di Daniele Cernilli, Doctor Wine
Il consueto autolesionismo all’italiana si esprime quest’anno nel mondo del vino con maggior virulenza che in passato.
Una serie di produttori continuano a lamentarsi del Vinitaly e commentano, buttando il sasso, ma nascondendo la mano, che quella del 2017 potrebbe essere l’ultima loro presenza alla Fiera di Verona e che dal prossimo anno andranno solo alla ProWein di Düsseldorf, meglio organizzata, più efficiente e ormai meta di molti importatori e buyers internazionali. Può anche essere, ci sta che la ProWein sia cresciuta, ma pensare di poter giocare in trasferta con la stessa efficacia con cui si gioca in casa è cosa davvero discutibile. Chi viene al Vinitaly, che avrà anche qualche problema organizzativo ma di passi avanti comunque ne ha fatti negli ultimi tempi, cerca quasi esclusivamente vini italiani. Alla ProWein c’è il mondo, e noi rischiamo solo di essere degli sparring partner, delle figure di media importanza, non certo centrali come a Verona. Siamo proprio sicuri che la scelta di privilegiare la fiera tedesca non sia alla fine un clamoroso autogol? Non rischiamo di indebolire una manifestazione che per decenni ha svolto un ruolo centrale per l’export del vino italiano? E solo per il nostro brutto vizio di pensare che l’erba del vicino è sempre più verde?
Se c’è qualcuno che vuole aprire un tavolo di discussione con i vertici del Vinitaly, magari attraverso gli organismi rappresentativi dei produttori, Uiv, Federvini, Fivi, Alleanza delle Cooperative e quant’altro, ben venga. Credo che su tutto si possa discutere. Ma questo stillicidio di critiche lo capisco poco e credo non serva a nessuno, e lo dice chi da Vinitaly non prende una riga di pubblicità, tanto per essere chiari.
Poi si arriva al paradosso quando leggo che Summa, la manifestazione organizzata ormai da vent’anni da Alois Lageder in Alto Adige lo stesso giorno d’apertura del Vinitaly, e in alternativa ad esso, visto che chi vi partecipa non è invece presente a Verona, ha addirittura messo a disposizione delle navette che partono da davanti alla fiera e la raggiungono in un’ora. E mi chiedo, ma quanti di quei giornalisti internazionali invitati per il Vinitaly, con viaggio pagato dall’Ice, saranno stati invitati anche da Summa? Evitando gli oneri di biglietti aerei e di stanze d’albergo? E sfruttando, nei fatti, una manifestazione concorrente? Mi chiedo soltanto, perché nell’eventualità che le cose fossero così, anche solo in piccola parte, mi sembrerebbe un’imperdonabile caduta di stile.