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L'intervista

Cantarelli, docente di Economia agroalimentare a Parma: “Non c’è rilancio del territorio se non c’è emancipazione”

05 Giugno 2014
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Fausto Cantarelli

Conosce il paradigma della Dieta Mediterranea e lo saprebbe declinare all’infinito.

“Essa –  spiega  – è stata per l’Occidente il primo modello alimentare condiviso che ha evitato molte delle preoccupazioni per la salute della popolazione locale e per il degrado dell’ambiente”. Sostiene  Fausto Cantarelli, professore ordinario di Economia agroalimentare dell’Università di Parma, che la Dieta Mediterranea “rappresenta un comportamento alimentare che ha stabilito i canoni che in buona parte sono quelli dell’antico vegetarismo”.

Per garantire l’apporto di grassi si è diffuso tra i popoli del Mediterraneo il consumo dell’olio di oliva che insieme ai vegetali e al pomodoro, arrivato però successivamente nell’Italia meridionale con la scoperta dell’America, è alla base della dieta mediterranea. Essa, però, non ha avuto vita facile e gli italiani per conoscerla hanno dovuto aspettare le ricerche del biologo americano Ancel Keys, il quale ha dimostrato l’esistenza della Dieta Mediterranea. Nel 2004 Keys ha poi ricevuto la medaglia al merito alla salute pubblica dello Stato italiano da parte del Presidente Giorgio Napolitano. A lui si deve l’avvio della famosa ricerca “Seven Countries Study” (insieme ai suoi colleghi di Napoli) che individua la razione alimentare in diversi stati del mondo, evidenziando la bontà della dieta mediterranea. I risultati dimostrarono che la mortalità per infarto era molto più bassa presso le popolazioni mediterranee rispetto ai Paesi del Nord Europa dove la dieta è ricca di grassi saturi.

“Oggi l’alimentazione del mondo occidentale” continua Cantarelli “sta prendendo nuove direzioni cioè sta riducendo i consumi dei prodotti di origine animale e aumentando i consumi dei prodotti vegetali. Tutti fanno gli orti nelle proprie terrazze o in campagna proprio perché vogliono essere sicuri della qualità dei prodotti che mangiano e perché il consumatore si è stancato di trovare frutta e verdura incolore e inodore. E’ forte, infatti, la preoccupazione per la propria salute. I prodotti di origine animale diventarono prevalenti perché furono introdotti dai nomadi del Medio Oriente che non potevano coltivare la terra e si nutrivano con i prodotti di origine animale che ricavavano dalle loro mandrie. Da quel momento in poi il consumo della carne non è stato più abbandonato anche perché è più saporita e prevede vari tipi di cottura oltre all’uso delle spezie”.

Adesso i consumatori occidentali stanno iniziando a rifiutare in toto i comportamenti dell’uomo adottati con l’avvento del capitalismo industriale. A farne le spese tanti inconvenienti per l’ambiente e per la salute dell’uomo: “Obesità, anoressia” spiega Cantarelli “sono soltanto alcune di queste malattie portate dalle cattive abitudini alimentari. Tutto questo è accaduto perché abbiamo abbandonato la dieta mediterranea e l’istinto dell’uomo”. A questo punto l’umanità ha finalmente deciso di cambiare direzione spontaneamente, ritornando alla dieta mediterranea che va incontro alla salute dell’uomo e all’integrità dell’ambiente: “La soddisfazione personale per la salute è per tutti la prima condizione per essere felici. Anche le popolazioni del Mediterraneo stanno tentando di superare l’immobilismo storico e di puntare sull’economia di mercato e sul turismo internazionale”.

Questa sfida tocca soprattutto il Mezzogiorno d’Italia, la Sicilia in primis, e deve coinvolgere popolazione e territorio promuovendo un’emancipazione mai attivata in passato: “Una emancipazione che approfittando della scoperta della dieta mediterranea cambi anche l’economia dell’intera area, valorizzando storia, cultura, testimonianze monumentali e qualità alimentare secondo la nuova logica del green and blue economy. I prodotti siciliani – che possiedono una loro straordinaria identità – dovrebbero arrivare al nord in aeroplano in modo che non maturino per strada, perdendo il sapore che li caratterizza. Bisognerebbe poi creare una organizzazione ad hoc per arrivare nel mercato internazionale e nel turismo internazionale. In questo momento il governo Renzi sta cercando di fare qualcosa, recuperando i valori storici e culturali dell’Italia. Una scelta forte, che arriva in ritardo, ma che grazie a Dio è arrivata. Rimane molto da fare perché questo percorso richiede anche il potenziamento della ricettività alberghiera e il miglioramento delle infrastrutture e dei servizi. Non possiamo quindi perdere questa grande occasione per rilanciare il Sud dell’Italia e la Sicilia che con la sua gastronomia anche di origine non propriamente mediterranea – pensiamo al couscous, alla caponata o alla cassata –  si differenzia dalle altre presenti al sud e al nord Italia e in Occidente”.  

Rosa Russo