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L'intervento

Dop Monte Etna “sugli scudi”: “Ai produttori dico, meno olive da mensa e più olio”

05 Settembre 2019
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(Ercole Aloe)

“Sarà un'annata olivicola dai toni chiaroscuri”.

Parole di Ercole Aloe, agronomo e grande esperto del mondo dell'olio di oliva. Con lui proviamo ad analizzare la stagione 2019 in Sicilia, concentrandoci anche sul “fenomeno Etna”. “Ci sono alcune zone che si stanno preparando ad una discreta produzione, come l'Etna, la provincia di Siracusa e quella di Trapani, insomma quelle più vocate in Sicila – spiega Aloe – Ma credo si debba analizzare il fattore qualità. Perché quest'anno non ci sono state fitopatie come lo scorso anno con la terribile mosca e non ci sono state muffe e umidità. Insomma quest'anno le olive sono eccezionali. Andiamo verso un'annata molto buona dal punto di vista qualitativo, un po' meno dal punto di vista quantitativo”. Insomma dati in negativo, rispetto allo scorso anno, che già aveva fatto segnare numeri sotto la media regionale. Una zona da tenere d'occhio, per i progressi fatti, dice Ercole è quella del ragusano: “Ma mi aspetto buone sorprese anche dai territori etnei e catanesi in gerenale – spiega l'agronomo – Poi ci sono i territori classici, come il trapanese, palermitano e agrigentino. Mi aspetto dei buoni prodotti che permetteranno alle nostre aziende di schizzare verso l'alto come posizionamento nei mercati internazionali per la grande qualità dei prodotti presentati”.

La Dop Monte Etna continua a crescere, ma secondo Ercole c'è un problema: “Il fatto che ancora i produttori non hanno compreso quanti sia fondamentale che loro destinino tutta la loro produzione alla realizzazione di olio extravergine di oliva”. Invece la produzione “migliore”, in termini di dimensioni di olive, viene destinara alla vendita come olive da mensa: “Un grave errore – sostiene Ercole – E' vero che c'è una redditività immediata per il produttore, ma bisogna avere pazienza in questi casi. Credo che la Dop Monte Etna possa solo crescere. L'olio che si produce da queste parti è perfetto per la cucina siciliana, non ha quel fruttato intenso tipico di altre zone e si sposa con i piatti della nostra tradizione”. Il cambio del disciplinare proposto porterà, secondo Ercole, solo benefici: “Allargare a tutto l'anello del Vulcano la produzione della Dop è un fatto positivo – dice – Mi aspetto, adesso, che tutti i produttori si concentrino maggiormente sulla produzione di olio. Qui, grazie alle altitudini si fa un olio di altissima qualità”. Capitolo prezzi. Nei supermercati continuano facilmente a trovarsi bottiglie d'olio a 2,99 euro: “Ed è assurdo – dice Ercole – visto che una bottiglia vuota costa poco più di un euro. Il problema è che quello non è olio extravergine di oliva, ma è possibile classificarlo alla stessa maniera per mancanza di regole chiare e definite. Non si tratta di truffe, badate bene, ma di prodotti diversi. Non derivano dalla molitura delle olive, ma dalla raffinazione di oli che vengono “lavati” presso degli oleifici adatti. Il problema dei controlli fuori dai nostri confini nazionali è una grossa piaga. Da noi sono serratissimi e l'Icqrf fa un ottimo lavoro. Ma purtroppo è una goccia nell'oceano. In Europa, solo l'Italia vuole mantenere il panel test degli oli. E questo da la visione di quello che sta accadendo”.

Ma questi oli fanno bene o male? “Sono realizzati attraverso l'utilizzo di solventi chimici. Direi che bene non fanno – dice Ercole – Perché dei residui, seppur minimi rimangono sempre. Noi, però, dovremmo avere un approccio diverso sull'olio. Non demonizzarlo. Perché è vero che è un grasso, ma non fa male. Il problema è la scelta. Faccio un paragone: quando prendo una bottiglia di vino pregiato magari la pago anche 200 euro. Un vino in tetrapack costa 2 euro. Dal punto legale non c'è mica truffa. Né mi stanno fregando 200 euro, né mi stanno dando un prodotto falsificato. Con l'olio è stessa cosa. Ci sarà un motivo se quello costa 2,99 euro e quell'altro 10 euro. Bisogna essere consapevoli nella scelta dell'olio da utilizzare”. 

G.V.