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L'intervento

E se si cominciasse a parlare solo di vino e basta?

25 Luglio 2016
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di Daniele Cernilli, Doctor Wine

Visitando il Domaine de La Romanée-Conti, leggendaria azienda di Borgogna, biodinamica, quest’ultima cosa viene dichiarata solo su precisa domanda e non sbandierata come se fosse determinante per l’immagine dei suoi vini.

A chi gli chiedeva a quale associazione di produttori aderisse, se ai “vini naturali” o alle “triple A”, Josko Gravner una volta rispose “io faccio solo vino”.
Due esempi di due straordinari interpreti del mondo vitivinicolo, molto vicini a un modo di produrre sostenibile e rispettoso di suoli, territori e salute del prossimo, ma che non si schierano in modo plateale, preferendo i fatti alle dichiarazioni di principio, e l’esempio concreto a qualunque altra cosa. Vino e basta, insomma, poi “anche” biologico, biodinamico, “naturale”, sostenibile e quant’altro.

Ho fatto solo due esempi, potrei farne altri, da Zind Humbrecht a Dettori, da Manincor a Valentini. Tutti grandi interpreti e protagonisti dei loro terroir, tutte aziende che con i loro vini testimoniano i valori di rispetto dell’ambiente che vanno al di là di qualunque schieramento, che talvolta sembra più vicino a un modernissimo sistema di marketing che non a convinzioni profonde e precise.
Chi sceglie di abbracciare la filosofia biodinamica, tanto per fare un esempio, non fa solo una scelta tecnica o “agricola”, ma deve farla anche nello stile di vita personale, altrimenti la questione prende significati poco coerenti e un po’ strumentali.

Alla fine della fiera è questa la cosa che a me personalmente un po’ disturba. Certo, l’incoerenza non è un delitto, però suona male in chi vuole ergersi come maître à penser del mondo vitivinicolo, magari sostenendo anche posizioni prive di qualunque evidenza almeno sperimentale, se non proprio scientifica.
E se si cominciasse a parlare di “vino e basta”? Con tutte le sfaccettature e le convinzioni di ciascuno spiegate e raccontate? Per farsi capire meglio e per informare sul serio il pubblico degli appassionati e dei consumatori? Neanch’io ho certezze, per carità, però il recupero di un sano senso laico, che proponga democraticamente aspetti didattici e che fornisca strumenti innanzi tutto per capire e per farsi capire, mi sembrerebbe un buon modo per procedere.

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