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L'intervista

Il 2023 di Giv, Roberta Corrà: “Bollicine. Poi Valpolicella e Chianti. E sul Vinitaly dico che…”

23 Marzo 2023
Roberta Corrà Roberta Corrà

di Maddalena Peruzzi

Roberta Corrà da otto anni è Direttore Generale di Gruppo Italiano Vini, il più grande gruppo vitivinicolo italiano, con 14 cantine di proprietà, quasi 1.700 ettari di vigneto complessivi e varie società controllate in giro per il mondo.

I dati provvisori relativi al bilancio 2022 prevedono un fatturato civilistico del Gruppo Italiano Vini di 241 milioni di euro e un consolidato di 460 milioni, entrambi in crescita rispetto al 2021. Risultati davvero notevoli, soprattutto se si considerano le difficoltà che sta attraversando il comparto in questi anni così complessi e instabili. L’abbiamo incontrata a Illasi, nella Valpolicella orientale, dove ha sede la Cantina Santi, e con lei abbiamo parlato di numeri, di mercati, di fiere e di futuro. Ne è emerso un quadro interessante: tosto, sicuramente, ma non negativo. Poi siamo anche riusciti a estorcerle qualche informazione personale…

Parliamo del 2022. Nonostante tutte le sfide e gli imprevisti affrontati dal comparto, sembra che per voi sia stato positivo…
“Il 2022 è iniziato in salita per via dell’aumento del costo dei materiali secchi e dell’energia che ha destabilizzato tutto il nostro settore. Questi aumenti sono arrivati a listini già fatti, almeno per quanto riguarda l’off premise, per cui non abbiamo potuto rimettere i costi sul mercato, abbiamo dovuto farcene carico. A questo si è aggiunto il problema dell’approvvigionamento. Molte aziende hanno avuto problemi nel reperire i materiali, bottiglie in primis. Noi siamo stati fortunati perché abbiamo potuto contare su una struttura e un’organizzazione molto solide. Come gruppo abbiamo degli accordi quadro con le più grandi vetrerie, per cui siamo sempre riusciti a rispettare le nostre scadenze. Nonostante tutte queste difficoltà, nel corso del 2022 siamo riusciti a fare un ottimo lavoro con i nostri fine wine sia in Italia che all’estero”.

E parlando di bilancio, dati alla mano?
“È stato un ottimo bilancio, lo dico con soddisfazione e anche con sollievo perché almeno fino alla primavera 2022 le aspettative non erano così rosee. Stando ai dati provvisori, la previsione è di un fatturato consolidato di 460 milioni, significa +17% rispetto al 2021, con un margine lordo operativo di circa 21 milioni, anche questo in crescita rispetto al 2021”.

Come vi dividete tra Horeca e Gdo?
“È circa un 50%. In generale il nostro obiettivo è quello di ampliare la categoria dell’on trade. Come Gruppo abbiamo la fortuna di avere aziende e vigneti nostri e di gestire tutta la filiera del vino dalla vigna alla bottiglia. Sentiamo il bisogno di valorizzare le nostre produzioni, di raccontare l’autenticità dei nostri vini, la loro storia, e questo si può fare soprattutto nel mercato Horeca. Sullo scaffale della Gdo si perde un po’ l’identità del prodotto, è inevitabile”.

Quanti dipendenti ha il Giv? In questi anni difficili come avete gestito il personale?
“Tra Italia ed estero siamo circa mille persone, un bel numero che in questi anni non solo si è mantenuto ma è anche un po’ aumentato. Rivolgendoci sia alla GDO che all’Horeca, anche durante la Pandemia abbiamo sempre lavorato. È chiaro che l’Horeca chiusa per mesi ha creato delle difficoltà, ma siamo riusciti a riorganizzarci senza grossi contraccolpi”.

Obiettivi 2023?
“I nostri riflettori sono puntati in particolare su due delle nostre cantine: Cantina Santi e Vigneti La Selvanella. Cantina Santi si trova a Illasi, una zona che secondo noi ha ancora bisogno di essere comunicata per l’eccezionalità dei prodotti che può offrire. Il nostro enologo è Cristian Ridolfi che, a nostro parere, è uno dei migliori della Valpolicella. Il prodotto di punta qui l’Amarone Carlo Santi 1843. Da Santi stiamo anche strutturando un reparto hospitality che si occupi di visite guidate, degustazioni ed eventi in cantina. La Selvanella invece è una tenuta di 140 ettari, di cui oltre 50 vitati, nel cuore Chianti Classico, a Radda in Chianti. Quest’anno la cantina celebra un traguardo importante, quello delle 50 vendemmie: stiamo organizzando un evento in grande stile a Vinitaly, durante il quale presenteremo la prima vendemmia (1969) e quella che celebra la cinquantesima (2019)”.

Qual è il vostro rapporto con le principali fiere di settore? Quanto sono realmente utili, quanto si partecipa per senso del dovere?
“Seppur con scopi e modalità diverse, secondo me sono tutte utili. Wine Paris è una fiera molto bella, organizzata bene, a cui partecipano solo distributori, clienti e fornitori. Poi la posizione è unica, essere in centro a Parigi permette di vivere anche il lifestyle del vino, gli eventi, le manifestazioni. L’ho trovata molto adatta al mondo del vino, proprio per il suo modo di esprimersi a tutto tondo. Poi c’è Prowein, a Düsseldorf, che è da sempre puro business. A entrambe queste manifestazioni noi partecipiamo con il Consorzio dell’Italia del Vino (Di cui Roberta Corrà è anche Presidente, ndr). L’unico potenziale limite delle fiere, secondo me, è che sono molto ravvicinate. Per un buyer che viene da lontano è difficile partecipare a tutte, più probabilmente ne sceglie una”.

E Vinitaly?
“È più una “festa del vino”, rispetto a Parigi e Düsseldorf, ma Vinitaly è fondamentale, perché coinvolge anche i consumatori, il mondo della ristorazione e dell’accoglienza. Insomma, crea un indotto molto positivo per tutti. Poi ha una risonanza enorme, per una settimana tutti i media parlano di vino. Noi a Vinitaly abbiamo il nostro stand principale e anche altri (cinque in tutto) perché alcune delle nostre cantine hanno uno spazio dedicato”.

Gli stand-palazzo di Vinitaly hanno ancora un senso?
“Bella domanda. Istintivamente direi di no, perché, da un punto di vista meramente economico, il rapporto benefici-costi non è positivo. Detto questo, ritengo anche che aziende grandi come le nostre debbano fare la propria parte, sostenendo Veronafiere e il grande indotto che genera. Personalmente sento di avere questo onere etico. Però, certamente la sostenibilità economica delle fiere è un aspetto su cui lavorare per il futuro. Le fiere sono utili quando sono anche sostenibili, e purtroppo, per certe aziende, il costo è talmente alto che il gioco non vale la candela”.

2023: quanto spaventa la recessione annunciata e quali sono le contromisure possibili?
“Spaventa molto sulla carta, ma io sono ottimista. La recessione è iniziata nella seconda metà dell’anno scorso, ma abbiamo visto che, nonostante l’aumento dei prezzi, le persone hanno continuato a uscire, a consumare, ad andare al ristorante e in vacanza (questo sia in Italia che all’estero). Non so spiegarmi esattamente perché, forse dopo la Pandemia le persone si sono date delle priorità diverse. Comunque, in generale, bisogna essere sempre attenti e sempre pronti: le parole chiave devono essere produttività, efficienza, contenimento dei costi, razionalizzazione delle operazioni. Per un’azienda questi sono aspetti sempre importanti, ma in caso di recessione ti salvano la vita”.

Bollicine sempre in crescita… la bolla sta per esplodere?
“Non è sicuramente un fuoco di paglia perché questo trend dura da molti anni. Le bollicine (e l’aperitivo, che le vede protagoniste) sono il nuovo modo di stare insieme, anche per i più giovani. Credo che gli spumanti facciano parte di un nuovo stile di vita che vede nuove abitudini di consumo”.

Che ne pensa dell’Health Warning sulle etichette del vino?
“Sono in disaccordo, perché è l’abuso del vino a creare il problema, non l’uso. Il vino non è un prodotto da demonizzare a priori”.

Passiamo a qualche domanda più personale. Se dovesse descriversi in tre parole…
“Determinata, istintiva, passionale”.

Il suo più grande difetto?
“L’impulsività”.

Quando era piccola cosa sognava di fare da grande?
“L’avvocato, e lo sono diventata. Da piccola dicevo alla mia migliore amica: “Io farò l’avvocato e tu sarai la mia segretaria””.

Se potesse tornare indietro e dare un consiglio a se stessa adolescente?
“Le direi di apprezzare il momento senza cercare sempre di accelerare i tempi”.

La cosa che le dà più fastidio?
“L’inerzia”.

Una cosa che apprezza?
“La positività”.

Sogno nel cassetto?
“Che la mia famiglia sia sempre serena”.

Libro sul comodino?
““Io sono Malala” di Malala Yousafzai”.

Cosa fa nel tempo libero per liberare la mente?
“Vado in palestra. E il venerdì…Gin Tonic con le amiche”.