di Daniele Cernilli, Doctor Wine
Fare vino non è solo fare vino. Sarà una banalità, apparentemente, me c’è una valanga di gente che ancora non ha chiara questa semplice affermazione.
Perché fare vino ha a che vedere con molti altri aspetti, agricoli, ambientali, economici, culturali, che non sono semplicemente correlati con la produzione di un liquido prodotto dalla fermentazione degli zuccheri contenuti nell’uva. E, d’altra parte, nell’antichità, il vino non era solo fatto con l’uva, ma anche con i fichi, con il miele e con altre materie prime ricche di zuccheri “fermentescibili” come si chiamano tecnicamente. Il vero discrimine sta non solo nel fatto che il vino fatto con l’uva sia più apprezzato dalla gente, storicamente parlando, ma anche perché chi fa vino non fa solo vino. Si occupa dei territori e della loro gestione, ad esempio. Pensate a cosa sarebbero le Cinqueterre, l’Isola d’Ischia, la Valtellina, sono per fare degli esempi, senza quelle vigne “eroiche”, che prevedono la cura per i muretti a secco, che evitano frane; senza l’attenzione maniacale alla gestione di territori difficili, che sarebbero abbandonati se non ci fosse un’attività di produzione vitivinicola. Quindi, è ovvio, fare vino non vuol dire solo fare vino.
Ma quanti sanno questo o sono interessate a saperlo? Quante persone sono interessate e hanno la sensibilità di sapere che spendere un euro in più per una bottiglia contribuisce realmente alla salvaguardia di territori e di piccole economie locali? Di certo esistono, sono molte migliaia, ma ancora non abbastanza. E questo rappresenta un problema serio. Allora, se parlassimo meno di un’ecosostenibilità teorica troppo spesso e ideologica e ci dedicassimo, nel concreto, a difendere e a diffondere la conoscenza di zone, dove tra l’altro si fanno anche vini ottimi e che, a prescindere da tutto, svolge un ruolo di difesa vera dei territori, non sarebbe più giusto e più utile? È una semplice domanda che faccio a me stesso e a chi mi legge, da un piccolo sito e senza avere la presunzione di risolvere i problemi dell’Umanità. E non aggiungo altro.