Incontriamo Massimiliano Apollonio nella sua cantina a poca distanza da Lecce.
Come sempre sfodera un entusiasmo contagioso. Nel panorama delle cantine pugliesi Apollonio ha fatto alcune scelte che ancora oggi appaiono controcorrente. L’export, per esempio. Oppure la scelta di usare solo legno per la vinificazione quando tutti, o quasi, optano per l’acciaio. I numeri dell’azienda sono consistenti. Per esempio 152 anni di storia che Massimiliano declina con “152 anni di passione ed entusiasmo. Che fanno quattro generazioni di viticoltori. Circa 120 ettari vitati (alcuni di proprietà, altri in gestione), 5 linee di prodotti tra cui Apollonio – la principale – con 26 etichette – 500.000 bottiglie vendute all’anno, un fatturato di oltre due milioni di euro e poi l’export, appunto, il 95% del vino venduto, in 35 Paesi nel mondo. Massimiliano Apollonio è anche presidente del Movimento del Turismo in Puglia, una delle regioni più dinamiche in assoluto su questo versante. Ma il focus della chiacchierata è sull’azienda gestita con il fratello Marcello.
Come sta il vino pugliese in questo momento?
“Direi molto bene. Vi cito alcuni numeri significativi che la Coldiretti ha tirato fuori pochi giorni fa. Aumento dell’export del 46% in 5 anni, il doppio che in Italia, mentre le vendite segnano una crescita del 24% nei primi 3 mesi del 2022. E tutto questo nonostante siano aumentati del 35% i costi per la produzione ed il trasporto del vino con un impatto pesante sulle aziende vitivinicole a causa dei rincari energetici e della guerra in Ucraina. Ed ancora, in 5 anni dal 2016 al 2021 l’export dei vini pugliesi ha raggiunto il valore di 179 milioni di euro, con un aumento del peso dell’Asia, che resta comunque ancora ridotto, con +526% di export in Corea del Sud, mentre sono cresciute le vendite del 75% negli Stati Uniti, del 70% in Germania, del 69% in Cina, del 39% in Svizzera e del 33% in Giappone. Sono tutti numeri che ci spronano ad andare avanti”.
Quanto sta aiutando il fatto che la Puglia sia percepita come una delle destinazioni turistiche più gettonate?
“Inutile dirlo, moltissimo. Sempre più compagnie aeree stanno rivolgendo il loro sguardo verso la Puglia, aprendo così nuove tratte che permettono a cittadini di tutto il mondo (e non solo nei periodi estivi) di venire a conoscere la nostra regione e i suoi prodotti. C’è poi un aspetto che non va sottovalutato”.
Quale?
“Il turismo di oggi è un turismo esperienziale, di immersione totale nella cultura ospitante, caratterizzato da una serie di attività pratiche e indimenticabili che coinvolgono tutti i sensi e creno connessioni profonde con il territorio e i suoi abitanti. Riceviamo quotidianamente richieste di visite e degustazioni in cantina da parte di appassionati del settore o semplicemente curiosi che hanno sete di conoscenza e interesse verso ciò che è nuovo, unico, identitario. Per cui produrre vino produce un appeal pazzesco“.
(La cantina)
Tre Doc fanno capo al vostro territorio: Copertino, Squinzano e Salice Salentino. Proviamo a descriverle: quali le differenze? Come facciamo a percepirle nel bicchiere?
“Provo a descriverle evidenziando le differenze. Copertino: rosso rubino profondo con riflessi vivaci e brillanti. Profumi intensi di confettura di amarene, intriganti note di cannella e fichi secchi. In bocca buona struttura, tannino presente ma equilibrato. Elegante aroma di liquirizia e note fruttate già percepite all’olfatto”.
Squinzano?
“Rosso rubino intenso con toni amaranto sui bordi. Al naso sentori di mandorla, frutta e fiori secchi. Sapore fruttato, etereo e con un tannino vellutato. Finale lungo e persistente segnato da un invitante aroma di mandorla che ritorna anche in bocca”.
Salice salentino rosso?
“Rosso rubino intenso. Profumi intensi ed eleganti di mora e prugna. Al palato corposo, vellutato e armonico con un persistente aroma fruttato sul finale. Buona acidità e struttura tannica. Equilibrato, morbido ed etereo”.
Salice salentino bianco?
“Giallo paglierino chiaro con leggeri riflessi verde-dorati. Profumi eleganti, leggeri sentori erbacei e di frutta fresca. In bocca secco, morbido, di medio corpo. Ha un gusto rotondo, una piacevole acidità, un finale fruttato e mandorlato, una buona persistenza”.
L’export per voi rappresenta la quasi totalità delle vendite. Perché questa scelta?
“Durante e dopo la seconda guerra mondiale molti meridionali emigrarono in cerca di fortuna. Germania, Svizzera, Belgio, le mete più gettonate. Quando un uomo del sud è costretto a espatriare e abbandonare la propria casa, porta sempre con sé, in valigia, le tradizioni con cui è cresciuto e il legame, indissolubile, con la propria terra. Di conseguenza, l’abitudine e il piacere di accompagnare i pasti con un buon bicchiere di Primitivo o di Negroamaro erano duri da estirpare. Così tutto ha avuto inizio. Il nonno inizia a tessere una fitta rete di conoscenze e a inviare, inizialmente sfuso, il vino salentino oltre i confini nazionali ancora prima che se ne comprendessero, effettivamente, peso e significato. Nostro padre poi, qualche anno più tardi, prende in mano le redini dell’azienda, con la stessa dedizione e lo stesso intuito del padre che gli daranno la possibilità di cogliere le opportunità insite nei tempi che mutano. Il secondo conflitto mondiale è ormai concluso, la povertà sta faticosamente lasciando il passo al boom economico, le distanze geografiche si accorciano. È il momento della svolta manageriale. Una nuova epoca con una produzione più moderna ed efficiente. In quanto a noi, mio fratello e io cerchiamo semplicemente di non vanificare i loro sforzi, sviluppando nuovi mercati e viaggiando in tutto il mondo. Scelta che, devo ammettere, ci ripaga ogni giorno, ancora di più con lo scoppio della pandemia. Inoltre, esportare vuol dire fare branding, contribuire a rendere un marchio, la Puglia, unico, riconoscibile e riconosciuto, che resta impresso nella mente dei consumatori. Cosa in cui noi crediamo fermamente”.
(Barrique)
L’uso del legno per voi è fondamentale. Tutti i vini passano in botte. Perché questa scelta?
“Per renderli “eterni”, resistenti al tempo, più complessi ed evoluti. Per svilupparne le caratteristiche organolettiche senza però alterarne la natura”.
Quanto è importante per voi l’enoturismo?
“In alta stagione (luglio/agosto, dicembre non al pari ma sempre di più) registriamo un flusso piuttosto abbondante di visitatori e curiosi provenienti da ogni angolo del mondo con visite a cadenza quasi giornaliera”.
Progetti che state portando avanti per i prossimi mesi e che possiamo già annunciare?
“In realtà, è ancora una sorpresa… ci stiamo lavorando da qualche anno. Si tratta di un nuovo prodotto, una bolla metodo classico di Negroamaro rosato invecchiato in barrique, ispirata al nostro caro fondatore Noè. Memoria e tradizione, i leitmotiv. Vi terremo aggiornati”.
E da presidente di Mtv Puglia quali le strategie per il futuro? È buona l’interlocuzione con le istituzioni?
“Stiamo lavorando su attività di branding sempre più spinte, puntando a una maggiore internazionalizzazione del marchio Puglia attraverso strumenti quali incoming, eventi sempre più professionali e specializzati, masterclass e degustazioni di qualità per incoraggiare la conoscenza del territorio e dei suoi vitigni autoctoni, in collaborazione con l’Assessorato all’Agricoltura e quello alle Attività Produttive della Regione Puglia con i quali condividiamo la stessa filosofia di promozione e tutela del patrimonio paesaggistico ed enogastronomico pugliese. Per far fronte, inoltre, alle difficoltà derivanti dall’estensione territoriale pugliese, ci stiamo impegnando a realizzare eventi sempre più distanti geograficamente l’uno dall’altro per una presenza più capillare e diffusa che possa coprire l’intero territorio, senza esclusioni, a beneficio di tutti i lavoratori del settore (e non solo)”.
F.C.