so cosa, non comprendendo che l’assenza di turisti provenienti dall’estero, di fatto, non colpisce soltanto l’hotellerie, ma tutta l’economia nazionale. E’ impensabile, pertanto, pensare di arrivare ai livelli di prima in Italia senza tali presenze”.
Come vede quindi il prossimo futuro?
“Voglio essere positivo e pensare che quanto prima ci possa essere un vaccino, che possa questo essere la soluzione o solo un’attenuante, ma che comunque dia fiducia affinché tutto riparta. E mi auguro anche che non ci sia così poca lungimiranza da promuovere troppo lo smart working. Deve essere uno strumento di flessibilità, e noi lo abbiamo sempre supportato, ma non deve essere la nuova “normalità”. Potrebbe rivelarsi nefasto sia per la persona, che stando a casa perde l’aspetto della condivisione, indispensabile per l’arricchimento, sia per la salute personale ma anche dal punto di vista economico e sociale. Non muoversi da casa significa fermare i trasporti, bloccare gli affitti degli uffici, chiudere bar e ristoranti e distruggere il piccolo shopping giornaliero”.
Una sua opinione sul business di domani nel settore alberghiero?
“Credo che sarà un po’ diverso, mi auguro non troppo. Ci sarà certamente maggiore attenzione alla pulizia in generale nonché a tutte le misure di prevenzione del virus. Attenzione maggiore anche al trattamento dell’aria e dell’acqua. Anche il mondo degli eventi cambierà, gli spazi saranno meno affollati e questo sarà un trend che rivedremo anche negli alberghi. D’altro canto però deve tornare l’aspetto sociale, quello della condivisione degli spazi e della movida. Un turismo quindi che dovrà reinventarsi, che sarà mi auguro più “intelligente”. Il business travel continuerà ad esserci, ci sarà sicuramente maggiore attenzione alle spese, con una tendenza a ridurle, ma di certo il business b2b online non potrà mai avere la stessa efficacia di un incontro de visu”.
Come prenota oggi il turista?
“Il cliente dall’inizio della fase 3 preferisce il canale diretto con la struttura, richiedendo maggiori rassicurazioni e tale trend continua per fortuna ad esserci. L’intermediazione da parte di Booking è positiva solo se ha un valore aggiunto, come portare un cliente in struttura che diversamente non arriverebbe, ma oggi non è così. Il canale diretto funziona perché c’è una grande spinta su tutti i nostri canali e grazie a maggiori attività di marketing sulle quali stiamo puntando molto. Abbiamo, ad esempio, una promo estiva con pacchetti che cercano di stimolare quello che ormai è un nuovo trend. Pensiamo alla bicicletta offerta per fare il giro al lago o l’omaggio di biglietti di quel particolare museo e queste iniziative stanno dando risultati positivi. Sono dei palliativi, è chiaro, perché la clientela comunque è cambiata. Faccio l’esempio di Amalfi che prima aveva una clientela totalmente estera, oggi è invece tutta italiana e con una capacità di spesa probabilmente tre volte inferiore”.
Quali sono i vostri progetti futuri?
“Il primo progetto è quello di aprire New York a inizio settembre, sperando la situazione negli Stati Uniti migliori. Le altre aperture sono schedulate per il 2021, che subiranno un po’ di ritardo dovuto al lockdown. Per il resto, oggi è dura. Le città risultano tutte in perdita. Alcuni grandi alberghi stanno addirittura chiudendo per un anno intero. E’ chiaro che il settore è stato duramente colpito e parlare di espansione oggi sarebbe incauto, sebbene non lo escludiamo. Per il momento aspettiamo e ci auguriamo che ritorni la clientela”.