(Alessandro Chiarelli)
“Quinto assessore, nuovo Governo, vecchie abitudini”.
Non usa mezzi termini Alessandro Chiarelli, presidente della Coldiretti Sicilia nel commentare la nomina di Antonello Cracolici ad assessore siciliano all’Agricoltura. “L’agricoltura è un comparto che avrebbe bisogno di stabilità – dice Chiarelli – ed invece in tre anni ha avuto dei veri e propri terremoti che non hanno fatto altro che complicare una situazione già di per sé difficile”.
Nonostante il record di assunzioni in agricoltura al Sud (ne parlavamo QUI), il comparto continua ad essere considerato un po’ di serie B, una sorta di seconda scelta o di ripiego. “Invece – spiega Chiarelli – credo che ci siano grandissime potenzialità da sfruttare. Dovremmo mettere da parte le lungaggini burocratiche ed avviare immediatamente il Psr 2013/2020”.
Proprio sul Psr si focalizza l’attenzione del presidente di Coldiretti che si scaglia contro tutti gli assessori che si sono susseguiti al Governo “perché non sono stati in grado di avviare un piano da 2,3 miliardi di euro che avrebbe consentito alle aziende di riconvertire terreni, acquistare macchinari, ampliarsi. Invece è ancora tutto fermo. Ed il ritardo è sotto gli occhi di tutti”.
In corso ancora il vecchio Psr, il 2007/2013, nel quale sono rimasti 300 milioni di euro da spendere “e adesso il governo regionale chiede di rendicontare tutto entro la fine dell’anno. Ma come è possibile farlo?”, si chiede Chiarelli.
Il presidente di Coldiretti Sicilia non vuole commentare la nomina di Cracolici: “Non valuto l’uomo, sicuramente persona per bene e capace. Valuteremo insieme l’impegno istituzionale. Presto, con le organizzazioni sindacali, programmeremo un tavolo tecnico per incontrarlo e fare il punto della situazione. Ma l’avvio del Psr 2014/2020 deve essere l’assoluta priorità dell’assessore Cracolici”.
Ma prima di avviare questo nuovo Psr, bisognerà chiudere quello in corso. E la cosa non appare semplice. Il Psr prevede un sacco di misure. Tra queste, il reimpianto di frutteti, di vigneti, la ristrutturazione delle aziende, l’ampliamento delle attività, l’insediamento dei giovani. Una vera boccata di ossigeno in questo momento.
“E poi sarebbe necessaria una semplificazione e che l’origine dei prodotti venga garantita. Ok all’ingresso di arance marocchine o olio tunisino – conclude Chiarelli – ma i consumatori ne devono essere consapevoli”.
G.V.