Franco Ruffino non ha nessun dubbio: il 2014 è stato un anno tra alti e bassi. Più bassi che alti a dire il vero. Un buon inizio, con numeri importanti, poi il tracollo prima dell’estate, “da dove non se n’è venuto più fuori – dice -, se non a fine ottobre”.
Lui, rappresentante di vini di prestigio, questo mondo lo conosce come pochi altri.
Un 2014 da dimenticare?
“È stato un anno molto strano. Buono nei primi sei, sette mesi. Poi ha influito il clima, la crisi e la situazione economica generalizzata ed il lavoro estivo non è mai decollato. C’è stata una ripresa, lentissima, tra fine ottobre ed i primi di novembre”.
Come lo chiudiamo questo 2014?
“Con un leggerissimo segno positivo. Poca roba rispetto allo scorso anno. Anche se il mercato dei grandi marchi continua a tenere”.
Qual è stata, secondo lei, la sorpresa di quest’anno?
“C’è una zona della Sicilia che sta facendo veramente bene. Mi riferisco all’Etna. Ora sta facendo parlare di sé anche e soprattutto sui numeri a livello commerciale. Lì, bene o male, i produttori sono di buon livello. Sull’Etna prima c’era solo una grande attenzione, magari anche mediatica, ma poco riscontro dal punto di vista economico. Adesso, invece, i numeri sono molto interessanti. E poi, i vini dell’Etna sono molto eleganti”.
E la delusione?
“Non ne ho una in particolare. Credo, però, che questa eccessiva regionalizzazione dei prodotti, ci stia facendo un po’ soffrire la concorrenza con gli altri vini, penso a quelli della Toscana o del Piemonte”.
Come lo vede il 2015?
“Non si possono fare previsioni a lungo termine. Ci sono degli anni dove indichi un ‘pezzo forte’ che puntualmente non spicca il volo. È tutto legato al consumatore, che sta cambiando”.
In che modo?
Intanto non si fidelizza così tanto. Oggi, poi, si può bere alla grande e bene con 5 euro. E per questo, in questo periodo, si punta molto al range dei 5-8 euro, perché ci sono molte persone che si stanno avvicinando al vino e lo fanno in questo particolare settore”.
Ma un vino da 5 euro è buono lo stesso?
“Certo. Oggi c’è una produzione di altissimo livello. Sbagliare un vino è davvero difficile. Qui, poi, stiamo parlando di palato, gusto personale, abbinamento. Il consumatore vuole provare cose nuove. La marca, il brand, sono importanti, ma i consumatori si fanno guidare nei nuovi assaggi. E la Sicilia ha grandi conferme”.
Lei con quale bottiglie comincerà il 2015?
“Sicuramente bollicine. Ne ho in testa 3/ 4. Ma, come al solito, sceglierò all’ultimo”.
Giorgio Vaiana