Da sinistra Vera Bonanno, Patrizia Di Benedetto, Licia Granello, Giacomo Pilati,
Manuela Laiacona e Josè Rallo
E’ la vita declinata al femminile, la vera protagonista dell’incontro tenutosi ieri pomeriggio presso la Galleria d’Arte Moderna di Palermo.
Un pomeriggio interamente dedicato al loro gusto, in una cornice testimone della esaltante stagione della Belle Epoque palermitana, che ha fatto da sfondo alla presentazione dell’ultimo libro di Licia Granello, Il Gusto delle donne edito da Rizzoli.
Il libro è un ritratto di belle donne dal cuore impavido. Ritratti in azione e intensi nel cui sfondo si accampano luoghi e figure, vita vissuta, ricordi, meditazioni. Vere e proprie novelle, verrebbe da dire. Attraverso questa galleria di paesaggi interiori, la giornalista di Repubblica ha cercato di scoprire la ragione dell’eccellenza dell’enogastronomia italiana. Presenti a questo incontro altre donne, che per motivi diversi, sono anch’esse protagoniste di questo mondo e rappresentanti della forza e del carattere enogastronomico siciliano: Vera Bonanno, Josè Rallo, Patrizia Di Benedetto e la nostra Manuela Laiacona. Ognuna con una storia da raccontare. Unico uomo presente all’incontro, il giornalista Giacomo Pilati.
Donne di età diverse, ma accomunate da una grande passione. Tutte alla ricerca di un centro di gravità, con un unico denominatore comune: non mollare mai la presa. Come accade a quelle descritte dalla Granello. Perché essere donna non è mai stato facile. Dai tempi in cui Charlotte Bronte – negli anni Quaranta dell’Ottocento – era costretta a firmare i suoi romanzi sotto lo pseudonimo maschile di Currer Bell per arrivare a Mimma Ordine, che voleva fare il pane come il suo papà e alla quale la Camera di Commercio torinese (fino al 1996) ha impedito di iscriversi all’Ordine dei Maestri Panificatori. I soliti paradossi della burocrazia. La parola fornaia, fino a poco tempo fa, come ha raccontato la Granello, non era contemplata nel vocabolario italiano. Meglio quindi risolvere il cavillo coniando un nuovo termine: panettiere donna. In questo modo Mimma, è diventata la prima fornaia ufficiale di Torino, realizzando il suo piccolo grande sogno.
Ma quante volte si possono raccontare le donne? Infinite volte, probabilmente. Anche gli oggetti potrebbero raccontarle. “Le donne sono anche le loro borse, che rappresentano un pezzo della loro vita, il prolungamento della loro pancia. E in queste borse c’è sempre qualcosa da mangiare equalcosa per il mal di testa. C’è sempre qualcosa, che le fa stare continuamente collegate con la vita”, così le ha descritte la giornalista.
C’è in esse la capacità di essere tante in una persona sola. Ci sono donne del vino come José Rallo – testa e cuore di Donnafugata, la cui famiglia da generazioni tramanda la passione e il piacere di fare il vino, che non rinuncia mai alla famiglia e alla musica. Allora eccola partire con destinazione il Brasile per accompagnare il marito, conciliando la promozione della sua azienda anche in pieno Sud America.
Vera Bonanno è invece una sommelier emozionale, che un tempo restaurava i dipinti. Dalla cena di lavoro con Francesco Picone, dove – per uno strano scherzo del destino – si è presentata con la bottiglia più odiata dal suo capo, è diventata, oggi, una “vera” autorità in questo campo, lavorando in una enoteca che vanta circa settemila etichette.
Patrizia Di Benedetto è diventats cuoca per caso: a causa dell’improvviso abbandono (in pieno luglio) del suo chef, si è dovuta rimboccare le maniche e oggi dirige a pieno titolo, con il marito, il locale Bye Bye Blues di Mondello, stellato Michelin.
Manuela Laiacona, invece, fin da piccola aveva le idee chiarissime: si arrabbiava moltissimo quando il nonno andava senza di lei in giro per i suoi vigneti. E davanti al menu, nei ristoranti delle capitali europee, sapeva sempre cosa scegliere, anche per gli altri.
Di tutto questo, delle gioie e dei dolori della vita si è parlato ieri pomeriggio. Anche delle false partenze, delle salite e delle discese. Perché anche quando le donne dicono di non farcela, con forza e leggerezza, riescono sempre a ripartire.
“Non per niente – conclude Licia Granello – nella lingua italiana non esiste la parola nutore”. Le donne sono nutrici, lavoratrici di successo instancabili. Mogli, madri, figlie e amanti del buon vino e della buona tavola. Perché, allora, l’uomo è chef/capo, e la donna semplicemente cuoca? Annose questioni, che non si dipaneranno tanto facilmente.
R.R.