“Lo scenario commerciale in Italia stravolto, cinque proposte per invertire la rotta”
di Alessandro Alì*
Sono davvero tanti anni che vivo intensamente il mondo del vino e dell'enogastronomia in generale, ma mai come in questo ultimo periodo mi sembra che le accelerazioni del mercato abbiano lasciato tutti ai blocchi di partenza.
Non si tratta di una crisi in generale ma di un cambiamento degli stili di consumo talmente fulmineo che non ha permesso contromosse adeguate. In Italia poi c'è stato il colpo di grazia del famoso decreto 62 in cui l'ex governo Monti dava le indicazioni su come dovevano essere regolate le transazioni commerciali del settore eno-alimentare. In realtà per quanto sia stata puntigliosa la normativa che regolamentava i sistemi di pagamenti di tutti i prodotti del settore agricolo, è stata altrettanto evanescente la definizione di quali dovevano essere i soggetti incaricati dei controlli sulla corretta attuazione del nuovo regolamento. Risultato: lo scaduto ante 24 ottobre 2012 rimane tale e quale in attesa di recuperi forzosi o trattative estenuanti per l'incasso mentre le fatture posteriori all'entrata in vigore del decreto legge 62, se per un certo tempo sono state onorate, oggi a distanza di mesi e con nessun controllo fatto sul territorio, vengono tranquillamente rimandate ritornando ai tempi di incasso simili a ere geologiche. In realtà sembra che il provvedimento non sia stato portato avanti per migliorare il sistema dei pagamenti in un settore fortemente in difficoltà, ma per ampliare la base imponibile e quindi aumentare in modo indiretto il prelievo fiscale già di per se stellare. Sul mercato del vino o meglio sul canale Horeca si è abbattuto un vero uragano che ha modificato radicalmente i sistemi e le modalità di approvvigionamento, con l'impoverimento immediato delle carte dei vini e degli stoccaggi delle enoteche. Addirittura si è tornati al vino sfuso, anche in damigiana per ottenere un prezzo di acquisto più basso possibile, non sempre corrispondente ad una offerta più economica di vino a bicchiere per il consumatore.
La situazione quindi è che il mercato interno del vino di qualità o entra nel canale moderno o è destinato a diventare una nicchia talmente elitaria che solo localmente o grazie a ristoratori illuminati può trovare sbocchi. Questi aspetti tecnici da addetti del settore non sono che la punta dell'iceberg, mentre quello che veramente spaventa è la continua disaffezione al vino e la fine di un idillio tra i consumatori e il nostro mondo.
il mio osservatorio privilegiato di direttore commerciale di una delle cantine più importanti del panorama enologico italiano, mi permette una visuale forse troppo settoriale, ma la mia passione mi ha sempre messo con umiltà dalla parte del buon bicchiere di vino.
Per questa situazione pagano un po' tutti; in prima misura chiaramente le aziende che anche per la stretta creditizia fanno veramente fatica a chiudere i bilanci, poi direi tutta la stampa specializzata compreso quella delle guide, sempre meno seguite e forse non più necessarie visto il consumo discontinuo del vino. In questo temporale ci sono però dei bagliori positivi e non fulmini distruttori; l'export e il consumo dei giovani.
L'esportazioni del vino Italiano sono oggi una realtà importante e regioni come Usa e Est Asiatico diventano l'anelata àncora di salvezza di molti produttori.
Ma è un errore impareggiabile pensare che i mercati esteri possono sostituire il mercato domestico. Per ogni azienda è importante essere profeta in patria prima di dedicare risorse al resto del mondo. Questo principalmente perchè il turismo e l'importanza delle tradizioni italiane sono un patrimonio assolutamente da difendere. Immaginiamo il consumatore americano che arrivato in Italia, va alla ricerca del “suo” vino preferito e non lo trova proprio in zona di produzione!
Alla fine di queste riflessioni arrivo a semplici soluzioni per cercare di riavvicinare i consumatori al vino:
1) investire nella comunicazione soprattutto utilizzando la rete per le sue doti di immediatezza e economicità
2) investire nelle persone addette alla comunicazione in modo da assicurare una corretta e esauriente informazione del consumatore.
3) organizzare continuamente eventi, soprattutto nei ristoranti e nelle enoteche per riavvicinare il grande pubblico al vino, giocando con il magico potere conviviale che esso stesso racchiude.
4) convincere i ristoratori che il vino è un elemento complementare alla buona cucina e quindi…
5) puntare sull'ospitalità in azienda per far conoscere e quindi divulgare i “segreti del vino”.
* responsabile commerciale Biondi Santi