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L'intervista

Il presidente Onav Vito Intini si confessa: “Ora ne vedremo davvero delle belle”

24 Febbraio 2016
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Il primo non piemontese ad essere eletto a capo dell'organizzazione, racconta il suo passato ed i progetti futuri: “La consulta del vino? Ma quale accantonata, lo scoprirete al Vinitaly”

di Michele Pizzillo

Per essere pratici, evidenziamo subito che Vito Intini si guadagna da vivere facendo il dirigente d’azienda, tessile nel suo caso. Raccoglie soddisfazioni personali però anche da un altro impegno, che è una passione che lo accompagna da più di mezzo secolo, visto che di anni ne ha 58 e ad interessarsi di vino ha cominciato appena ha avuto nella mani una quadernetto e una penna. 

Così cominciò a trascrivere tutto quello che leggeva sulle bottiglie di vino che il papà portava a casa. Insomma, una sorta di guida dei vini, tutta personale e fino a quando non è stato nelle condizioni economiche di poter scegliere i vini da degustare, si dilettava a giudicare tutto quello che contenevano le bottiglie che capitavano sotto mano. È stato normale per questo grande conoscitore di vini, diventare sommelier, frequentare Slow Food, creare un’associazione di appassionati di vini e, a quanto pare, e sia pure per un periodo breve, essere anche socio di una enoteca.

Tutto questo è il passato di Vito Intini, milanese di origini pugliesi, il primo non piemontese ad essere eletto alla presidenza dell’Onav, Organizzazione nazionale assaggiatori di vino, alla fine del 2014, esattamente 63 anni dopo la sua fondazione avvenuta nel 1951 ad Asti per volontà della Camera di commercio della città piemontese, per creare un corpo di assaggiatori che unissero doti naturali, specifiche conoscenze tecniche e integrità morale. Integrità morale. È su questo tasto possiamo dire che si sviluppa nel colloquio con Vito Intini, nello Starhotel Ritz di Milano dove l’Onav organizza i suoi corsi per degustatori. Intini, infatti, chiarisce subito che il degustatore Onav “è un arbiter vinorum, arbitro del vino. Egli non lo produce né lo commercializza ma si preoccupa di capirlo, conoscerlo a fondo, trasmetterne cultura e rispettare il lavoro del produttore e, per statuto, deve essere totalmente svincolato da fini di lucro”. Ecco perché l’Onav è abilitata dal Ministero delle politiche agricole a giudicare i vini nelle principali competizioni enologiche nazionali. E, quindi, moralità irreprensibile, pena l’esclusione. Tant’è vero che il nucleo dirigente di Onav non percepisce compensi, tranne i tre impiegati incaricati di gestire la struttura.

A suo merito Intini può già ascrivere iniziative che non è difficile definire dirompenti per il mondo del vino. Intanto la “Consulta nazionale del vino italiano”, costituita il 19 ottobre dell’anno scorso mettendo insieme Agivi (Associazione giovani imprenditori vinicoli), Ais (Associazione italiana sommelier), Aspi (Associazione della sommelliere professionale italiana), Associazione nazionale donne del vino, Conaf (Consiglio dell’Ordine nazionale dei dottori agronomi e forestali), Fisar (Federazione italiana sommelier), Fivi (Federazione italiana vignaioli indipendenti), Movimento del turismo del vino, Slow Food, Sive (Società italiana di viticoltura ed enologia), Onav e Vinarius. Ci sono tutti quelli che hanno l’obiettivo di rilanciare i valori e la cultura enologica dell’Italia, sia pure con approcci e strategie diverse. Diversità che Intini, come coordinatore della Consulta, riesce a sfruttare per sottolineare che il vino è la sintesi culturale di un paese e, quindi, dice “va sostenuto, valorizzato e utilizzato con tutte le sue sfumature per portare in giro per il mondo le eccellenze italiane”.

Dopo la pausa post Expo, la Consulta tornerà a fare parlare di sé al Vinitaly, palcoscenico scelto per fare conoscere il programma e i progetti elaborati in questi mesi di “silenzio” che qualcuno avrà pensato di inattività. Non è così, a quanto pare. Fra poco più di un mese si vedrà se le rose sono fiorite.
Tornando all’attività di Onav che, dice Intini “non vende lavoro” perché i corsi di questa organizzazione non sono finalizzati a formare personale da impiegare poi in ristoranti, alberghi, enoteche e altre attività produttive o commerciali. A queste attività ci pensano altri organizzazioni nate dopo l’Onav come, per esempio Ais (fondata nel 1965) e Fisar, creata sette anni dopo. I corsi Onav sono riservati agli appassionati, agli studiosi, a chi vuole conoscere in modo approfondito il vino e sono articolati in 18 lezioni teorico-pratiche: chi supera l’esame finale, diventa
“assaggiatore di vino” che dopo ulteriori due anni di esperienza può ottenere la qualifica di “esperto assaggiatore” e, in tale veste, potrà anche entrare a fare parte delle commissioni ministeriali preposte al controllo organolettico dei vqprd, vini di qualità prodotti in regioni determinate.  E, comunque, non sono corsi che abilitano a diventare sommelier e, quindi, a formare personale da avviare a lavori inerenti il consumo del vino.

Ecco perché da più di sessant’anni i degustatori diplomati continuano ad essere il punto di riferimento per dare un giudizio completo sulla qualità di un vino. Oltre ad essere visti come arbitri e non come giocatore in campo.
Mentre ad Asti proseguono i corsi Onav riservati ai sordi, al medagliere del presidente dell’Onav si dovrebbe aggiungere la medaglia che riguarda l’introduzione del mondo del vino nella scuola. Un esperimento approvato dal ministero della pubblica istruzione e che attualmente coinvolge 200 alunni delle scuole medie di Brescia che fuori dall’orario scolastico d’obbligo, seguono lezioni per conoscere tutto della vite e del vino. “Non escludiamo di poter riuscire a portare su tutto il territorio nazionale questa sperimentazione”, dice Intini che dopo aver aggregato le diverse associazioni nella Consulta del vino, ha deciso di dedicarsi a diffondere la cultura enogastronomica ai giovani, iniziando dalla scuola elementare come d’altronde avviene in altri paesi.E, parlando dei suoi progetti, sottolinea la volontà organizzare corsi all’estero e di attivare una serie di stage in Italia per studiosi stranieri.
Conclude la chiacchierata con qualche confidenza personale. Come, per esempio, i vini che preferisce: i passiti in primis ma anche francesi e quelli provenienti dall’Est europeo nonchéil libanese Chateau Musar.