Riceviamo e volentieri pubblichiamo questa riflessione di Giancarlo Gariglio, curatore della Guida Slow Wine insieme a Fabio Giavedoni.
Accende i riflettori sul rischio d'estinzione di alcuni monumenti enologici del nostro Paese. Pilastri di cultura che resistono, e chissà per quanto lo faranno ancora, punti di riferimento per pochi, amati solo da palati super esperti e ignorati dai più, invisibili al mercato. Il Marsala, la Vernaccia di Oristano, la Malvasia di Bosa, Gariglio li definisce i più buoni d'Italia, e noi ci associamo al suo giudizio e anche all'appello che lancia al pubblico dei wine lover: il richiamo alla riscoperta di un patrimonio che non possiamo permetterci di perdere, vini accessibili ma senza prezzo se si pensa alla loro storia. Emozioni, viaggi mozzafiato assicurati, pezzi di una Italia eroica di cui andare fieri e da comunicare al mondo. E anche sui social, come invita a fare Gariglio con una campagna lanciata su Facebook “Stappate un ossidativo”. Bravo Giancarlo!
“Perché i vini più buoni d’Italia non si vendono? Con precisione matematica, ogni anno, da quando è nata la guida Slow Wine (nel 2010), i vini che “escono meglio” in degustazione sono i Marsala. Ma ad essere sinceri anche la Vernaccia di Oristano e la Malvasia di Bosa non scherzano. Eppure sempre meno etichette ci vengono presentate, chiaro segno del declino della tipologia “ossidativa”, e i produttori che le realizzano ci paiono sconsolati di fronte a questo trend negativo.
Certamente ci sono alcune aziende che sono immortali e che continueranno su questa strada con serietà e che non molleranno. Ma le denominazioni sono forti se c’è una polifonia di voci sul palco, altrimenti il canto stenta a varcare non solo le frontiere nazionali ma pure il piccolo Mar Tirreno. Nonostante i nostri sforzi, come critici, e quelli devo dire altrettanto validi di altri colleghi, ad esempio la guida vini dell’Espresso (nel 2011 diede i 20/20 alla Malvasia di Bosa di Columbu), il mercato non risponde.
Questo non è un mondo per gli “ossidativi”? Sono adatti solo al gusto dei super esperti? Perché il prezzo non è certo una discriminante, infatti con 15/20 euro ci si porta a casa vini da 93/100… Basti pensare alla Vernaccia di Oristano 2001 dei Fratelli Serra che costa in cantina 6/7 euro + Iva… Un prodotto di 13 anni.
Ma pensiamo a uno dei vini più incredibili del nostro paese: il Vecchio Samperi Vent’anni di Marco De Bartoli. Un Marsala (che ha smesso di utilizzare la Doc per sfinimento) prodotto con metodo Soleras, costo in enoteca 43 euro. Avete presente la resa per ettaro e soprattutto quanto vino si perda nei due decenni di affinamento? Messo in legni traspiranti, con quel grado alcolico e con la volatilità estrema del Marsala? E stiamo parlando del produttore artigiano più importante della denominazione.
Noi abbiamo smesso di fare calcoli. Questi vini ci piacciono. Li amiamo alla follia e li premiamo. Il mercato non li capisce, i consumatori non li comprano? Chi se ne frega! Noi continuiamo sulla nostra strada, magari verrà un giorno che i Marsala, le Vernaccia di Oristano, le Malvasia di Bosa saranno di nuovo di moda.
Non facciamo passare troppo tempo, perché se continua così l’estinzione, cari appassionati, è vicina!”
Giancarlo Gariglio