di Daniele Cernilli, DoctorWine
Che Barolo, Barbaresco, Brunello, Bolgheri, Amarone, qualche Supertuscan e qualche Gran Selezione del Chianti Classico facciano ormai parte del Gotha dei vini del mondo è abbastanza evidente.
Che Etna e Alto Adige siano sulla rampa di lancio anche. Che i bianchi friulani stiano recuperando terreno dopo qualche anno di appannamento è vero. Ma quali potrebbero essere nel prossimo futuro vini e regioni viticole che potrebbero avere un percorso simile? Per rispondere a una domanda del genere, cosa non facile, bisogna incrociare alcuni elementi. Il primo è la massa critica della produzione. Il secondo è un adeguato numero di produttori che appartengano inoltre a diverse tipologie. Viticoltori, ovviamente, ma in parte anche aziende più grandi e realtà cooperative, come accade in tutte le regioni vitivinicole importanti del mondo, Borgogna e Champagne comprese. Il terzo è la capacità di fare del “branding” territoriale, cercando di far conoscere i propri territori in modo chiaro ed efficace.
Quali potrebbero essere le zone più adatte a soddisfare queste precondizioni? La prima che mi viene in mente è il Nord Piemonte. Non solo la parte dei vini a base Nebbiolo, come Gattinara, Ghemme, Carema, Boca, Fara, Sizzano e Bramaterra. Anche le aree di Chieri, di Caluso e del Monferrato Casalese e dell’Astigiano settentrionale, con vitigni come Freisa, Grignolino, Erbaluce, che hanno, a mio avviso, potenzialità notevoli. Ci stanno seriamente provando anche in Romagna, con le ben 19 sottozone dedicate al Sangiovese, che quanto meno dimostrano che le differenze fra i vari territori sono reali e molto chiare. Basterebbe metterne a confronto uno proveniente da Modigliana e uno da Coriano per avere due vini che sembrano provenire da continenti diversi. Certo, non è impresa facile, ma qualche premessa potrebbe esserci. Chiudo sottolineando cosa stanno facendo in Sardegna, dove assistiamo alla nascita di tante nuove e valide aziende in differenti zone, e in Campania, dove ormai esistono decine di cantine che propongono vini fantastici, dai Campi Flegrei al Vesuvio, dal Sannio al Cilento, dalle zone del Casertano all’Irpinia, ovviamente. Ho la sensazione che alcuni dei grandi vini prossimi venturi potrebbero arrivare proprio da quelle zone.