L'intervista con Alberto Di Girolamo, primo cittadino della cittadina trapanese. “Cercheremo di compattare l'ambiente. Qui, adesso, si fa tanta qualità”
(Alberto Di Girolamo)
In attesa di conoscere le novità, a Marsala si parla sempre della questione legata all'obbligo di dichiarare Grillo e Nero d'Avola in etichetta solo se si tratta di vini Doc Sicilia.
E' stato il produttore Nino Barraco a lanciare la pietra (leggi qui), poi a ruota è intervenuto anche Fabio Ferracane (leggi qui). La questione è semplice, ma rischia di affossare definitivamente un territorio vocato ad una certa tipologia di vino qual è il Marsala. In pratica con l'obbligo di dichiarare in etichetta “Grillo” e “Nero d'Avola” solo se si tratta di vini Doc Sicilia, questa parte della Sicilia occidentale, che lavora principalmente con questi due vitigni, rischia di scomparire dall'atlante dei vini del mondo. Perché nessun produttore, al momento, con il disciplinare in vigore, potrà realizzare i vini che ha sempre fatto finora e per cui è riconosciuto nel mondo. Il Grillo storicamente nasce da queste parti, tra le saline e i paesaggi mozzafiati al tramonto che potrebbero diventare patrimonio Unesco. Un vitigno, il Grillo, che si presta a una vinificazione ossidativa. E che sta catturando sempre di più le attenzioni dei mercati del mondo. Ma la Doc Sicilia ha un po' modificato i piani di alcuni produttori. Il disciplinare, infatti, è la questione spinosa, perché nessuno dei vini prodotti da alcuni vignaioli da queste parti avrebbero colore, acidità volatile, carico di pectine, a norma con il disciplinare.
Sulla questione è intervenuto anche il sindaco di Marsala Alberto Di Girolamo: “Una questione che va avanti da tempo – spiega il Primo Cittadino – ed è una lunga storia. Il Marsala storicamente è conosciuto nella sua versione dolce, liquorosa. Oggi, però, grazie al lavoro dei tanti artigiani del vino che abbiamo da queste parti, il vino del nostro territorio è apprezzato anche in formato, diciamo volgarmente, vino da tavola”. Il sindaco però, non risparmia una stoccata ai produttori: “Credo che nei tempi migliori, quando c'era un consorzio che andava bene – dice – bisognava essere tutti compatti, guardare nella stessa direzione e pensare a rafforzare la Doc Marsala. Invece tutti hanno pensato al proprio orticello, pensando bene di produrre tanto e spedire all'estero”. Ma per fortuna le cose sono cambiate: “Adesso si ha la consapevolezza che bisogna ricercare la qualità e non la quantità – dice – Il nostro ruolo come amministrazione, e lo abbiamo fatto altre volte, è quello di compattare l'ambiente, fare incontrare i produttori attorno ad un tavolo e cercare di farli ragionare. Sulle questioni tecniche, dunque, possiamo fare ben poco. La Doc Sicilia dovrebbe pensare a delle modifiche del disciplinare. Oppure, ed è una provocazione, dovrebbe essere la Doc Marsala a cambiare il suo”. Perché, come dice il sindaco, “il riconoscimento Unesco potrebbe dare la svolta definitiva a questo territorio. E' una pratica lunghissima, che mette insieme tre comuni (Marsala, Trapani e Paceco, ndr), ma che coinvolgerà gioco-forza anche il mondo del vino”.
La questione Grillo pare non essere a punto fermo. Da voci bene informate, veniamo a conoscenza che il presidente della Doc Sicilia, Antonio Rallo, avrebbe chiesto un incontro ad alcuni produttori. Si parlerà del Grillo, certo. E i marsalesi diranno la loro. Non vogliono rinunciare alla loro identità.
G.V.