Riceviamo e volentieri pubblichiamo una riflessione di Giusto Occhipinti (nella foto), titolare assieme a Giambattista Cilia, dell'azienda Cos di Vittoria su vini naturali, biodinamici e prospettive.
Il mio lavoro di agricoltore nasce da autodidatta, pertanto non sono la persona più adatta per entrare nel merito scientifico. Tuttavia è vero che ho trascorso ben oltre metà della mia vita a osservare la vigna, la Natura in genere. Posso raccontare di questo, delle mie riflessioni sul mio mondo, di ciò che intendo deve essere il vino.
Sulla biodinamica
Se è vero che i principi della biodinamica applicata in agricoltura possono non avere delle risposte scientifiche è doveroso chiarire, immediatamente, che non mancano le ricerche della comunità scientifica. Infatti, da oltre 30 anni viene misurata l’efficacia del sistema biodinamico messo a confronto con il metodo convenzionale e con l’agricoltura biologica. Queste ricerche, condotte in svariati Paesi, quali Svizzera, Stati Uniti o Australia, sono state pubblicate anche su “Science”. Dico questo perché spesso quando si affronta questo tema, è come se si parlasse di “concetti esoterici”.
Certo, è molto interessante aggiungere che in alcuni casi, non si è ancora capito perché alcuni interventi funzionano ma è stato stabilito, su base sperimentale, che l’effetto c’è, è determinato, è migliorativo. Esiste. Trovo interessante che la perfezione della Natura non ceda completamente davanti all’arroganza dell’uomo! Direi che il microscopio non serve a spiegare tutto e questo, personalmente, mi affascina molto.
Einstein, ci ricorda: “La filosofia senza la scienza è zoppa, la scienza senza la filosofia è cieca”. Siamo chiari, la biodinamica non mette in discussione o si oppone ai progressi della scienza e della tecnica. E’ chiaro che far produrre alla terra la giusta quantità senza forzature può avere dei costi maggiori, ma il beneficio è un beneficio sociale. Io non ho dubbi che la conduzione biodinamica dei terreni doni all’agricoltore un alto e insostituibile senso di libertà, di gratificazione, oltre che un luogo sano, dove vivere e lavorare. Questo, senza doversi avvelenare o avvelenare qualcuno, con i prevedibili e disastrosi effetti collaterali. La biodinamica fa recuperare all’uomo il concetto di osservazione e armonia con la Natura, che trovo impagabili.
Sull’Industria
Chi non vive il mondo agricolo non sa che c’è un sottile terrorismo che impone all’agricoltore l’uso esclusivo della chimica. Questa logica favorisce la pigrizia, l’ignoranza e allontana l’agricoltore dai “ vecchi saperi ” e dalle cause che generano un problema. Questo vuol dire anche un agricoltore sempre meno libero, meno colto, impaurito e chimico-dipendente.
Purtroppo, il più delle volte, la nostra è un’agricoltura gestita da consorzi e negozianti che hanno nelle vendite il loro unico fine. A chi giova tutto questo? Insomma, spero che siamo tutti d’accordo che ci sono mille motivi e altrettante sconfitte che giustificano un nuovo modo di pensare all’agricoltura e all’intero sistema produttivo. Perché stiamo parlando della Terra, la stessa che i nostri Padri ci hanno consegnato, la stessa che dovremmo consegnare ai nostri figli.
In fondo, siamo un po’ tutti “statue di sale” di fronte all'aggressione che subisce il nostro Pianeta. Assistiamo così, davvero inerti e indifesi, all’industria che determina, costruisce e condiziona il nostro futuro.
E’ fin troppo chiaro che la Scienza finanziata, purtroppo, quasi esclusivamente dall’industria, non ha molti margini di indipendenza per verificare alternative che metterebbero l’agricoltore in uno stato di maggior indipendenza, sensibilità e responsabilità, recuperando quegli equilibri che Madre Natura impone.
Dobbiamo tentare di far crescere un esercito di soggetti pensanti, cercando alleanze con la parte indipendente della Scienza e delle Università.
Sul Vino
Il vino, quello di cui io penso valga la pena di parlare, è la storia di un pezzo di terra. Quello che i francesi chiamano “terroir”. Terroir nella traduzione italiana vuol dire semplicemente territorio, ma nel significato del vino, acquista un senso diverso. Vuol dire anche: geologia, clima, micro clima, cultura, tradizioni…. insomma emozioni di un luogo. Ho difficoltà a pensare che intervenire sulla terra con insetticidi, diserbanti, fertilizzanti chimici, trattamenti fogliari e quant' altro, possa ancora consentire di parlare di terroir. Se a tutto questo sommiamo anche le “fantasie” dei consulenti enologici che inseguono il mito del gusto perfetto, attraverso interventi in cantina sui mosti e sul vino, con l'uso “artistico” delle bio-tecnologie, lascio a voi la riflessione su cosa è diventato il vino.
Conclusioni?
In tutta onestà, devo ammettere di essere stanco dell’aspetto modaiolo che ciclicamente coinvolge il mondo del vino. Sento un diffuso atteggiamento di superficialità. Sento anche una certa solitudine e la paura di tanti produttori che, forse, temono il giudizio di pochi opinion leader. Sento di dover difendere il divario culturale, umanistico e qualitativo del lavoro di una nuova agricoltura. Di nuovi produttori, dei loro pensieri e perché no, anche dei loro dubbi.
Perché i vini provenienti da una agricoltura e da una vinificazione “naturale” sono una fonte di complessità, di slancio e purezza supplementare. Da questo dipenderanno, a mio avviso, la giusta ed onesta difesa della biodiversità, ma soprattutto l’autenticità dei vini di domani. Essere viticoltori/agricoltori, significa essere anche delle sentinelle; non solo del territorio, ma anche nei confronti di una produzione sempre più soffocata dall’omologazione e dalla globalizzazione. Essere produttori di “Vino” significa anche tenere alto il dibattito, alta la tensione, alto il senso della critica nei confronti di un “mare di vino” senz’anima.
Giusto Occhipinti
Azienda Cos Vittoria (Rg)