Sviluppo sostenibile, salute pubblica, fame nel mondo, obesità, lotta agli sprechi: sono i temi su cui si confrontano gli oltre 60 relatori provenienti da tutto il mondo giunti a Milano in occasione del quarto Forum internazionale promosso dal Barilla center for food and nutrition.
E’ partito oggi, alla presenza del del sindaco di Milano Giuliano Pisapia, e con il saluto, mandato in video messaggio, del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano: ''Assistiamo quotidianamente all'accrescersi delle diseguaglianze tra Paesi ricchi, che vivono gli effetti negativi di una deleteria ineducazione al cibo e di uno sconsiderato uso delle risorse disponibili, e popolazioni povere e spesso defraudate dei propri beni, che lottano per sopravvivere alla denutrizione, talora provocata anche da gravissime forme di speculazione – ha detto Napolitano -. Solo se si riconoscerà questa tematica come fondamentale per assicurare salute e dignità alla persona e si offrirà all'intero pianeta la possibilità di una crescita sostenibile e fondata su una equa gestione e distribuzione delle risorse, potremo efficacemente contribuire alla pacifica convivenza tra popoli e nazioni''.
Su queste grandi sfide dibattono allora i massimi esperti mondiali, per gettare le basi di studi e progetti innovativi e multidisciplinari che possano apportare benefici su scala globale. Durante la prima giornata sono state affrontate alcune tematiche che interessano diversi settori, da quello del riciclo dei rifiuti, all’energia alternativa, al ruolo dell’agroindustria.
Si è partiti da “un paradosso del nostro tempo”, come lo ha definito Riccardo Valentini, membro del panel intergovernativo sul cambiamento climatico, che ha condiviso il premio Nobel per la Pace 2007 coi ricercatori Ipcc, e oggi advisor del Bcfn. Oltre il 6% dei cereali prodotti nel mondo diventa biocarburante. Il dato è emerso da una elaborazione del Barilla Center for Food and Nutrition (Bcfn), su dati Oecd/Fao 2011, che stima la produzione cerealicola attuale in 2,245 miliardi di tonnellate in crescita a 2,633 miliardi di tonnellate al 2020, quando le derrate alimentari destinate a produzione agroenergetica saranno oltre il 7%. ''La produzione di biofuel – ha detto Valentini – è una idea vecchia, con un beneficio reale di molto inferiore rispetto alle attese. Oggi sappiamo che l'efficienza energetica è del 10%, quando va bene arriva al 20%. L'idea quindi di risolvere la questione dell'autosufficienza energetica negli Stati Uniti e in Europa attraverso le agroenergie non esiste più. Proporre questo modello di sviluppo oggi all'Africa sarebbe come vender loro una automobile scassata”.
Riccardo Valentini
Segnalato al forum come uno dei principali pericoli è l’urbanizzazione globale. L'allarme si è alzato dinnanzi alle ultime stime relative al 2010: per la prima volta la popolazione urbana nel mondo ha raggiunto quella residente in aree rurale, e si stima che nel 2050 l'80% della popolazione del pianeta vivrà in città, soprattutto nelle periferie e favelas, mentre appena il 20% rimarrà in zone rurali del pianeta'. Un modello per contrastare tale fenomeno è stato individuato nell’agroindustria, ed esattamente nella proposta di una terza via. Come ha affermato proprio Valentini: ''Si deve passare da un modello di junk food a un modello di cibo di qualità a un prezzo accesibile a tutti, e possibilmente portatore dei valori della stagionalità', tipicità, tradizione, regionalizzazione.In Italia – ha sottolineato – questo lo sappiamo fare, dobbiamo però trasformarlo in una logica di pianeta. La soluzione per sfamare una popolazione che presto raggiungerà quota 9 miliardi non è né il campicello né la bassa qualità massiva. Serve una terza via, e sul tema del modello di agroindustria, incentivando la collaborazione del sistema pubblico coi privati, noi italiani possiamo dare una risposta al mondo”.
Si è toccato anche il tema degli Ogm, soluzione che non potrà risolvere la fame nel mondo (868 milioni di persone che al mondo non hanno cibo a sufficienza), almeno secondo quanto ha dichiarato all’incontro Giulio Albanese, padre Comboniano della Pontificia UniversitàGregoriana di Roma e direttore delle riviste missionarie Pontificie Opere Missonarie. “La soluzione Ogm – ha detto padre Albanese – equivale a dare ai 'morti di fame' non reti per iniziare a pescare ma pesci, e questo crea dipendenza delle popolazioni più povere che mediamente destinano al fabbisogno alimentare l'80% del proprio reddito, e perciò non sono in grado di sostenere i rialzi dei prodotti base della dieta alimentare. Come quelli dei cereali che mediamente sono aumentati, a luglio 2012, del 45% rispetto allo stesso mese dell'anno precedente”.
C.d.G.