“Per carità, chiamatela arancinO. Ma poi lo dice la storia, mica lo diciamo noi catanesi”. Gino Astorina, cabarettista ed attore catanese racconto il “suo” 13 dicembre.
“In questo momento sono a teatro con Pino Caruso, Ficarre e Picone – dice – e tre contro uno, in pratica è un derby perso in partenza. Quindi devo chiamarla arancinA. Ma stasera gli porterò un arancino ‘di nuova generazione’ da leccarsi i baffi, sperando che non me lo tirino contro”.
A Catania il 13 dicembre è un giorno come tutti gli altri: “Diciamo che ci prepariamo al Cenone, quello ‘grosso’, ma in effetti manca una tradizione bella come la vostra: mangiare una cosa uguale tutti nello stesso giorno”.
Per Astorina, il catanese è uno che non pensa al domani: “L’influenza del Vulcano e dei terremoti – dice – , celano un po’ questa sorta di incertezza del domani che è tipica dei nostri posti. Non abbiamo una tradizione bella come la vostra. Forse, quella che ci si avvicina di più, è la ricorrenza dei morti. Per il resto, credo, nient’altro”.
Ma ad Astorina, una tradizione come quella del 13 dicembre piacerebbe davvero tanto: “Dire invidia è un parolone – dice -, ma credo che tutti noi beneficeremmo di una cosa come questa. Associare un cibo ad una tradizione, è aggregazione e socializzazione, che fa davvero tanto bene alle famiglie, al dialogo. Sono eventi che ti danno la possibilità di riunirsi attorno ad un tavolo. E proprio lì ci si dimentica di tutto. Magari non vedevi o parlavi con una persona da un anno, ma sono i momenti in cui si riprendono i rapporti e si ricostruisce qualcosa”.
Poi Astorina torna sull’arancina/o. “Intanto si discute sul modo di mangiarla o mangiarlo – dice -. Noi la mangiamo partendo dalla punta, quando invece andrebbe mangiata al contrario, visto che la punta è la parte più resistente ed evita che, a causa della pressione l’arancino si rompa. E poi, si inizia dalla parte più buona, quella piena di condimento”.
Ma cosa si mangia a Catania il 13 dicembre? “Non ci sono piatti particolari, anche se in molte tavole non manca una norma fuori stagione, cotoletta e polpettone”.
Rivela che il 13 mangerà un arancino per onorare la tradizione palermitana: “E poi diciamola tutta; Agata, la nostra patrona ha vissuto Palermo e Rosalia, la patrona di Palermo ha natali catanesi. Alla fine la rivalità è solo calcistica, anche se non per quest’anno. E che importa se la chiamiamo arancino od arancina. Chiamatela come vi pare, ma non dimenticate di mangiarne una il 13 dicembre”.
Giorgio Vaiana