(Walter Massa – ph Vincenzo Ganci)
di Walter Massa*
Riceviamo e volentieri pubblichiamo
“A tutti a livelli si è sempre lucrato sulla stupidità dei vignaioli, ma i vignaioli veri, non sono né stupidi, né tonti, casomai sono dei puri, innamorati del loro lavoro, del territorio, delle radici e… dei debiti. La maggiore aggravante sta nel fatto che in troppi ci innamoriamo e concediamo fiducia a chi come associazioni, consorzi, politici, enopoli, ci tradiscono da lustri, e con presunzione, speriamo che insegnando la retta via, i ricchi e furbastri che sono molti più di uno si redimano. Al solito otteniamo effetti contrari, regalandogli ancora più potere. Da anni – e Gianfranco e Simona Fino non sono i primi e né saranno gli ultimi – molti produttori etici, perlopiù vignaioli, non designano i loro vini con la Doc, trasmettendo all’immaginario collettivo la sconfitta dell’oppressivo sistema dei consorzi e dei controlli rivolti al nulla, se non alla saccoccia ed a creare falso prodotto interno lordo.
Il sistema fa leva, in una nazione di bassissima cultura politicoenologica, su panacee che non incantano nemmeno più le casalinghe astemie, su retoriche vergognose, mentre nelle osterie, trattorie, ristoranti, enoteche e vinerie si bevono opere d’arte enologiche a 50 euro la bottiglia, senza ubriacarsi e flotte di connazionali e turisti ringraziano gli osti, i vignaioli etici di esistere, e lasciano adeguate mance ai sommelier per i privilegi che gli donano. La mia azienda ha vissuto l’abbandono della Doc nel 2009. Ho felicemente pagato una sanzione per aver millesimato i vini quando l’annata sui vini non a Denominazione di origine era vietata, oggi con la rintracciabilità è permesso far ciò di cui io masochisticamente mi son fatto paladino. Mi vanto di aver fatto giurisprudenza in anticipo, peccato che il sistema chieda sanzioni retroattive, ma non remuneri chi porta cultura.
Ho abbandonato con le stesse motivazioni di Fino, perché vogliamo, anzi dobbiamo portare cultura, voglio una Doc che premi il consumatore e il vino in vigna e sul mercato, non nelle scuole e negli uffici. La cantina è semplicemente logistica. È mai possibile che le commissioni di assaggio preventivo diano l’idoneità senza batter ciglio a vini che sanno di nulla, e i vini di carattere vengano messi in discussione, costringendo il produttore ad intervenire sul gusto, genuinità ed integrità, per certificarlo Doc?
Cari Ministri, delle politiche agricole, del turismo e della cultura, possibile non vi sia punta vaghezza che troppe aziende di altissimo lignaggio, ossia quelle che fanno veramente buona e bella l’Italia stanno rinnegando la Doc? O siete astemi, o i vostri funzionari e collaboratori vi cambiano le carte sotto il naso, o culturalmente ed eticamente siete peggio di quelli della prima repubblica.
Cari Simona e Gianfranco che bello vedervi salire su un carro di “illuminati ed etici produttori”, uno su tutti, Maga Lino che negli anni '70 ha voluto e fatto la Doc Oltrepò e che dalla vendemmia 2003 ha abbandonato. Sogno che Fabrizio Carrera crei il vagone dei semplici, ossia di fare un forum invitando un grande (e non grosso) produttore di vino per regione amministrativa italiana, che come noi, faccia vini semplici ossia non a Denominazione: dalla Sardegna Alessandro Dettori, al Friuli, in Collio, Fulvio Bressan, passando nella zona del Gutturnio in Emilia alla Stoppa, da Pacina nel Chianti classico, al vicino di casa di Gianfranco e Simona, quel Gaetano Morella (perché buona parte della vera nobiltà enologica della Puglia già rinnega la Do) ed ancora giù fino alla Sicilia con Arianna Occhipinti. I vignaioli invitati, la stampa economica del turismo e del settore invitata, i politici, gli amministratori e i presidenti di consorzi e cantine cooperative informati. Vedremo così se l’attuale classe dirigente appartiene alla prima, alla seconda o terza repubblica, se sono ignoranti o in malafede. Magari capiamo che io pur non bevendo da oggi a pranzo solo nel pensare al vino ed al suo pianeta mi ubriaco ed è meglio che smetta di prendere posizioni.
Il mio grande consulente, Vasco Rossi mi conforta sempre quando dice che “essere libero costa solo qualche rimpianto, sì, tutto è possibile, perfino credere che possa esistere un mondo migliore”…”.
*Vignaiolo a Monleale, provincia di Alessandria