Il direttore generale di Duca di Salaparuta: gdo in fase di stallo, le aziende rafforzino la visibilità tra gli scaffali
Il consumo del vino ha cambiato in questi ultimi anni luoghi e orari. E tutto questo impone nuove strategie.
Ormai ci sono pause pranzo sempre più col vino assente e crescita di wine bar e locali trendy dove si beve dal tramonto all’alba. Ne è convinto Filippo Cesarini Sforza (nella foto) direttore generale di Duca di Salaparuta, per capire tendenze e mercati in questo momento difficile. Ecco le sue risposte.
Come è cominciato il 2012 per i mercati del vino? Si teme l’arrivo di nuove tempeste?
“Il 2011 si è concluso in maniera complessa a causa della situazione economica europea e mondiale. Sebbene il 2012 in generale non sia partito sotto i migliori auspici ritengo che il mercato, nel suo complesso, tenga e questo ci ha permesso di chiudere di fatto in positivo anche nel 2011 e ci consente di guardare al 2012 con ottimismo. Quello che vedo è un mercato flat, in termini di consumi, in alcuni canali e addirittura negativo in altri”.
La crisi sta cambiando la filosofia aziendale di Duca di Salaparuta? Se sì, come?
“In parte la fisionomia dell’azienda cambia anche se non la chiamerei “crisi” ma cambiamento nelle abitudini dei consumatori causato dagli sconvolgimenti economici in atto. Questi cambiamenti mettono l’imprenditore di fronte alla propria capacità di reagire. Studiare nuovi prodotti che siano coerenti e si adattino al mercato e alle nuove esigenze del consumatore, individuare nicchie di mercato su cui ci possono essere ottime risposte da parte del consumatore, considerare i mercati che in qualche modo evidenziano aree di sviluppo e concentrarsi su questi. Il cambiamento che sta avvenendo deve portare le aziende a riflettere su se stesse, su come strutturarsi e cambiare di conseguenza il proprio marketing mix”.
Come sta cambiando l’approccio al vino? Sia in Italia che all’estero? Non vi preoccupa il calo costante dei consumi?
“Il calo è senza dubbio un indicatore che non fa piacere anche perché la tendenza a consumare meno porta il consumatore ad avere un’attitudine diversa. Diminuiscono infatti i consumi di vino nella fascia bassa mentre la fascia 5-7 euro rimane sostanzialmente stabile e la fascia superiore cresce. La tendenza che si evidenzia è quindi quella che vede il consumo quotidiano di vino in flessione mentre c’è una maggior propensione al consumo di un vino di qualità, che abbia una forte personalità ed è su questo che facciamo affidamento. Nel canale ”on trade” si registra un decremento nei consumi soprattutto in alcuni momenti, come quello del pranzo, durante i quali si consuma poco vino. Crescono invece i wine bar e i locali di tendenza. C’è quindi una concentrazione dei consumi in momenti e luoghi diversi rispetto al passato e dobbiamo individuarli, sia in Italia che in molti paesi esteri”.
È vera la spinta verso la regionalizzazione dei consumi? E se è così come si manifesta in un’azienda dal brand fortissimo come la vostra?
“La regionalizzazione dei consumi è un fenomeno che viene dal passato. Le regioni vinicole più note si sono sviluppate soprattutto grazie a cantine sociali o ad aziende agricole che producevano vino e lo vendevano direttamente al consumatore, creando quindi un rapporto anche culturalmente molto stretto. Le nuove generazioni si sono affrancate da questo back ground grazie allo stimolo di una distribuzione che offre una grande varietà di proposte a prezzi concorrenziali. Le nuove generazioni sono più portate a sperimentare. Da un lato quindi c’è, in un momento di difficoltà economica, la tendenza di alcuni consumatori ad acquistare un prodotto che offra delle garanzie mentre dall’altra esiste una fascia medio alta di consumatori, quella che ci appartiene di più, che esprime una maggiore elasticità e la volontà di aprirsi a nuove esperienze. All’estero la tendenza dei consumatori, americani o europei, a sperimentare è tradizionalmente più presente essendo meno legati a prodotti regionali ed avendo una maggiore predisposizione a vini che vengono proposti da tutto il mondo. In Italia la regionalizzazione costituisce forse un freno che però, nel tempo, si andrà secondo me allentando grazie anche all’importanza sempre maggiore assunta dal web Marketing che offre uno sguardo più ampio sul mondo e da cui non si può più prescindere”.
Il ruolo della gdo in Italia è destinato a crescere ancora?
“Nel mondo del vino la grande distribuzione è arrivata ad un punto di stallo. Per la prima volta da qualche anno a questa parte non si aprono più nuovi punti vendita, di conseguenza gli spazi coperti non sono cambiati. Non essendoci importanti crescite di spazi dedicati all’acquisto la capacità dell’azienda di lavorare con la gdo, sviluppando il proprio brand con attività di marketing, diventa fondamentale. Il consumatore è disponibile all’acquisto ma è confuso e l’unica leva di scelta spesso è il prezzo. In futuro vinceranno insomma quei brand che si sapranno distinguere in questo mondo grazie alle attività di visibilità”.
Con la Doc Sicilia quali aspettative?
“La Doc Sicilia è una grande opportunità. Tuttavia ritengo sia fondamentale che il tessuto produttivo sia rafforzato integrando quindi la Doc in un piano strategico. È necessaria una grande coerenza da parte delle imprese nel comunicare la propria identità regionale ma questa va assolutamente affiancata da una forte determinazione e capacità da parte delle aziende di sostenere, con le proprie attività e i propri investimenti, i propri prodotti, creando quindi una sinergia tra attività istituzionali come la Doc e l’imprenditorialità della singole aziende”.
All’estero chi è il vero competitor della Sicilia?
“In un mondo come quello del vino definire in maniera chiara chi è il proprio competitor è complesso perché il consumatore, in un mondo di offerte ampie e variegate, spesso è molto libero nelle scelte e privo di condizionamenti. Se pensiamo ad esempio che ad un punto vendita americano non è difficile trovarvi 2.500 vini provenienti da tutto il mondo e individuare un brand diventa impresa ardua. In questo contesto il consumatore che ha una buona conoscenza del panorama vitivinicolo fa delle scelte di carattere personale, distinguendo tra nuovo e vecchio mondo perché i due profili produttivi si differenziano in maniera marcata. Il consumatore che si muove in maniera meno sicura e decisa invece vive in modo occasionale l’acquisto del prodotto e quindi il competitor può essere qualsiasi azienda, regione o stato che in quel momento si presenti in modo appealing”.
Quali le novità di rilievo al prossimo Vinitaly?
“In coerenza con quanto detto sopra al Vinitaly di quest’anno presenteremo sei nuovi prodotti. Per Duca di Salaparuta presenteremo Star & Moon, due vini moderni nella personalità e nello stile, studiati per i wine bar e il mondo della notte. Lo Spumante Dolce di Florio, un vino unico che con il suo carattere gioioso ed esuberante rappresenta una delle mille anime di Florio. Per Corvo presenteremo la nuova linea Duetto, contemporanea nel gusto e nell’immagine. Due prodotti freschi e moderni che per la prima volta uniscono vitigni autoctoni, da sempre utilizzati da Corvo, e vitigni internazionali che trovano nelle terre di Sicilia un luogo ideale per esprimersi. E, infine, sempre per Corvo, il nuovo nato della linea Irmàna: Corvo Irmàna Fiore”.
F.C.