Il giornalista racconta i retroscena dell'acquisizione dell'azienda di Montalcino da parte dei francesi di Epi. “E non sarà l'unica azienda italiana che venderà”
(Tenuta Il Greppo di Biondi Santi)
La vicenda della cessione della storica azienda Biondi Santi ai francesi di Epi (ne parlavamo qui) non sarà l’ultima in Italia, ma rischia di aprire scenari nuovi (a volte anche inquietanti) del mondo del vino italiano.
“Era impossibile rifiutare l’offerta”, dice Emanuele Scarci, giornalista e scrittore del blog su Il Sole 24 Ore che porta il suo nome. Già, perché Jacopo Biondi Santi ha ricevuto da parte dei francesi un assegno di 107 milioni di euro. Chiaro, quindi, che la cessione che verrà formalizzata nel nuovo anno, non sarà solo delle strutture, ma anche dei vigneti, “e così la Toscana dice addio per sempre ad una storica famiglia del vino italiano”, dice Scarci. Perché se è vero che Jacopo Biondi Santi rimarrà in azienda con il ruolo di presidente, appare evidente che questo ruolo sia, per così dire, “onorario”, visto che difficilmente Biondi Santi potrà prendere decisioni senza il benestare di Epi. Ma l’interesse degli “stranieri” per il vino italiano continua. “Chi ha grandi capitali riesce, da qualche anno nel nostro Paese, ad acquistare gruppi piccoli, ma dai nomi blasonati. Il fatto è che a queste offerte, in questo periodo storico, è davvero impossibile dire di “no”. Nel caso specifico di Biondi Santi, chi avrebbe rifiutato 107 milioni di euro”?
Certo, forse fa più rumore la vicenda Biondi Santi perché questa è una vera e propria icona del made in Italy, diciamo la “mamma” del Brunello di Montalcino, che lanciò la prima bottiglia nel 1888, e per la qualità del prodotto raggiunta nel corso dei decenni. Brunello di Montalcino Riserva 1955 è l’unico vino italiano inserito dalla rivista Usa Wine Spectator tra i 12 migliori vini del ‘900. L’azienda conta su 47 ettari di viti del Greppo e 105 dei Pieri. La produzione è di 80 mila bottiglie, di cui 10 mila bottiglie di Riserva (solo nelle vendemmie eccezionali). La decisione di vendere, secondo Scarci, è stata presa per il debito da parte di Biondi Santi nei confronti di Monte dei Paschi per un mutuo da 7,5 milioni di euro. “Ma la vendita mi lascia un po’ l’amaro in bocca proprio per la perdita dei vigneti – dice Scarci – Di solito venivano vendute le strutture. Così si perde anche un patrimonio culturale”.
(Emanuele Scarci)
Il problema è che gli italiani non investono sull’Italia: “Già – dice Scarci – prendete il caso di Terra Moretti (ne parlavamo qui), che ha rilevato dal gruppo Campari le cantine Sella & Mosca e Teruzzi & Puthod per 62 milioni, ma grazie all’aiuto della holding d’investimento cinese Nuo Capital che ha messo sul piatto 23 milioni per acquisire il 30% di Moretti Distribuzione; Simest ne ha investiti altri 12 per rilevare il 14% del capitale della sub holding bresciana Terra Moretti spa. Il resto è stato reperito con l’accensione di un mutuo aiutati da Intesa Sanpaolo”. Insomma, un modo per dire che da soli non si fa nulla. E gli investitori stranieri continuano a fare razzie in Italia: “Credo che Biondi Santi sia il primo di una lunga serie, perché i francesi, come gli altri investitori, vedono nell’Italia quello che noi non riusciamo a vedere. Insomma abbiamo ancora molto appeal. Il processo mi pare ancora in fase embrionale, ma mi sembra avviato. A rischio le piccole, ma famose aziende italiane. Alla fine è stato dimostrato che tutto ha un prezzo. Le regioni più “a rischio” di vendita? Le solite: Toscana, Piemonte e Veneto”.
Giorgio Vaiana