di Maria Giulia Franco
Sarà la Bora ad accogliere domani i visitatori di Eataly che aprirà i battenti alle 11 a Trieste all’insegna dell' esaltazione del buon bere e del buon mangiare (lo annunciavamo qui).
Parola del fondatore del colosso enogastronomico Natale Farinetti, ai più conosciuto come Oscar. Nato ad Alba, nelle Langhe, 63 anni fa, non usa mezzi termini, come è nel suo stile: “Dobbiamo farci perdonare dal mondo intero il culo pazzesco che abbiamo avuto nascendo in un Paese la cui biodiversità non ha eguali al mondo”, dice al quotidiano “Il Piccolo” . L’ apertura triestina si è fatta attendere. “In vita mia ho dato vita a 106 negozi e mai un' apertura è stata puntuale – aggiunge Farinetti – Si va sempre incontro a delle incognite che modificano i piani iniziali. L' ex Magazzino vini è un edificio tanto meraviglioso quanto complicato. Abbiamo incontrato delle difficoltà tecniche, ma adesso siamo pronti a partire. Come è nata questa operazione triestina? A Trieste ho degli amici che si sono dati molto da fare e che mi hanno trascinato in questa avventura. Penso alla famiglia Illy e, in particolare, a Rossana e a suo marito Riccardo. A loro si è aggiunto Antonio De Paolo, al quale è stata affidata la responsabilità della sede triestina di Eataly. Un compito fondamentale è stato poi svolto dalla Fondazione CRTrieste, che ha scelto di recuperare questo edificio straordinario. Ha trovato terreno fertile in città o le è stato messo davanti qualche ostacolo? Ho riscontrato una grande accoglienza, sia da parte dell' ex sindaco Roberto Cosolini, che ha seguito tutto il percorso di questa operazione, sia da parte dell' attuale amministrazione. Perché avete scelto proprio Trieste? Il nostro format ha bisogno di grandi numeri, ma è anche vero che la politica del nostro gruppo ha previsto una serie di eccezioni per l' Italia. Siamo rimasti attratti dalla magia di questa città, la cui bellezza è mostruosa e non sempre conosciuta”.
“Il nostro principale obiettivo non è quello di fare business. – spiega – Vogliamo recuperare degli immobili per restituirli al territorio, contribuendo al rilancio di interi quartieri e divenendo punto di riferimento per comunità di cittadini. Mettere mattoni nuovi rappresenta un' operazione stupida che va nella direzione opposta a quella scelta da Eataly e dalla Fondazione CRTrieste. L' investimento dell' ex Magazzino vini è stato particolarmente oneroso”. L’ investimento è stato fatto dalla Fondazione e “verrà ripagato dall' affitto che Eataly le corrisponderà per l' utilizzo della struttura. Il profitto delle nostre attività servirà a pagare gli stipendi dei lavoratori e dei fornitori”, dice Farinetti.
Poi l'aspetto economico: “Ci attendiamo un fatturato fra gli otto e i dieci milioni di euro all' anno, attraverso un equo mix di vendita dei prodotti e dei servizi di ristorazione. Abbiamo poi tutta la parte legata alla didattica, specie quella dedicata alle scolaresche. Il futuro è di chi ha talento e si dà da fare. Non può però negare la legittima paura di chi si dovrà confrontare con un colosso come Eataly. Guardi, io parlo sulla base delle esperienze di questi 10 anni. Attorno a Eataly sono spesso rinate intere zone. Gli esempi del Lingotto di Torino e del Madison Square Park sono straordinari, per come quelle zone sono diventate il fulcro di attività non solo commerciali. La stessa sede che abbiamo aperto al Porto Antico di Genova ha fatto fiorire un luogo che prima era morente. E poi non dimentichiamoci che Eataly a Trieste darà lavoro a 85 persone: anche questo lo considero un target poetico”.