Occhi puntati sul nostro patrimonio industriale alimentare.
Sempre più gruppi esteri sarebbero orientati all'acquisto dei marchi storici del Made in Italy e di parte della produzione nazionale, in termini di strutture e di know how. Tante le implicazioni che ne derivano, economiche, occupazionali, sanitarie ci sono anche quelle di sicurezza nazionale. E' lo scenario attuale, dettato forse dalla pressione della crisi, che si delinea nella Relazione annuale del Parlamento. Di fatto, sta che in Italia il 25 per cento dei prodotti che si consumano alla fine provengono dall'estero, molti di questi sono quei brand che sullo scaffale da sempre rappresentano la qualità italiana e che di tricolore putroppo hanno oramai ben poco.
C'è tutta una cronologia di marchi storici ceduti a proprietà straniere. Ricordiamo l’ultimo, il riso Scotti, adesso per il 25 per cento di proprietà dell'industriale Ebro Foods spagnolo, gruppo che detiene sessanta etichette in venticinque diversi Paesi.
Se si parla di rischio per la sicurezza del Paese è perché il sistema alimentare è sensibile alle attività terroristiche, come commenta la Coldiretti in una nota: “Negli Stati Uniti – spiega – è stato varato un apposito Bioterrorism Act con l’obiettivo di permettere alle autorità di prevenire, identificare velocemente ed eliminare le fonti di pericolo”. Le eventuali operazioni di acquisizione da parte di gruppi stranieri è sottoposto a procedure complesse. Per l'associazione dei consumatori italiana l'operato della Food and Drug Administration (Fda) sarebbe da prendere come esempio. “La procedura di controllo – scrive nella nota – parte da un avviso preventivo e dalla concessione di un permesso elettronico per l’arrivo di prodotti importati, puo’ bloccare le partite o gli alimenti sospetti, mentre è fatto obbligo di registrazione a tutti gli stabilimenti che operano nell’ambito della produzione, trasformazione, imballaggio di prodotti inclusi, mangimi, integratori, bevande e alimenti per lattanti”.
Intanto ecco una lista cronologica che riassume i marchi del Made in Italy ceduti:
2013 RISO SCOTTI –Ceduto il 25 % della proprietà dalla famiglia pavese al colosso industriale spagnolo Ebro Foods
2012 PELATI AR – ANTONINO RUSSO -Acquisito nel 2012 dalla società Princes controllata dalla Giapponese Mitsubishi
2011 PARMALAT -Acquisito dalla francese Lactalis
GANCIA -Acquisito dell'oligarca Rustam Tariko, proprietario della banca e della vokda Russki Standard
2008 BERTOLLI -Venduto a Unilever e quindi acquisito dal gruppo spagnolo SOS
2006 GALBANI -Acquisito dalla francese Lactalis
CARAPELLI -Acquisito dal gruppo spagnolo SOS
2005 SASSO -Acquisito dal gruppo spagnolo SOS
FATTORIE SCALDASOLE -Venduto a Heinz nel 1995 e quindi acquisito dalla francese Andros
2003 PERONI -Acquisito dall'azienda sudafricana SABMiller
INVERNIZZI -Venduto a Kraft nel 1985 e quindi acquisito dalla francese Lactalis
1998 LOCATELLI –Venduto a Nestlè e quindi acquisito dalla francese Lactalis
SAN PELLEGRINO -Acquisito nel 1998 dalla svizzera Nestlé
1993 ANTICA GELATERIA DEL CORSO – Acquisito dalla svizzera Nestlé
1988 BUITONI -Acquisito dalla svizzera Nestlé
PERUGINA -Acquisito dalla svizzera Nestlé