Riceviamo e pubblichiamo.
Carissimo Direttore,
vorrei, se possibile, approfittare del vostro spazio web per lanciare una provocazione. Visto che voi di Cronache di Gusto siete sempre pronti e attenti a segnalare locali e ristoranti che fanno della qualità e della cortesia il proprio biglietto da visita, fornendo cosi utili informazioni per gli utenti, vi chiedo di aggiungere un parametro in più, utile per chi fornisce (con vino, olio, materie prime) e cioè la “solvibilità”. Forse la Legge sulla privacy vieterebbe la stesura e la pubblicazione della cosiddetta “Black-List” dei locali che notoriamente decidono di non pagare i fornitori, ma al contrario si potrebbe pubblicare una “White-List” dei ristoranti che invece se pur con piccoli ritardi onorano i loro debiti. Potrebbe essere un inizio per un cambio di rotta e di “attenzione” nei confronti di chi lavora e di chi con sacrificio e grande responsabilità cerca di resistere o di sopravvivere con le proprie attività. Potrebbe essere forse per la prima volta, un modo per le aziende di far squadra e di evitare rischi e perdite economiche che poi in qualche modo possono avere conseguenze sulle proprie strategie commerciali.
Giuseppe Natoli
Il fatto è che vorrei che altri colleghi produttori possano subire quello che ho subito io, ieri sera, in un noto ristorante – pizzeria del Centro di Palermo. Ho fornito con i miei vini (per un totale di circa 400 euro) questo ristorante esattamente a settembre del 2010 (non si tratta di errore di stampa, ma era realmente il duemiladieci). Alla mia richiesta cortese ed educata, ho avuto come risposta “ripassa tra un anno” e sono stato buttato fuori dal locale e minacciato dal titolare.
Sono realmente stanco di questo andazzo delle cose e soprattutto dell’impotenza nel poter fare qualcosa per cambiarle. La legge mette a disposizione gli strumenti conosciuti del decreto Ingiuntivo e del pignoramento, ma per la maggior parte delle volte per importi al di sotto degli 800/1000 euro diventano del tutto inutili. Nei giorni passati ho raccolto parecchie lamentele da parte di altri produttori e alla fine quasi tutti dicono la stessa cosa “mai più servire vino a Palermo, in Sicilia, in Italia” meglio l’estero. La cosa mi brucia e mi fa male, se devo pensare che nella mia città non posso vendere il vino che produco ed in più subire minacce solo perché viene richiesto il pagamento delle forniture. Occorre fare qualcosa. Vi chiedo se è possibile un confronto o anche un conforto e magari qualche altra soluzione.
Grazie per avermi dato la possibilità di farmi sentire.
Giuseppe Natoli, azienda Fatascià