(Alessandro Ingiulla)
“TripAdvisor? Uno strumento difficile e complesso da gestire. Prima rispondevamo anche ai clienti, adesso è impossibile farlo e lo abbiamo abbandonato”.
Parole dello chef neo.stellato di Catania Alessandro Ingiulla che risponde il giorno dopo il nostro articolo in cui raccontavamo di come il suo ristorante si trovasse al 163esimo posto della classifica del sito più famoso del mondo che raccoglie recensioni non solo sui ristoranti. “TripAdvisor lo usavamo molto ai nostri esordi, serviva un po' come strumento per fasri pubblicità – racconta lo chef – ma pian piano è diventato complesso, difficile da gestire”. Soprattutto rispondere alle recensioni negative: “Attenzione – precisa lo chef – non voglio dire che nessuno può criticare quello che facciamo, ci mancherebbe, ma che siano critiche costruttive e soprattutto vere. Su TripAdvisor, invece, quelle fasulle le sgami subito”. Come l'ultima che il locale ha ricevuto: “Mai visto questo cliente e soprattutto ci fa critiche assurde”. Insomma, per lo chef “TripAdvisor c'è, esiste, ma non per questo significa che ne devi avere considerazione”.
La sua clientela, in effetti, raramente scrive recensioni sul portale: “I nostri clienti quasi mai lo utilizzano – dice – Mi accorgo di qualche recensione, ma fatta dai clienti più giovani. In realtà anche se cominci a preoccuparti delle recensioni, non puoi fare nulla. Sono lì e nessuno le può cancellare”. E' sufficiente per lo chef farsi un giro per le pagine dei locali e vedere subito la quantità di profili falsi che scrivono recensioni “a 5 stelle”: “Sono pacchetti che vendono – dice – A me non li hanno mai proposti, ma conosco miei amici che lavorano per TripAdvisor e mi hanno spiegato come funziona. Ho deciso di non rispondere più a nessuno. Faccio camminare la pagina da sola. Vada come vada. Curiamo i nostri social, almeno lì abbiamo la certezza di gestire noi le cose come meglio preferiamo. Con TripAdvisor si è creato solo un business”.
Secondo lo chef l'idea di TripAdvisor non è male: “Ma bisognerebbe permettere di scrivere solo a coloro che realmente hanno visitato quel ristorante – dice Alessandro – Un po' come fa Booking con gli alberghi che ti lascia raccontare la tua esperienza solo se realmente hai dormito in un determinato posto. Io a una cosa simile sarei super favorevole. Anche se credo che il problema di TripAdvisor sia molto sentito in Italia. All'estero, in America e in Inghilterra per esempio, il portale funziona meglio, è più attinente alla realtà, perché lì le persone sanno fare un uso corretto dello strumento internet che da noi non abbiamo ancora compreso”. Qui, infatti, è semplice registrarsi (anche con una falsa mail), scrivere ciò che si vuole: “Lo possono fare tutti – dice – dal collega invidioso, all'altro commerciante o un amico con cui non parli più. Ma il danno che ti fanno cose simili è incalcolabile, perché poi molte persone credono davvero a quello che c'è scritto”.
Una critica “fa male, certo – dice lo chef – Fare ristorazione di un certo livello non è facile e ci vogliono tanti sacrifici. Credo che le recensioni autorizzate siano l'unica via di fuga, oppure l'utilizzo della classica guida cartacea”. Un po' come la Michelin: “La guida cartacea è viva e vivrà ancora a lungo – dice lo chef – alla gente piace avere tra le mani qualcosa di tangibile, soprattutto che viene scritta da gente esperta. Il riconoscimento che abbiamo ottenuto ci ha dato la prova di quello che può fare l'essere inseriti in guide prestigiose. Il fluss di clienti è aumentato in maniera esponenziale. La Michelin da un fortissimo impatto alla vita di un ristorante, anche se poi è uno stress anche per noi che dobbiamo mantenere altissimi questi livelli di cucina e servizi per rimanere nella loro orbita”.
G.V.