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L'intervista

Ampelio Bucci: “Produco vini unici, ma vorrei fare quelli quotidiani. E vi spiego perché”

02 Settembre 2015
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(Ampelio Bucci)

Ampelio Bucci è il “re” del Verdicchio. Ma non diteglielo, perché non ci crede e non vuole sentirselo dire.

“Io lavoro sempre per dare il meglio e fare grandi vini”, dice Bucci.
Sarà, eppure il suo Verdicchio di premi ne può vantare decine e decine, alcuni prestigiosissimi, come il riconoscimento di Wine Advocate di Robert Parker.
Nella sua azienda, Bucci ha gli occhi puntati al cielo e scruta i vigneti. La vendemmia non è ancora iniziata, ma c’è il rischio che uno scroscio di grandine possa rovinare tutto. “Sono molto teso ed in apprensione – dice Bucci -. Nessuna previsione per almeno altri dieci giorni, poi mi sbilancio, promesso”.

Si parte un po’ da lontano, senza entrare a piedi uniti nella sua azienda, perché Bucci è molto schivo e riservato. Polemica, neanche tanto velata sull’uso dei mosti concentrati rettificati. Polverone alzato dalla Fivi, di cui fa parte ed è uno dei soci fondatori che condivide in pieno: “Mi spieghino – dice Bucci – perché non riesco a comprenderlo, chi, oggi, ha la necessità di alzare il grado alcolico dei vini. A chi li vendono vini da 14 gradi? I mosti forse li usano in Valle d’Aosta, ma basta che chiamino il mio amico Costantino Charrere che gli sistema tutto in un batter d’occhio”.

Per Bucci, i vini di qualità nascono in vigna, come dice Matilde Poggi, presidente della Fivi, “poi, però, in cantina serve una grande abilità dell’enologo”. La sua azienda lavora sui Cuvee, mai sui Cru. “Se in vigna non si fa il meglio, non si ottiene nulla in cambio”, dice Bucci.
Del Verdicchio lui è uno dei produttori più apprezzati non solo in Italia, ma anche in Europa e nel mondo. “Sono piccolo e devo ‘combattere’ ogni giorno per elevarmi ancora di più, perché la concorrenza è agguerrita ed il livello medio del Verdicchio si è alzato a livello generale”.

Per Bucci, infatti, oggi è difficile bere del Verdicchio e beccarne uno brutto: “L’unico problema, che definisco l’area grigia del sistema – spiega Bucci – è l’imbottigliamento lontano dai luoghi di produzione, al Nord soprattutto, dove non riusciamo a fare tantissimi controlli. E sappiamo tutti che gli imbottigliatori comprano vini a prezzi che oso definire ridicoli”.

A proposito del vino a prezzo ridicolo, cosa ne pensa dei vini a tre euro? “Il mercato del vino italiano è una grande massa diversa – dice -. Se io fossi un produttore molto grande farei vini quotidiani, vino accettabile ad un prezzo accettabile. Che intendiamoci, non fa di certo schifo, ma parte di un ulteriore segmento”.

E Bucci rende meglio l’idea: “Il successo del Prosecco lo lego molto a questa storia del poco prezzo – spiega -. Un vino buono ad un prezzo da bibita. Diciamoci la verità, chi berrebbe Sassicaia a pranzo? Nessuno, ma tutti dobbiamo avere in testa ben chiaro che l’Italia del vino è divisa in vari segmenti, che comunque stanno andando più o meno bene alla stessa maniera”.

Le difficoltà, per Bucci, sono il fatto che il piccolo produttore (lui per esempio fa circa 150 mila bottiglie l’anno, ndr), deve puntare su una qualità sempre elevata, ma anche pensare allo stile ed alla personalità dei suoi vini, che diventano sempre di più copiati da altri.
“La competizione è bella, ma ti stanca – dice Bucci -. Nei vini quotidiani, invece, non c’è tutta questa necessità di pensare alla qualità per forza”.

Bucci ha tantissimi estimatori in Italia del suo Verdicchio. Ma anche all’estero è molto apprezzato, come negli Stati Uniti, in Inghilterra e Giappone, i suoi mercati privilegiati. “Ma sto tentando la strada del Nord Europa, mentre la Cina per me rimane un mistero”.
Bucci ed il suo Verdicchio saranno i protagonisti di una verticale eccezionale ed imperdibile al prossimo Taormina Gourmet, in programma dal 24 al 26 ottobre. Presto vi sveleremo il giorno e l’orario preciso e tutte le annate che saranno degustate.

Giorgio Vaiana